RIENTRATO IN ATMOSFERA IL SATELLITE AGILE

RIENTRATO IN ATMOSFERA IL SATELLITE AGILE

COMUNICATO CONGIUNTO ASI INAF INFN. Dopo 17 anni di attività, il satellite scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) AGILE (Astrorivelatore Gamma a Immagini LEggero) è rientrato in atmosfera ponendo così fine alla sua intensa attività di cacciatore di sorgenti cosmiche tra le più energetiche dell’Universo che emettono raggi gamma e raggi X.  AGILE ha rappresentato un programma spaziale unico e di enorme successo nel panorama delle attività spaziali italiane.

AGILE è stato realizzato dall’ASI con il supporto dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), di università e dell’industria italiana, con OHB Italia, Thales Alenia Space, Rheinmetall e Telespazio. In oltre 87.200 orbite intorno alla Terra, AGILE ha monitorato il cielo alle alte energie osservando una grande varietà di sorgenti di raggi gamma galattiche ed extra galattiche, evidenziandone i cambiamenti molto rapidi, frequenti episodi di emissione X e gamma provenienti da stelle di neutroni, resti di esplosioni di Supernovae e buchi neri.

Le osservazioni acquisite dal satellite sono state ricevute a terra dalla stazione del Centro spaziale Luigi Broglio dell’ASI a Malindi, in Kenya. I dati sono stati poi ritrasmessi al Centro di controllo di Telespazio, per poi arrivare all’ASI Space Science Data Center (SSDC) di Roma, responsabile di tutte le operazioni scientifiche: dalla gestione, analisi e archiviazione fino alla distribuzione dei dati e dei relativi cataloghi accessibili alla comunità internazionale.

La produzione scientifica di AGILE è costituita da più di 800 riferimenti bibliografici, di cui più di 160 articoli con referaggio e 12 cataloghi di missione pubblicati fino a gennaio 2024. Tra le principali scoperte scientifiche di AGILE ricordiamo la prima individuazione delle sorgenti di raggi cosmici galattici in resti di Supernovae, l’evidenza di accelerazione di particelle estremamente rapida dalla Nebulosa del Granchio con al centro una pulsar rapidamente ruotante (Premio Bruno Rossi 2012), e l’individuazione di emissione gamma in corrispondenza dell’emissione di getti relativistici dal sistema binario con buco nero galattico Cygnus X-3. AGILE inoltre ha fornito una mappatura dell’intera Galassia molto dettagliata e studiato centinaia di sorgenti galattiche ed extra-galattiche.

Nel corso della sua vita operativa, AGILE ha anche rivelato migliaia di eventi transienti di origine cosmica come Gamma Ray Bursts (GRB), eventi associati a neutrini ed a Fast Radio Burst (FRB), brillamenti solari, nonché eventi di origine terrestre come i Terrestrial Gamma-ray Flashes (TGF). AGILE ha contribuito con un ruolo di primo piano alla ricerca delle possibili controparti di sorgenti di onde gravitazionali (GW). Le osservazioni di follow-up di AGILE hanno infatti fornito la risposta più rapida e i limiti superiori più significativi sopra i 100 MeV su tutti gli eventi GW rilevati dalla collaborazione Ligo-Virgo-Kagra fino ad oggi.

“AGILE può considerarsi una missione “da record” non solo per la durata di quasi 17 anni in orbita, ma anche per gli importanti risultati scientifici ottenuti” – commenta Teodoro Valente presidente dell’ASI – “Si tratta di una missione scientifica tutta italiana, realizzata dalla nostra industria (satellite e payload), operata dalla Base di Malindi e dal Centro di controllo del Fucino e gestita dallo Space Science Data Center di ASI per le attività di analisi e archiviazione dei dati. A tutto ciò si aggiunge l’ottimo lavoro di interpretazione dei dati svolto dalla comunità scientifica nazionale, che è riuscita a sfruttare al meglio le potenzialità di questa straordinaria “macchina” messa a disposizione dall’ASI”.

