L’ECCENTRICITÀ DELL’ORBITA DEI BUCHI NERI COME POSSIBILE CAUSA DI SEGNALI GRAVITAZIONALI ANOMALI

L’ECCENTRICITÀ DELL’ORBITA DEI BUCHI NERI COME POSSIBILE CAUSA DI SEGNALI GRAVITAZIONALI ANOMALI

La fusione di due buchi neri come conseguenza di uno scontro diretto, non preceduta quindi dal tipico spiraleggiamento riscontrabile nell’andamento dei segnali rivelati fino a oggi dagli interferometri gravitazionali, potrebbe risultare una delle modalità con cui questi violenti fenomeni astrofisici di verificano. A sostenerlo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università e della sezione INFN di Torino, insieme a colleghi dell’Università Friedrich Schiller (FSU) di Jena (Germania), pubblicato oggi, giovedì 17 novembre, sulla rivista Nature Astronomy. Attraverso simulazioni effettuate tramite calcolatore, gli scienziati hanno appurato come un modello che preveda l’esistenza di sistemi binari composti da coppie di buchi con orbite allungate, in grado di dare luogo a collisioni rapide e puntuali, sia compatibile con un evento anomalo di breve durata osservato dai due interferometri statunitensi LIGO e da quello europeo Virgo, ospitato in Italia, a EGO European Gravitational Observatory fondato dell’INFN e dal francese CNRS. Se confermato, il risultato potrebbe fornire un nuovo strumento per l’interpretazione dei segnali gravitazionali, aumentando la comprensione delle configurazioni che caratterizzano i sistemi binari di buchi neri.

Osservate per la prima volta nel 2015, le onde gravitazionali, impercettibili perturbazioni dello spaziotempo, sono in grado fornirci preziose informazioni sui corpi celesti che compongono i sistemi binari responsabili della loro emissione, nonché sull’evoluzione dinamica di questi stessi sistemi. Nel caso dei buchi neri, i segnali gravitazionali rivelati hanno trovato fino a oggi corrispondenza con le previsioni del modello utilizzato per interpretarli, che distingue tre diverse fasi nel processo di coalescenza: iniziale, caratterizzata dalla vorticosa rotazione dei buchi neri uno intorno all’altro (inspiral); centrale, relativa alla fusione (merger); e finale, durante la quale il nuovo corpo celeste venutosi a creare si espande e si contrae prima di stabilizzarsi (ringdown).

“L’analisi di un particolare segnale registrato il 21 maggio 2019 dalle collaborazioni LIGO e Virgo ha fatto emergere delle differenze rispetto ai dati su cui siamo abituati a confrontarci. La forma e la brevità – meno di un decimo di secondo – del segnale associato all’evento, inducono infatti a ipotizzare una fusione istantanea tra due buchi, avvenuta in mancanza di una fase di spiraleggiamento”, commenta Alessandro Nagar, ricercatore della sezione INFN di Torino.

Denominato GW190521, l’evento, che potrebbe essere il prodotto della fusione di due buchi neri di seconda generazione, in quanto le loro masse, pari a circa 85 e 60 masse solari, non sarebbero teoricamente consentite come risultato di un collasso stellare, è stato perciò oggetto di una attenta indagine della comunità scientifica, che ha proposto ipotesi alternative per spiegarne l’origine.

“GW190521”, spiega Rossella Gamba, ricercatrice dell’Università di Jena e autrice principale della ricerca, “è un segnale particolarmente enigmatico perché la sua forma e la sua natura esplosiva lo rendono estremamente diverso da quanto abbiamo osservato in passato”.

Secondo l’ipotesi proposta dagli autori dell’articolo di Nature Astronomy, a differenza delle sorgenti finora analizzate grazie alle osservazioni degli interferometri LIGO e Virgo, costituite da coppie di buchi neri formatisi a seguito del collasso di una stella in sistemi separati e caratterizzate da un’orbita circolare costante, GW190521 potrebbe essere stato originato dallo scontro di due buchi con orbite eccentriche, a seguito della formazione del sistema binario per mezzo della cattura dinamica di uno dei due corpi da parte dell’altro. Uno scenario contemplato anche dalla Relatività Generale.

“Per verificare l’ipotesi”, commenta Matteo Breschi, ricercatore dell’Università di Jena e coautore dello studio, “abbiamo quindi elaborato un modello descrittivo avvalendoci di una combinazione di metodi analitici all’avanguardia e simulazioni numeriche, confrontando i dati ottenuti con il segnale. In questo modo abbiamo scoperto che una fusione altamente eccentrica spiega l’osservazione meglio di qualsiasi altra ipotesi avanzata in precedenza”.

Il modello impiegato per interpretare l’evento fornisce inoltre possibili indizi sulle condizioni alla base dell’eventuale nascita ed evoluzione dinamica della tipologia di sistema binario descritto. La cattura dinamica potrebbe infatti avvenire in ambienti molto densi, come gli ammassi stellari, dove i buchi neri binari possono formarsi.

“Uno dei due buchi neri situati in un simile ambiente”, illustra Gregorio Carullo, ricercatore  del Niels Bohr Institute di Copenaghen, “in possesso inizialmente di un’orbita non vincolata, potrebbe essere infatti catturato dal campo gravitazionale dell’altro, dando vita al sistema binario che porterà alla rapida fusione dei suoi componenti posti su traiettorie altamente eccentriche. L’ipotesi potrebbe inoltre spiegare le elevate masse dei due buchi neri progenitori coinvolti, che, in ambiente stellare molto denso, potrebbero essere andati incontro a eventi di fusione precedenti. Sebbene i tassi di fusione siano attualmente molto incerti, le catture dinamiche dovrebbero essere molto rare. Ma questo rende i nostri risultati ancora più eccitanti.”

Per effettuare l’analisi dell’evento GW190521 è stato necessario sviluppare un quadro di riferimento teorico nell’ambito della relatività generale, in grado di descrivere le fusioni di buchi neri altamente eccentrici, confrontando infine le previsioni del modello con le simulazioni.