“AGILE ci ha regalato moltissime sorprese e scoperte scientifiche di primo piano, frutto dell’ingegno e dell’enorme lavoro di tutti quelli che lo hanno visto prima crescere e poi lanciato in orbita” – dice Marco Tavani presidente dell’INAF. “Un programma di prim’ordine sia per l’astrofisica che per la tecnologia, che ha visto ASI, istituzioni scientifiche e industria lavorare insieme in modo straordinario. Con il rientro in atmosfera di AGILE si chiude la fase operativa in orbita ma se ne apre un’altra di intenso lavoro sull’archivio dei tanti dati accumulati che può riservare ancora sorprese. Chi ha avuto la fortuna di “dialogare” con AGILE nel corso degli anni, lo ha considerato come una sorta di “amico” spaziale, sempre pronto, sempre all’erta, sempre capace di scandagliare l’Universo. Si può voler bene a un satellite ? Forse si. Grazie AGILE. Grazie a tutti gli Agilisti che lo avranno nel cuore.”

https://home.infn.it/it/comunicati-stampa-full/209-comunicati-stampa-2024/6402-rientrato-in-atmosfera-il-satellite-agile-dell-agenzia-spaziale-italiana

SPECTRUM: IL FUTURO SOSTENIBILE DEL CALCOLO PER LA RICERCA

SPECTRUM: IL FUTURO SOSTENIBILE DEL CALCOLO PER LA RICERCA

Si è recentemente svolto ad Amsterdam l’evento inaugurale del progetto europeo SPECTRUM, che dovrà elaborare una strategia sostenibile per la raccolta ed elaborazione dei dati prodotti dagli esperimenti di fisica delle alte energie e di radioastronomia. Finanziato nell’ambito del programma Horizon Europe, SPECTRUM riunisce i principali attori del calcolo scientifico e i più grandi centri di calcolo europei. E anche l’Italia fornisce un importante contributo a SPECTRUM con l’INFN e il Cineca, che saranno supportati dall’infrastruttura di calcolo di ICSC, il Centro Nazionale di Ricerca in HPC, Big Data e Quantum Computing.

“Oggi stiamo assistendo a un crescente utilizzo di sistemi nei quali l’uso di dati e il calcolo ad alte prestazioni sono sempre più interconnessi”, commenta Fabio Affinito, Responsabile Supporto Specialistico e R&D CINECA. “Questa dinamica richiede particolare attenzione nella progettazione e nello sviluppo di strategie in grado di adattarsi ai diversi e specifici casi d’uso degli utenti. In questo contesto, SPECTRUM rappresenta un’opportunità straordinaria, e CINECA, anche in qualità di leader dello Spoke 0 di ICSC, sull’Infrastruttura, è entusiasta di contribuire al progetto”, conclude Affinito.

“Abbiamo grandi aspettative per il progetto SPECTRUM, – spiega Tommaso Boccali, ricercatore della Sezione di Pisa dell’INFN, coordinatore dello Spoke 2 di ICSC e responsabile del progetto per l’INFN – ma ciò che è più rilevante è realizzare una discussione aperta e costruttiva fra gli utenti e le grandi infrastrutture di calcolo, che porti a una futura maggiore integrazione, e al disegno di una prossima generazione di infrastrutture più fruibili dalle comunità scientifiche. Attività cui il Centro Nazionale ICSC potrà fornire un importante supporto grazie all’infrastruttura distribuita che intende realizzare federando e potenziando le risorse di HPC e big data a livello nazionale attraverso un datalake aperto, per scopi di ricerca, sia alle comunità scientifiche, sia all’industria.”