“Il lavoro”, specifica Simone Albanesi, ricercatore dell’università di Torino, “sviluppato dai gruppi di ricerca di Torino e Jena, guidati rispettivamente da Alessando Nagar e da Sebastiano Bernuzzi, non ha precedenti, in quanto nessun modello di cattura dinamica era mai stato impiegato prima d’ora nell’analisi dei dati delle onde gravitazionali, che ha richiesto estrema attenzione e una notevole potenza di calcolo.”

“Lo sviluppo del modello analitico per le binarie eccentriche e la cattura dinamica è stato avviato nel 2019, con diversi progressi teorici originali in quello che all’epoca era un territorio per lo più inesplorato”, conclude Piero Rettegno, ricercatore INFN della sezione di Torino.

AL VIA IL PROGETTO IRIS PER LA SUPERCONDUTTIVITA’ AD ALTE TEMPERATURE

AL VIA IL PROGETTO IRIS PER LA SUPERCONDUTTIVITA’ AD ALTE TEMPERATURE

Si è concluso ieri, 15 novembre, dopo una due giorni di lavori presso i locali della Presidenza INFN in Roma, l’incontro di avvio del progetto IRIS, recentemente risultato tra i vincitori del bando PNRR per le Infrastrutture di Ricerca. IRIS, di cui l’INFN è sia proponente che ente capofila, si comporrà di un’infrastruttura distribuita su tutto il territorio nazionale volta a sviluppare tecnologie superconduttive ad alta temperatura e ad alto campo magnetico sia per applicazioni civili, come cavi di connessione per il trasporto di energia elettrica e la riduzione delle perdite energetiche, che per la realizzazione di magneti per gli acceleratori di particelle di prossima generazione, e in particolare per il Future Circular Collider (FCC), il grande collisore di particelle proposto per sostituire LHC al CERN. Con una durata prevista di 30 mesi, il progetto sarà finanziato da un contributo di 60 Milioni di euro, oltre il 50% dei quali destinato al Sud.

“IRIS”, spiega Pierluigi Campana, membro della giunta INFN e coordinatore scientifico del progetto, “è un esempio virtuoso di come la ricerca di base, e in questo caso il settore dedicato alla fisica delle particelle e degli acceleratori, possa fornire un importante sbocco applicativo in altri ambiti, come quello dello sviluppo di nuovi materiali per il risparmio energetico, fondamentali per la realizzazione di cavi ad alta potenza senza dissipazione, adatti per le esigenze delle future reti elettriche a servizio delle nuove fonti energetiche.”

Una delle tappe principali del progetto sarà rappresentata dalla realizzazione, a Salerno, di una grande infrastruttura che ospiterà non solo il cavo di connessione superconduttivo, ma anche un futuro centro di eccellenza nel campo dei test sui manufatti industriali nel campo delle connessioni ad alta potenza, con l’obiettivo di sviluppare la promettente tecnologia della cosiddetta superconduttività “calda”, in grado di fare ricorso a basse temperature (-200 °C), meno difficili e costose da ottenere rispetto a quelle oggi impiegate nella superconduttività ‘fredda’ (-270 C).

“Con il progetto IRIS”, illustra Lucio Rossi, docente ordinario dell’Università di Milano associato INFN e coordinatore tecnico del progetto, “l’Italia assume una posizione di primo piano in Europa e nel mondo nel campo della superconduttività applica, realizzando un reale sinergia tra enti di ricerca e università, che offrirà un’importante opportunità di collaborazione per i fisici delle particelle e quelli impegnati nei settori della superconduttività e del magnetismo. Un aspetto da non trascurare è inoltre l’alto valore formativo del progetto, che garantirà numerose proposte di dottorato e alta formazione per un centinaio tra dottorandi, giovani ricercatori e tecnici specializzati.”

L’INFN parteciperà al progetto attraverso le sezioni di Genova, il gruppo collegato di Salerno, i Laboratori Nazionali di Frascati e il Laboratorio Acceleratori e Superconduttività Applicata (LASA) di Milano, che svolgerà il ruolo di coordinamento delle attività di IRIS. Molti i partner che affiancheranno l’INFN: le Università di Genova, Milano, Napoli, del Salento e di Salerno, e l’Istituto superconduttori, materiali innovativi e dispositivi (SPIN) del CNR. Tutti i partecipanti avranno l’obiettivo di studiare la superconduttività ad alta temperatura, anche dal punto di vista della struttura della materia, di sviluppare nuove tecnologie in questo ambito e di verificare le loro possibili applicazioni.

RICERCA DI NEUTRINI SOTTOMARINI: IL PNRR PER KM3NET

RICERCA DI NEUTRINI SOTTOMARINI: IL PNRR PER KM3NET

Si chiama KM3 Neutrino Telescope for Recovery and Resilience (KM3net4RR), è il progetto con cui il PNRR finanzia azioni cruciali per il completamento presso il sito italiano di Capo Passero, a largo della Sicilia, dell’osservatorio sottomarino per neutrini KM3net. Grazie a questo progetto si arriverà a completare circa i 2/3 dell’infrastruttura finale in 30 mesi, dotando l’INFN anche dei laboratori e del personale necessario all’ampliamento, costruzione e installazione della rete di fondo e dei sistemi di rivelazione sottomarini.

Il progetto, di cui l’INFN è sia proponente che ente capofila, sarà finanziato con un contributo di 67,2 Milioni. Sono 30 le posizioni lavorative dedicate a tecnici e 3 tecnologi solo per INFN. Al progetto partecipano anche INAF e le Università di Catania, Napoli, Salerno, Roma La sapienza, Genova Vanvitelli di Caserta ed il Politecnico di Bari. Tutte le procedure di selezione saranno avviate entro fine gennaio 2023.

In vista dell’avvio del progetto previsto per dicembre 2022, si è tenuto a Roma, presso la presidenza dell’INFN, il primo evento formale che segna la partenza del progetto, il kick off meeting. L’evento si è svolto l’11 novembre e vi hanno partecipato i rappresentanti scientifici ed amministrativi di ogni istituzione partecipante e per l’INFN , il presidente Antonio Zoccoli, il Vicepresidente Marco Pallavicini e il responsabile scientifico del Progetto Giacomo Cuttone.

“Il progetto KM3NeT4RR permetterà di ampliare in modo significativo le potenzialità del telescopio sottomarino per neutrini ARCA contribuendo in modo significativo allo sviluppo dei programmi scientifici di astronomia multimessagera” sottolinea Giacomo Cuttone, responsabile del progetto e ricercatore dei Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN. “KM3NeT4RR contribuirà ulteriormente alla crescita scientifica, tecnologica ed economico-sociale del nostro paese e, in particolare, delle regioni del Sud (Sicilia, Campania e Puglia), nel rispetto degli obiettivi del PNRR” conclude Cuttone.

KM3NeT è l’ambizioso progetto internazionale per la ricerca sui neutrini nel Mediterraneo che comprende gli apparati sottomarini ARCA (Astroparticle Research with Cosmics in the Abyss) e ORCA (Oscillation Research with Cosmics in the Abyss). Nella loro configurazione finale, i due siti di KM3NeT comprenderanno 230 linee di rivelazione per ARCA e 115 per ORCA. I due apparati sono ottimizzati per fini sperimentali molto diversi tra loro: ARCA è finalizzato alla ricerca di neutrini cosmici fino ad energie estreme, mentre ORCA è dedicato allo studio, con eventi di più bassa energia, delle cosiddette oscillazioni dei neutrini. L’intervento italiano KM3NeT4RR a valere sui fondi Next Generation EU è unicamente relativo al potenziamento del rivelatore ARCA, già in operazione con le prime 21 stringhe.

KM3NeT è supportato dallo European Strategy Forum of Research Infrastructures (ESFRI), è inserito nel Piano Nazionale delle Infrastrutture di Ricerca (PNIR) del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) ed è stato riconosciuto come infrastruttura di ricerca di interesse strategico dalla Regione Siciliana.

SCIENZA ED ESPLORAZIONE AL FESTIVAL DELLE SCIENZE DI ROMA 2022

SCIENZA ED ESPLORAZIONE AL FESTIVAL DELLE SCIENZE DI ROMA 2022

Con il tema Esplorare, torna dal 21 al 27 novembre il Festival delle Scienze di Roma, da anni ormai fra i principali festival della scienza italiani. Nelle sale dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, da sempre cornice del Festival, si succederanno gli appuntamenti di un programma ricco e multidisciplinare, che approfondisce il tema dell’esplorazione della realtà in maniera trasversale, attraverso le differenti prospettive della ricerca scientifica. Anche quest’anno l’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, partner del progetto insieme ad ASI Agenzia Spaziale Italiana, sarà presente alla manifestazione con conferenze-spettacolo, tavole rotonde e laboratori per ragazzi e famiglie.

“Sosteniamo e partecipiamo con convinzione al Festival delle Scienze di Roma, la diffusione della cultura scientifica è di fondamentale importanza per la nostra società”, ha commentato Antonio Zoccoli, presidente dell’INFN. “Il tema a cui quest’anno è dedicata la rassegna, esplorare, è profondamente legato alla ricerca scientifica e in particolare all’attività e allo stesso DNA dell’INFN, il cui compito e impegno sono rivolti alla comprensione della natura e dell’universo, per spingere sempre oltre le nostre conoscenze”.

Le prposte INFN
Il trombettista e scrittore Paolo Fresu e il fisico Marco Pallavicini, vicepresidente dell’INFN e professore all’Università di Genova, saranno protagonisti di un viaggio attraverso il controintuitivo mondo della fisica quantistica. Giovedì 24 novembre, alle 21.30, in Sala Petrassi, si racconterà come la fisica ha dovuto coniare una nuova parola per definire il punto d’incontro tra mondo classico e mondo quantistico, nella conferenza spettacolo Quanto. La parola che ha cambiato la fisica.

Venerdì 25 novembre alle 21.00, nel Teatro Studio Borgna si terrà  Tra terra e cielo. Scienza, Musica e Danza, per un viaggio ai confini della conoscenza, conferenza-spettacolo a cura del Gran Sasso Science Institute dedicata alle scoperte conquistate dall’uomo nel corso dei secoli, raccontate da Eugenio Coccia, professore di astrofisica, ricercatore INFN e direttore dell’Institute of High Energy Physics, accompagnato dalle musiche della pianista e compositrice Paola Crisigiovanni e dalle coreografie del Centro Danza Art Nouveau.

Sabato 26 novembre alle 21.30 la serata sarà invece dedicata a una delle scoperte scientifiche più importanti del secolo, di cui quest’anno si celebra il decennale: la scoperta del bosone di Higgs. Sul palco della Sala Sinopoli, accompagnati dalla conduttrice di Radio Rai Sara Zambotti, dialogheranno Stefania De Curtis, direttrice del Galileo Galilei Institute, Lucio Rossi, coordinatore del Comitato Acceleratori dell’INFN, e Antonio Zoccoli, presidente dell’INFN. La serata, dal titolo Anatomia di una scoperta. Dialogo in musica dal bosone di Higgs all’universo oscuro, vedrà ricercatori e ricercatrici ricostruire i passi che hanno portato alla scoperta, intervallati dagli interventi musicali de La Banda dell’Uku, e dalle letture di Francesco Patanè, illustrate da Luca Ralli.

Cinque le tavole rotonde che affronteranno il tema dell’esplorazione da differenti punti di vista, intrecciando la ricerca in fisica delle particelle con altri ambiti del sapere.

Si parte il 21 novembre dalle 18.00 alle 20.00 in Sala Petrassi, con un incontro dedicato alla scienza a Roma. Si avvicenderanno Giorgio Manzi, direttore del Polo Museale Sapienza che presenterà il progetto Museo della Scienza a Roma, Michele Lanzinger, direttore del Muse di Trento, Francesca Scianitti, responsabile delle attività di public engagement dell’INFN e Catherine Franche, Executive Director di Ecsite. Nella seconda parte dell’incontro si darà spazio alla candidatura di Roma per Expo 2030 grazie alla scienza, con la presentazione del cortometraggio Scienza Capitale. Il futuro è adesso, realizzato dal MAECI.