Obiettivo di SPECTRUM è affrontare il problema della sostenibilità del calcolo scientifico. La quantità di dati raccolti, condivisi ed elaborati nella ricerca di frontiera è, infatti, destinata ad aumentare rapidamente nel prossimo decennio, portando a esigenze senza precedenti di elaborazione, simulazione e analisi dei dati. In particolare, la fisica delle particelle e la radioastronomia stanno preparando strumenti rivoluzionari, che richiederanno infrastrutture di calcolo con capacità molto maggiori rispetto alle attuali. In questo contesto, il compito di SPECTRUM sarà proprio formulare una Strategia di Ricerca, Innovazione e Implementazione (SRIDA) che delinei soluzioni sostenibili, sia finanziariamente, sia dal punto di vista dell’impatto ambientale.

 

 

PRONTI, PARTENZA, VIA! EUCLID INIZIA LA SUA INDAGINE SULL’UNIVERSO OSCURO

PRONTI, PARTENZA, VIA! EUCLID INIZIA LA SUA INDAGINE SULL’UNIVERSO OSCURO

Oggi, 14 febbraio, la missione spaziale Euclid dell’ESA, lanciata in orbita lo scorso 1° luglio, e alla quale l’Italia partecipa con l’ASI, l’INFN e l’INAF, inizia la sua esplorazione dell’universo oscuro.

Uno dei punti di forza di Euclid, tra i telescopi spaziali più precisi e stabili mai costruiti, risiede nel fatto di essere in grado di osservare un’ampia area di cielo in una sola volta: questo è fondamentale per una missione il cui obiettivo primario è mappare più di un terzo del cielo.

Euclid seguirà la cosiddetta modalità di osservazione “step-and-stare”. Ciò significa che il telescopio fisserà una zona del cielo per circa 70 minuti, producendo immagini e spettri, e poi impiegherà quattro minuti per spostarsi alla zona successiva. Durante tutta la sua missione, prevista durare sei anni, Euclid eseguirà più di 40 mila di questi “puntamenti”, osservando la forma di circa 50 mila galassie alla volta, e arriverà così a studiare complessivamente miliardi di galassie risalendo la storia del cosmo fino a 10 miliardi di anni fa. La maggior parte del tempo di osservazione sarà dedicato a indagini a campo ampio, che saranno completate da indagini di campo profondo, che impegneranno Euclid per il 10% del tempo.

I primi mesi nello spazio di Euclid sono serviti ai gruppi di lavoro di tutta Europa per avviare, testare e preparare la missione per le osservazioni scientifiche che, appunto, oggi prendono avvio. Successivamente al lancio, subito dopo aver acceso gli strumenti di Euclid per la prima volta, la collaborazione scientifica dell’esperimento si è resa conto che c’era un problema, per risolvere il quale è stato necessario rivedere il progetto dell’intera indagine. Il problema risiedeva nel fatto che una piccola quantità di luce solare indesiderata raggiungeva lo strumento visibile di Euclid (VIS) ad angoli specifici, anche con lo schermo solare della navicella (la sua parte posteriore) rivolto verso il Sole. Grazie a successive indagini, i gruppi scientifici, ingegneristici e industriali hanno compreso che per eliminare questa luce era necessario che Euclid osservasse con un orientamento diverso rispetto al Sole, ossia con un angolo di rotazione più ristretto, in modo tale che il parasole non fosse direttamente rivolto verso il Sole: un’inclinazione piccola ma di grande impatto in una direzione. Con questo nuovo assetto ristretto, parti del cielo non potevano essere raggiunte da nessun punto dell’orbita di Euclid attorno a L2. Era necessario, quindi, elaborare una nuova strategia osservativa, che doveva essere poi implementata e testata. Alla fine, la collaborazione ha trovato la soluzione: effettuare più sovrapposizioni tra osservazioni adiacenti. Il rilevamento di Euclid è ora leggermente meno efficiente, ma è possibile raggiungere tutte le aree necessarie del cielo e la perdita complessiva nell’area di rilevamento è ridotta al minimo. Inoltre, il lavoro di ottimizzazione della nuova strategia di indagine proseguirà man mano che la missione avanzerà e arriveranno i risultati scientifici.