Nella giornata del 26 novembre alle 15.30 in Sala Ospiti si parlerà da diversi punti di vista di Indagare gli abissi. La ricerca scientifica nell’esplorazione dei fondali marini, con Francesca Alvisi Ricercatrice CNR – Istituto di Scienze Marine, Bologna, Nadia Lo Bue Ricercatrice INGV, Sante Francesco Rende, ricercatore ISPRA, Piera Sapienza, ricercatrice ai Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN. Modera Fabio Gallo, Linea Blu. Alle 17.30 in Teatro Studio Borgna si affronterà invece il tema dell’esplorazione spaziale nella tavola rotonda Cosa resta da esplorare. Nuovi confini per lo spazio conosciuto, con Mario Cosmo, direttore Scienza e Ricerca all’ASI, Viviana Fafone, professoressa all’Università di Roma Tor Vergata e ricercatrice INFN nel progetto Virgo, Paolo Ferri, già responsabile Operazioni Spaziali ESA, Adriano Fontana, ricercatore dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Roma, moderati Elisa Nichelli, astrofisica, giornalista e divulgatrice scientifica.

Domenica 27 novembre alle 15.00 in Sala Petrassi si terrà l’incontro Dove ci sta portando l’intelligenza artificiale?, con Daniele Bonacorsi, professore all’Università degli Studi di Bologna e ricercatore INFN, Paola Inverardi, rettrice del GSSI, Francesco Iorio, bioinformatico, centro di ricerca per la biologia computazionale Human Technopole, Agnieszka Wykowska responsabile del Social Cognition in Human-Robot Interaction Lab IIT. Alle 17.30 il Teatro Studio Borgna ospiterà infine l’incontro È tempo di fusione? Fusione nucleare, una sfida globale complessa, con Paola Batistoni, responsabile Divisione Sviluppo Energia da Fusione ENEA, Daniela Farina, direttrice CNR Istituto per la Scienza e Tecnologia dei Plasmi, Marco Ripani, responsabile del progetto DTT_INFN (Divertor Tokamak Test facility), ricercatore della Sezione INFN di Genova, moderati dall’astrofisica e divulgatrice Silvia Kuna Ballero.

Non mancheranno le attività per le scuole, per condurre bambini e ragazzi nell’esplorazione del nostro universo e dei suoi misteri ancora irrisolti.  Nel ciclo di tre appuntamenti Ti racconto l’Universo. Fisica per bambini e ragazzi, studenti e studentesse dagli 8 ai 12 anni potranno dialogare con ricercatori e ricercatrici nel corso di tre incontri arricchiti da animazioni e cartoon, per stimolare la curiosità sui misteri dell’universo. Dal 22 al 24 novembre alle 10.15 nello Studio 2 dell’Auditorium Parco della Musica si avvicenderanno i ricercatori Matteo Duranti, ricercatore della Sezione INFN di Perugia che parlerà di materia oscura, Pia Astone, ricercatrice della Sezione INFN di Roma che racconterà della scoperta delle onde gravitazionali, e Giuliana Galati, ricercatrice dell’Università di Bari Aldo Moro e della Sezione INFN di Bari, che porterà gli studenti alla scoperta dei misteriosi neutrini.

Dal venerdì alla domenica grandi e piccoli potranno compiere un viaggio nel più grande acceleratore di particelle del mondo con HEPScape – The High Energy Physics escape room, a cura dei ricercatori e delle ricercatrici della Sezione INFN di Roma.

Il Festival delle Scienze di Roma è prodotto dalla Fondazione Musica per Roma, con la partnership progettuale di Codice Edizioni, il Festival delle Scienze di Roma è promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale, realizzato con ASI – Agenzia Spaziale Italiana e INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, con la collaborazione con CMCC Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche, ENEA, ESA Agenzia Spaziale Europea, Rete GARR, GSSI Gran Sasso Science Institute, Human Technopole, IIT Istituto Italiano di Tecnologia, INAF Istituto Nazionale di Astrofisica, INGV Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Museo Galileo Istituto e Museo di Storia della Scienza, Planetario di Roma Capitale,  Stazione Zoologica Anton Dohrn, e inoltre Fablab for kids, Fondazione Sylva, G.Eco, Ludo Labo e GAME Science Research Center, Multiversi, Parallelozero, SMAILE, Technotown e Assipod Associazione Italiana Podcast, con la partecipazione di Biblioteche di Roma, Bioparco di Roma, Municipio II, Sapienza Università di Roma. Fondamentale per la realizzazione del Festival è il supporto dei partner Aeroporti Di Roma, Autostrade per l’Italia, ENAV, ENEL, Leonardo e lo sponsor Zurich.

 

 

 

 

 

RADON DAY 2022: PIÙ DI 500 DI STUDENTI RACCONTANO LA RADIOATTIVITÀ

RADON DAY 2022: PIÙ DI 500 DI STUDENTI RACCONTANO LA RADIOATTIVITÀ

Oggi, 7 novembre, oltre 500 studenti e studentesse da scuole secondarie di tutta Italia e due istituti superiori dell’Ecuador e dell’Albania hanno partecipato all’European Radon Day, la giornata europea dedicata alla radioattività, organizzata come ogni anno in Italia dal progetto INFN RadioLab in occasione dell’anniversario della nascita di Marie Skłodowska Curie. RadioLab è un progetto dell’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che si pone l’obiettivo di sensibilizzare le generazioni più giovani sul tema della radioattività naturale e artificiale, attraverso seminari, esperienze sperimentali in laboratorio e sul territorio e iniziative per le scuole e la cittadinanza.

Nelle sedi di Cosenza, Lampedusa, Lecce, Milano, Napoli, Padova, Siena, e Torino, le classi partecipanti al progetto si sono incontrate in presenza in laboratori, scuole o università, e online, per raccontare la loro esperienza con il progetto RadioLab e scoprire di più sulla radioattività. Oltre alle presentazioni tenute da esperti e ricercatori e ricercatrici dell’INFN, infatti, sono state proprio le studentesse e gli studenti a raccontare in prima persona i risultati ottenuti durante le esperienze sperimentali svolte con il progetto RadioLab nel corso dell’anno scolastico 2021/2022.

Nel corso della prossima settimana si terranno anche altri eventi, come gli incontri con gli studenti di Ischia e di Sorrento e l’evento della sede di Cagliari.

Per dare il benvenuto alle nuove classi partecipanti e inaugurare un nuovo anno di iniziative per scoprire la radioattività, in alcune sedi, come a Torino, sono state proposte anche esperienze pratiche e piccoli esperimenti.

Non mancano i collegamenti da remoto con le scuole non italiane partecipanti al progetto. Durante l’evento di Milano si sono collegati anche gli studenti del Liceo Themistokli Germenji di Korce, in Albania, mentre durante l’evento di Cosenza si è tenuto il collegamento con gli studenti e le studentesse del liceo scientifico di Riobamba in Ecuador.
Infine, dalle 15.00 tutte le sedi partecipanti al Radon Day 2022 si sono collegate per un incontro virtuale di tutta la comunità di RadioLab.

Il progetto RadioLab

RadioLab è un progetto dedicato alle scuole secondarie, principalmente di II grado che si articola in più anni scolastici. Il progetto si propone di avvicinare le nuove generazioni al tema della radioattività attraverso lezioni ed esperienze di misura diretta in modo che possano discuterne con consapevolezza, comprendendo tutte le implicazioni, comprese quelle positive, intrinseche nell’impiego delle radiazioni ionizzanti. Il percorso culmina con una manifestazione in cui gli studenti e le studentesse raccontano alla cittadinanza quanto hanno scoperto, sensibilizzando i partecipanti sul tema della radioattività.

In Italia il progetto coinvolge nove Sezioni INFN: Cagliari, Cosenza (gruppo collegato LNF), Lecce, Milano, Napoli, Padova, Siena (Gruppo collegato sezione di Pisa), Torino, Trieste.
Dall’anno scorso è stato strutturato anche un nuovo ramo del progetto, ISOradioLAb, dedicato alle isole e che in questi due anni ha coinvolto scuole secondarie di I e II grado delle isole Eolie, di Ischia, Lampedusa, Linosa, Procida e San Pietro. Negli ultimi anni il progetto ha assunto una veste internazionale con la partecipazione di scuole dell’Ecuador e dell’Albania che hanno adottato ed esportato la stessa modalità operativa svolta presso le scuole italiane.

CENTINAIA DI SCIENZIATI E SCIENZIATE A PISA PER HIGGS 2022

CENTINAIA DI SCIENZIATI E SCIENZIATE A PISA PER HIGGS 2022

Scienziati e scienziate da tutto il mondo si incontrano a Pisa per discutere dei più recenti risultati nello studio del bosone di Higgs, a 10 anni dalla scoperta: da oggi, 7 novembre, fino all’11 novembre si tiene a Pisa la Conferenza Internazionale “Higgs 2022”, l’ultima edizione di una serie di conferenze dedicate alla fisica del bosone di Higgs, che si svolge ogni anno in sedi diverse e riunisce centinaia di fisici delle particelle.

Organizzata dall’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, con le sue sezioni di Pisa e Firenze e con il GGI Galileo Galilei Institute, e dalle Università di Pisa e Firenze insieme alla Scuola Normale Superiore di Pisa, “Higgs 2022” riunirà oltre 180 fisici e fisiche, che discuteranno i più recenti risultati delle misure del bosone di Higgs, i recenti sviluppi teorici, e lo sviluppo di nuovi rivelatori e tecnologie per scoprire se oltre al bosone di Higgs esiste nuova fisica, ovvero, se esistono fenomeni non previsti dalla teoria che oggi descrive il comportamento delle particelle elementari, il Modello Standard.

La conferenza si inserisce in un momento particolarmente interessante per la fisica delle particelle: il grande acceleratore del CERN, il Large Hadron Collider, è entrato da poco in una nuova fase di presa dati, che potrebbe dare indicazione di nuovi fenomeni, o comportamenti inaspettati del bosone di Higgs. Oggi, a dieci anni da questa fondamentale scoperta annunciata il 4 luglio 2012 dalle collaborazioni scientifiche degli esperimenti ATLAS e CMS, le ricercatrici e i ricercatori di queste collaborazioni hanno compiuto determinanti passi avanti nella comprensione di questa particella e dell’universo, ottenendo risultati finora coerenti con il Modello Standard. Tuttavia, c’è ancora molto spazio per nuovi fenomeni al di là di quanto previsto da questa teoria e il bosone di Higgs stesso potrebbe darne indicazione.

“Siamo onorati di ospitare questa grande conferenza internazionale in Italia e, in particolare, a Pisa,” racconta Paolo Francavilla, coordinatore del comitato locale di organizzazione di Higgs 2022, e aggiunge: “Dopo due anni di eventi da remoto, abbiamo l’opportunità di riunire di nuovo in presenza gli esperti della fisica del bosone di Higgs e di avvicinare i non addetti ai lavori alle nostre ricerche.”

La conferenza sarà, infatti, anche l’occasione per incontrare il grande pubblico. Il 9 novembre alle 18:45, l’aula magna del Polo Carmignani dell’Università di Pisa ospiterà “Esplorando l’universo: 10 anni del bosone di Higgs”, una tavola rotonda sul significato del bosone di Higgs e sul suo impatto futuro su tecnologie innovative per vedere l’invisibile, che potrebbero rivoluzionare la comprensione del nostro Universo. All’evento, guidato dalla giornalista scientifica Silvia Bencivelli, prenderanno parte cinque scienziati protagonisti di questa epocale scoperta: Stefania De Curtis, direttrice del GGI Galileo Galilei Institute, Riccardo Barbieri, professore della Scuola Normale Superiore, Marumi Kado, direttore al Max Planck Institute di Monaco, Michelangelo Mangano, fisico teorico del CERN, e Guido Tonelli, professore dell’Università di Pisa. L’ingresso all’evento è gratuito e per partecipare è sufficiente prenotare un posto a questo link. Per chi non potrà partecipare all’evento in presenza, invece, sarà possibile seguirlo in streaming sul canale youtube della Scuola Normale Superiore, a questo link.

L’8 novembre alle ore 21:30, sarà invece possibile ascoltare un concerto del Coro Vincenzo Galilei, con musiche di Claudio Monteverdi, che si terrà agli Arsenali Repubblicani di Pisa.