Attualmente è previsto che, nel corso delle prossime due settimane, il telescopio osservi un’area di 130 gradi quadrati – più di 500 volte l’area della Luna piena – nella direzione delle costellazioni di Caelum e Pictor nell’emisfero australe. Mentre, nel corso del prossimo anno Euclid coprirà circa il 15% dell’area complessiva di indagine, e i relativi dati saranno rilasciati alla comunità scientifica nell’estate del 2026. Ma già per la primavera del 2025 è previsto un primo rilascio parziale di dati sulle osservazioni di campo profondo.

 

 

 

 

L’ITALIANA ANTONELLA CASTELLINA ALLA GUIDA DELL’ESPERIMENTO AUGER IN ARGENTINA

L’ITALIANA ANTONELLA CASTELLINA ALLA GUIDA DELL’ESPERIMENTO AUGER IN ARGENTINA

Antonella Castellina è stata eletta coordinatrice scientifica (spokesperson) dell’Osservatorio Pierre Auger, una collaborazione internazionale di oltre 400 scienziati di 17 paesi cui l’INFN partecipa, e che studia l’origine delle astroparticelle di altissima energia grazie a un grande rivelatore diffuso nella pampa argentina in prossimità della cittadina di Malargüe (provincia di Mendoza).

Antonella Castellina è ricercatrice dell’INAF – Osservatorio Astrofisico di Torino e svolge la propria attività presso la Sezione INFN di Torino. Prima di dedicarsi all’astrofisica delle particelle, la sua ricerca si è concentrata sulla fisica adronica agli esperimenti R608 e UA8 al CERN, e sullo studio della vita media dei protoni con l’esperimento NUSEX ai Laboratori del Monte Bianco del CNR. Ha poi studiato i neutrini provenienti da collassi stellari presso i laboratori sotterranei del Monte Bianco con l’esperimento LSD, e l’origine e la natura dei raggi cosmici presso l’osservatorio EAS-TOP ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso. Nell’esperimento Auger si è occupata dello studio della composizione dei raggi cosmici e delle interazioni adroniche. Più recentemente, ha coordinato lo sviluppo dell’upgrade dell’Osservatorio denominato AugerPrime, e ha rivestito la carica di co-spokesperson dell’esperimento.

L’Osservatorio Pierre Auger è basato su un design ibrido, con un rivelatore di superficie formato da 1600 stazioni su un’area di 3000 km2 che rivela il fronte dello sciame di particelle cosmiche quando arriva a terra, e 27 telescopi che dominano l’area e osservano la luce di fluorescenza emessa durante la propagazione dello sciame, permettendo di misurarne lo sviluppo longitudinale. L’Osservatorio è in presa dati sin dal 2008, anno in cui è terminata la sua costruzione, e da allora ha accumulato un’esposizione pari a circa 120.000 km2 x steradiante x anno, permettendo di studiare le proprietà dei raggi cosmici di altissima energia con una precisione senza precedenti. I risultati ottenuti hanno profondamente modificato i precedenti modelli sull’origine e composizione in massa di queste particelle cosmiche, e fornito preziose informazioni sulle interazioni adroniche aenergie di gran lunga superiori a quelle ottenibili agli acceleratori terrestri (https://www.auger.org/science/publications/journal-articles).

Recentemente l’Osservatorio è stato oggetto dell’importante programma di aggiornamento dei rivelatori AugerPrime, nel quale l’INFN ha giocato un ruolo di primaria importanza. L’aggiunta di scintillatori plastici, di antenne in grado di misurare l’emissione radio dagli sciami e di rivelatori di muoni interrati permetterà di migliorare in modo significativo le capacità dell’Osservatorio nel determinare la composizione in massa dei raggi cosmici alle energie più estreme, un’informazione di cruciale importanza per discriminare tra diversi modelli di astrofisica, per l’identificazione delle sorgenti e per studiare le interazioni adroniche.