SPAZIO, LA MISSIONE IXPE SVELA NUOVI PAESAGGI COSMICI ESOTICI

SPAZIO, LA MISSIONE IXPE SVELA NUOVI PAESAGGI COSMICI ESOTICI

Un’atmosfera condensata composta di elementi pesanti immersa in uno dei campi magnetici più forti dell’intero universo, da cui si irradiano sporadicamente intensi bagliori. È questo il più probabile paesaggio che ci troveremmo di fronte avvicinandoci a una magnetar, un corpo celeste esotico appartenente alla famiglia delle stelle di neutroni. Uno scenario compatibile con le misure effettuate dal satellite IXPE, frutto di una collaborazione tra NASA e ASI Agenzia Spaziale Italiana, che, grazie agli innovativi rivelatori che compongono la sua strumentazione, sviluppati, realizzati e testati dall’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dall’INAF Istituto Nazionale di Astrofisica, è in grado di studiare per la prima volta la polarizzazione della luce nella banda X. A renderlo noto, uno studio condotto da un gruppo internazionale, di cui fanno parte ricercatori e ricercatrici dell’INFN, dell’INAF, dell’Università di Padova, dello University College London e della University of British Columbia, oltre che della NASA e di ASI, pubblicato oggi, 3 novembre, sulla rivista Science.

Avvalendosi dei dati forniti da IXPE, i ricercatori sono stati in grado di appurare come il tasso e l’angolo di polarizzazione della radiazione X emessa da 4U 0142+61, una stella di neutroni nella costellazione di Cassiopea, varino al variare dell’energia, validando alcuni dei modelli che descrivono i processi fisici che hanno luogo sulla superficie e nella magnetosfera di queste sorgenti astrofisiche.

Risultato dell’esplosione di una stella in supernova, le magnetar sono sorgenti di raggi X molto brillanti e compatte con una massa paragonabile a quella del Sole, che mostrano sporadici periodi di intensa attività associati all’emissione di burst e flare, durante i quali viene prodotta in un solo secondo un’energia maggiore di quella emessa dal nostro Sole in un intero anno.

“IXPE – spiega Roberto Taverna, ricercatore dell’Università di Padova associato INAF – ci ha consentito di determinare una caratteristica molto particolare: la polarizzazione misurata dipende fortemente dall’energia.  Infatti, il grado di polarizzazione è circa il 15% a bassa energia, scende fino ad annullarsi e poi risale fino al 30% alle energie più alte. Allo stesso tempo, la direzione di polarizzazione varia esattamente di 90°.”

La polarizzazione è una proprietà della luce che rivela come il campo elettrico associato all’onda elettromagnetica oscilla durante la propagazione della radiazione. Se il campo elettrico di più onde oscilla nella stessa direzione, la radiazione è polarizzata. Secondo la teoria quantistica della radiazione, la luce che si propaga in una regione fortemente magnetizzata può essere polarizzata soltanto in due direzioni, parallela e perpendicolare a quella del campo magnetico stesso. I dati raccolti durante la campagna osservativa di 4U 0142+61 sono compatibili con i modelli teorici e confermano che le magnetar sono effettivamente dotate di campi magnetici ultra-forti.

“I risultati ottenuti per la prima magnetar osservata in luce X polarizzata evidenziano ancora una volta l’importanza delle misure di polarizzazione in banda X come diagnostica dei modelli teorici, difficilmente testabili con altre tecniche osservative”, dice Immacolata Donnarumma, Project Scientist ASI della missione IXPE.

La frazione e la direzione della polarizzazione osservate portano inoltre l’impronta della struttura del campo magnetico e dello stato fisico della superficie e dell’atmosfera della stella di neutroni, fornendo pertanto informazioni non altrimenti accessibili con altre tecniche osservative.

 “La misura di polarizzazione alle energie più basse ci sta dicendo che il campo magnetico è così forte da far condensare l’atmosfera gassosa attorno alla stella in un solido o in un liquido, un fenomeno chiamato condensazione magnetica”, aggiunge Roberto Turolla, dell’Università di Padova e di University College London.

La radiazione emessa da un condensato magnetico è infatti relativamente poco polarizzata in direzione parallela al campo magnetico. Al contrario, la radiazione ad alta energia sarebbe invece dominata da fotoni polarizzati perpendicolarmente al campo magnetico, determinando proprio la rotazione di 90° della direzione di polarizzazione osservata in 4U 0142+61. Nonostante l’accordo tra i dati e le previsioni teoriche, i ricercatori stanno continuando a esplorare modelli alternativi, al fine di fornire un quadro completo dei meccanismi fisici alla base dell’emissione delle magnetar.

Gli innovativi rivelatori di cui è dotato IXPE hanno giocato un ruolo fondamentale in questa scoperta. “I rivelatori di ultima generazione utilizzati da IXPE sono stati sviluppati in Italia dall’INFN e dall’INAF, in collaborazione con l’ASI, mentre gli specchi di cui è equipaggiato il satellite sono stati fabbricati al Marshall Space Flight Center della NASA” ha detto Luca Baldini, ricercatore dell’INFN e professore all’Università di Pisa.

“Oltre alla magnetar 4U 0142+61, IXPE sta osservando una vasta gamma di sorgenti X estreme, come sistemi binari nei raggi X con buchi neri, nuclei galattici attivi e resti di supernovae”, conclude Fabio Muleri dell’INAF di Roma. “IXPE sta aprendo una nuova finestra sul nostro modo di studiare l’universo a raggi X e i risultati che stiamo raccogliendo in questi mesi sono estremamente promettenti. Ora siamo molto curiosi di vedere che cosa ci riserveranno le future osservazioni di questo e altri tipi di sorgenti con IXPE”.