I dati raccolti dall’Osservatorio hanno un grande valore per la comunità scientifica internazionale, e costituiscono una base necessaria per i progetti futuri previsti per il prossimo decennio. L’Osservatorio costituisce inoltre una facility internazionale per lo sviluppo e i test di nuovi esperimenti. Al fine di massimizzare la realizzazione del loro potenziale scientifico, la Collaborazione Auger è fortemente impegnata nell’adottare una politica di accesso aperto ai dati.

L’Italia partecipa alla collaborazione scientifica Auger con una cinquantina di ricercatori provenienti dalle Università e Sezioni INFN di Catania, Lecce, Milano, Napoli, Roma Tor Vergata, Torino, le Università dell’Aquila, di Palermo e del Salento, i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, il GSSI Gran Sasso Science Institute, il Politecnico di Milano, l’Osservatorio Astrofisico di Torino dell’INAF e l’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica di Palermo dell’INAF.

 

 

 

ET: CORDATA DI AZIENDE ITALIANE GUIDATA DA ROCKSOIL SI AGGIUDICA LA GARA DA OLTRE 12 MILIONI DI EURO

ET: CORDATA DI AZIENDE ITALIANE GUIDATA DA ROCKSOIL SI AGGIUDICA LA GARA DA OLTRE 12 MILIONI DI EURO

È stato individuato il vincitore del principale bando di gara del progetto PNRR ETIC (Einstein Telescope Infrastructure Consortium), dopo una accurata selezione che ne ha verificato le capacità tecniche e la solidità dell’esperienza precedente: un raggruppamento di aziende italiane che operano a livello internazionale guidata da Rocksoil spa assume l’incarico per realizzare lo studio di pre-fattibilità tecnica ed economica della grande infrastruttura di Einstein Telescope in Sardegna. La cordata è composta da Rocksoil spa, Leonardo Consorzio Europeo per l’ingegneria e l’architettura, Ferro Ingegneria srl, Criteria srl, Inar srl, Gdp Geomin srl, Geotec spa. Rocksoil, appunto capofila della cordata, è una società di ingegneria che conta sulla sinergia di professionalità di alto livello di ingegneri, geologi, architetti, ed è un’azienda leader nel settore della progettazione di opere in sotterraneo ad alto contenuto tecnologico, di fondazioni speciali e opere di stabilizzazione e di servizi monitoraggio geotecnico e strutturale, tanto da vantare nel suo curriculum rilevanti esperienze internazionali quali i lavori di infrastrutture, come pozzi, tunnel e caverne, necessarie per il progetto High Luminosity LHC del CERN a Ginevra, la galleria di base del Brennero, la progettazione della stazione Al Diwani della Metropolitana di Doha Red Line North Underground in Qatar, oltre a lavori per la realizzazione di tunnel autostradali in Slovacchia e metropolitani in Danimarca, per citare i lavori più recenti. Quello che la cordata si è aggiudicato con questa gara è un incarico del valore di oltre 12 milioni di euro, i cui risultati saranno fondamentali per la candidatura italiana a ospitare il futuro rivelatore sotterraneo di terza generazione per la ricerca sulle onde gravitazionali in Europa.

“Data la complessità progettuale dell’infrastruttura di Einstein Telescope e i requisiti stringenti imposti dalla comunità scientifica, lo studio ne dovrà indagare i molteplici e differenti aspetti; fra questi, la geologia dell’area prescelta, la localizzazione e profondità ottimali dei vertici dell’osservatorio, in entrambe le configurazioni investigate, triangolo e doppia “L”, le tecniche di scavo e costruttive, la gestione dei materiali, l’impatto ambientale e infine i costi. Nei 18 mesi previsti per il completamento dello studio avremo anche una continua interazione con la comunità scientifica italiana e internazionale di Einstein Telescope” spiega Gaetano Schillaci, responsabile unico del procedimento.  

Attualmente l’Italia è in competizione con un altro sito collocato nell’Euregio Mosa-Reno. Il sito italiano candidato è localizzato nel nordest della Sardegna, nell’area della miniera dismessa di Sos Enattos, tra i Comuni di Bitti, Lula e Onanì. Il progetto Einstein Telescope prevede la realizzazione della grande infrastruttura sotterranea dell’interferometro gravitazionale e delle strutture gestionali di superficie.