LA STORIA DELLA FISICA SI RACCONTA IN VIDEO

LA STORIA DELLA FISICA SI RACCONTA IN VIDEO

Valorizzare e condividere il patrimonio audiovisivo della storia della fisica italiana: sono questi i due principali obiettivi de “La mediateca INFN. Storia della fisica in video”, il nuovo progetto culturale dell’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare presentato oggi, 2 novembre, nel corso di un evento seguito da oltre 11.000 studentesse e studenti di Istituti superiori di tutta Italia. A fare da cornice al lancio del progetto è stato, infatti, l’incontro dedicato alle scuole dal titolo “La fisica in Super8”, con il presidente dell’INFN Antonio Zoccoli e il premio Nobel per la fisica e vicepresidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei Giorgio Parisi, moderati dalla giornalista scientifica Silvia Bencivelli, e ospitato dal Liceo Virgilio di Roma, luogo legato alla nascita della fisica delle particelle per la scoperta del muone da parte dei fisici Marcello Conversi, Ettore Pancini e Oreste Piccioni, rifugiatisi nelle aule del liceo nel 1943 sotto i bombardamenti per proseguire le ricerche. All’evento hanno così preso parte, insieme agli studenti e alle studentesse del Liceo romano, oltre 670 classi di licei scientifici, classici, linguistici, artistici e di istituti tecnici di tutte le regioni d’Italia, che si sono collegate da remoto per seguire lo streaming e inviare domande. Una bellissima occasione per far conoscere a migliaia di ragazze e ragazzi un nuovo strumento a loro disposizione per scoprire di più sulla storia della fisica italiana, attraverso il racconto e le voci dei suoi protagonisti, dalla nascita dei primi acceleratori di particelle alla scoperta del bosone di Higgs, dal premio Nobel per la fisica a Carlo Rubbia nel 1984 fino al premio Nobel a Giorgio Parisi nel 2021.

“Conoscere la nostra storia è fondamentale per comprendere il presente in cui viviamo e per progettare il nostro futuro, quello della nostra ricerca e quello della nostra società, – commenta Antonio Zoccoli, presidente dell’INFN – è anche per questo motivo che abbiamo deciso di sviluppare il progetto della Mediateca INFN, e abbiamo scelto di presentarlo in anteprima proprio agli studenti e alle studentesse come nostro pubblico di riferimento, con l’augurio che la Mediateca diventi per loro uno strumento utile per lo studio, un’opportunità per avvicinarsi al mondo della ricerca scientifica, un’occasione per scoprire personaggi, vicende e aneddoti curiosi e affascinanti che hanno contribuito alla formazione della nostra cultura”.

“Questi video costituiscono un ricco insieme di testimonianze su un passato che è stato fondamentale non solo per la fisica italiana, ma anche per tutta la fisica internazionale”, spiega Giorgio Parisi. “Sono quindi molto felice di aver contribuito a questo progetto dell’INFN nel corso del mio mandato come presidente dei Lincei, che si è concluso nel 2021, attraverso il recupero e la conversione dei vecchi nastri dell’archivio dell’Accademia. I filmati dell’archivio, raccolti negli anni ’70 su iniziativa di Bruno Touschek e di suo figlio, infatti rischiavano di andare perduti a causa di un formato obsoleto e delle condizioni poco adatte in cui purtroppo erano conservati.”

La Mediateca INFN è un archivio digitale aperto a tutti e di facile consultazione, per fare ricerche, documentarsi, approfondire, ripercorrere fatti, vicende e aneddoti della fisica attraverso il racconto dei suoi protagonisti. Ad oggi conta quasi 200 filmati per oltre 70 ore tra interviste, documentari, servizi giornalistici, conferenze, seminari: un patrimonio unico e straordinario, che è stato in gran parte digitalizzato, preservandolo dal deterioramento dei supporti analogici, e che provenire dagli archivi dell’INFN, e anche da archivi di altre importanti Istituzioni della ricerca scientifica in fisica fondamentale, come il CERN di Ginevra o il Fermilab di Chicago. In particolare, il progetto è stato realizzato dall’INFN con la collaborazione dell’Accademia Nazionale dei Lincei, che ha messo a disposizione della Mediateca le videolezioni a cura di grandi scienziati che hanno fatto la storia della fisica italiana, come Edoardo Amaldi, Gilberto Bernardini, Marcello Conversi, Giorgio Salvini, Bruno Touschek e altri ancora. Inoltre, la Mediateca è arricchita da video storici che provengono dagli archivi di Rai Teche.

La Mediateca INFN è un progetto nato per preservare, rendere facilmente fruibile e mettere a disposizione di tutti il patrimonio audiovisivo storico italiano sulle ricerche nel campo della fisica fondamentale. È un portale dove scoprire di più sulla storia della fisica italiana e dell’INFN dai racconti dei suoi protagonisti, e ripercorrere le principali tappe dell’avventura che ha reso l’INFN un istituto di eccellenza in Italia e all’estero. Dalle ricerche teoriche e sperimentali avviate negli anni ’30 da Enrico Fermi e dalla sua scuola, fino alla costruzione nel 1960 del primo anello di collisione al mondo ai Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN; dalla fondazione del CERN alla scoperta dei bosoni W e Z che, valsero il Nobel a Carlo Rubbia: la storia della fisica fondamentale in Italia è ricca di eventi appassionanti. Per chi è curioso di scoprire e approfondire questi temi, La Mediateca INFN è il posto giusto: un progetto, che rientra tra le iniziative per le celebrazioni del 70° anniversario dell’INFN, e che sarà sempre in evoluzione, continuando nel tempo ad arricchirsi e accrescersi, riservando soprese sempre nuove al suo pubblico.

IL DARK MATTER DAY TORNA CON UN CONTEST SULLA MATERIA OSCURA

IL DARK MATTER DAY TORNA CON UN CONTEST SULLA MATERIA OSCURA

Torna l’appuntamento annuale con il Dark Matter Day, la giornata internazionale della materia oscura, e per l’occasione giovedì 27 ottobre alle 19:00 l’INFN sarà in diretta sui propri canali Facebook e Youtube con un contest in cui quattro candidati di materia oscura dai nomi esotici, WIMP, assioni, fotoni oscuri e buchi neri primordiali si sfideranno e il pubblico voterà quale tra questi è il più affascinante.

La materia oscura è uno dei grandi misteri dell’Universo. C’è, osserviamo gli effetti della sua presenza, ma non sappiamo che cosa sia. Ci sono però diverse ipotesi teoriche, che attendono di essere verificate sperimentalmente, che descrivono dei possibili componenti della materia oscura e tra questi ci sono proprio WIMP, assioni, fotoni oscuri e buchi neri primordiali, che sarà possibile conoscere meglio nel corso dell’appuntamento INFN grazie agli identikit stilati da quattro fisici teorici.

A descriverci questi quattro candidati saranno Martina Gerbino, ricercatrice INFN e coordinatrice del gruppo di fisica teorica della sezione INFN di Ferrara, Federica Giacchino, ricercatrice INFN presso la sezione di Roma Tor Vergata, Paolo Pani, professore associato alla Sapienza Università di Roma e ricercatore INFN, e Natascia Vignaroli, ricercatrice dell’Università di Napoli Federico II e INFN. Il loro raccontato sarà introdotto e guidato da Marco Selvi, ricercatore INFN, responsabile nazionale per l’esperimento XENON e componente del progetto di divulgazione dell’INFN DARK.

Nel corso della diretta il pubblico potrà interagire con i ricercatori non solo votando il candidato di materia oscura che preferisce ma anche inviando le domande tra i commenti al video su Facebook e su YouTube.

Il Dark Matter Day è un’iniziativa ideata e organizzata per la prima volta nel 2017 dalla collaborazione Interactions, che riunisce i comunicatori scientifici dei principali laboratori di fisica delle particelle del mondo.
Per scoprire di più sulla giornata, oltre al sito web, si possono consultare gli account Facebook e Twitter (@DarkMatterDay) del Dark Matter Day e seguire l’hashtag #DarkMatterDay.

Per scoprire di più sulla materia oscura tutto l’anno, c’è il sito web progetto INFN DARK: https://dark.infn.it/

 

Per seguire la diretta INFN su Facebookhttps://fb.me/e/2ub5aIgUY
Per seguire la diretta INFN su Youtubehttps://youtu.be/p9yEob75uw0

AL GGI LA PREMIAZIONE DELLE MIGLIORI NEOLAUREATE IN FISICA TEORICA

AL GGI LA PREMIAZIONE DELLE MIGLIORI NEOLAUREATE IN FISICA TEORICA

Si è svolta il 21 ottobre, nella Villa Galileo ad Arcetri, Firenze, la cerimonia di conferimento del Premio Milla Baldo Ceolin 2021 alle migliori neolaureate in fisica teorica. Quest’anno sono state premiate Angelica Albertini (Università di Torino), Chiara Calascibetta (Università di Roma Tor Vergata), Marienza Caldarola (Università di Padova), Sofia Maggioni (Università di Milano Bicocca) e Viviana Viggiano (Università di Bari).

Il riconoscimento, istituito dall’INFN e conferito dal GGI Galileo Galilei Institute, il Centro Nazionale dell’INFN dedicato all’alta formazione in fisica teorica, viene assegnato annualmente per le migliori tesi di laurea magistrale a ricercatrici che lavorano nel campo della fisica teorica su tematiche di interesse della Commissione Scientifica Nazionale IV dell’INFN, ossia in teoria dei campi e delle stringhe, fenomenologia delle particelle elementari, fisica nucleare e adronica, metodi matematici, fisica astroparticellare e cosmologia, fisica statistica e teoria dei campi applicata.
Il premio, che vuole incentivare la presenza di giovani ricercatrici in questo settore della fisica, è intitolato a una grande scienziata, ricercatrice di fama internazionale, a lungo dirigente della Sezione INFN di Padova e prima donna a ricoprire una cattedra all’Università degli Studi di Padova: Milla Baldo Ceolin, che ha condotto ricerche nel campo della fisica delle particelle, lavorando oltre che alle macchine acceleratrici del CERN, agli acceleratori di Berkeley e di Argonne negli Stati Uniti, all’acceleratore dell’ITEP a Mosca, in Russia, e al reattore dell’ILL di Grenoble, in Francia.
La cerimonia di premiazione è stata seguita dall’evento pubblico She-Science organizzato dal GGI e dal Sistema Museale di Ateneo nell’ambito del progetto “GGPaths, sulle tracce di Galileo Galilei: sentieri di scienza ad Arcetri”, cofinanziato da Regione Toscana, per promuovere il ruolo delle donne nella ricerca scientifica attraverso incontri, esperimenti, letture e musica sperimentale.

Le vincitrici del premio Milla Baldo Ceolin 2021

 
 

Angelica Albertini ha conseguito la laurea magistrale all’Università di Torino, ed è attualmente dottoranda presso l’Istituto Astronomico della Czech Academy of Sciences a Praga. Il suo lavoro riguarda la modellizzazione delle onde gravitazionali nell’ambito dell’approccio effective-one-body alle coalescenze di sistemi binari di buchi neri.

 

 
 

Chiara Calascibetta è dottoranda presso il Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e lavora nel gruppo teorico di Meccanica Statistica. In particolare, si occupa di problemi di controllo ottimale per pianificare la navigazione di oggetti Lagrangiani in fluidi turbolenti, con tecniche sia analitiche sia data-driven basate su algoritmi di Reinforcement Learning.

 

 
 

Marienza Caldarola ha conseguito la laurea magistrale all’Università degli Studi di Padova. Attualmente è dottoranda all’Istituto di fisica teorica UAM-CSIC di Madrid. Il suo progetto di ricerca consiste nello studio di dati di onde gravitazionali attraverso l’apprendimento automatico, insieme a studi più formali sulla gravità modificata.

 
 

Sofia Maggioni è laureata in astrofisica e fisica dello spazio all’Università degli Studi di Milano Bicocca. Durante il suo progetto di tesi ha studiato la coalescenza di buchi neri supermassicci tramite simulazioni numeriche. In particolare, il suo lavoro si è focalizzato su sistemi di buchi neri rotanti per determinare possibili correlazioni tra emissioni elettromagnetiche e gravitazionali che un evento di fusione potrebbe generare.

 
 

Viviana Viggiano ha conseguito la laurea magistrale all’Università Aldo Moro di Bari con una tesi dal titolo “Cooperative effects in single photon emission”. Attualmente è dottoranda in fisica teorica nello stesso gruppo di ricerca e si occupa di effetti collettivi nell’interazione radiazione-materia in sistemi quantistici macroscopici. In particolare, applica metodi statistici della teoria delle matrici random allo studio della subradianza e superradianza in una nuvola di atomi freddi.