“Dal punto di vista degli investimenti che l’Italia sta facendo per sostenere la sua candidatura, l’aggiudicazione dello studio è un elemento importantissimo per la competizione internazionale, e credo sia giusto evidenziare anche l’incredibile lavoro, tecnico e amministrativo, svolto dalla compagine che ha fatto sì che tutte le procedure formali della gara europea, bandita lo scorso aprile, siano state espletate con il massimo rigore e nei tempi previsti”, commenta Monique Bossi, Infrastructure manager di ETIC. “Nei prossimi mesi potranno essere avviatee tutte le attività tecniche necessarie ai fini della redazione dello studio di fattibilità che dovrà essere consegnato entro il 2025”, conclude Bossi.

L’avviso di gara per lo “Studio propedeutico allo sviluppo del progetto di fattibilità tecnica ed economica dell’osservatorio di onde gravitazionali Einstein Telescope nella Regione Sardegna, in diverse configurazioni, comprensivo della esecuzione delle indagini e dei sondaggi e della valutazione preliminare di impatto ambientale, per le opere infrastrutturali, in sotterranea e in superficie, edili e impiantistiche”, è consultabile sulla pagina delle gare europee a questo link.

 

 

L’INFN CELEBRA LA GIORNATA INTERNAZIONALE PER LE DONNE E LE RAGAZZE NELLA SCIENZA 2024

L’INFN CELEBRA LA GIORNATA INTERNAZIONALE PER LE DONNE E LE RAGAZZE NELLA SCIENZA 2024

L’11 febbraio torna l’International day of women and girls in science, la giornata internazionale per le donne e le ragazze nella scienza, a cui l’INFN aderisce con tante iniziative, eventi e incontri in tutta Italia e online.

La giornata è stata istituita nel 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per promuovere la piena ed equa partecipazione di donne e ragazze nelle scienze, in materia di istruzione, formazione, occupazione e processi decisionali.

I canali social INFN aderiscono alla campagna #WomenInScience, a cui parteciperanno anche altri grandi laboratori internazionali come il CERN. Attraverso la pubblicazione di brevi video, sarà evidenziato il ruolo e i contributi di quattro grandi scienziate al progresso della conoscenza: Vera Cooper Rubin, Marietta Blau, Chien Shiung Wu e Milla Baldo Ceolin.

Ad aprire le celebrazioni, martedì 6 febbraio, a partire dalle 17:00 all’Antico Caffè San Marco di Trieste, ci sarà l’evento “Un caffè con le ricercatrici”, a cui l’INFN partecipa insieme a SISSA, Università di Trieste, Area science park, OGS, ICGEB, Elettra e INAF.

Le iniziative proseguono il 7 febbraio al Conservatorio di Cagliari, con lo spettacolo teatrale “La forza nascosta”, che racconta la storia di quattro grandi scienziate del ’900, Vera Cooper Rubin, Marietta Blau, Chien-Shiung Wu e Milla Baldo Ceolin. All’evento parteciperanno studentesse e studenti delle scuole superiori. Il 13 febbraio alle 17:00, lo stesso spettacolo sarà replicato nella speciale cornice dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN, luogo simbolo per la ricerca scientifica in cui si cercano di svelare i grandi misteri dell’universo, e sarà trasmesso sul canale youtube dell’INFN. Il 14 febbraio alle 9:00 andrà in scena al Teatro dell’Accademia di Belle arti de L’Aquila. Questa rappresentazione sarà dedicata a studenti e studentesse delle scuole secondarie di secondo grado delle città.

A Roma, a Palazzo delle Esposizioni, giovedì 8 febbraio alle 18:30, ci sarà un incontro su onde gravitazionali e astronomia multimessaggera dal titolo “Otto anni di onde gravitazionali – L’astronomia multimessaggera, da LIGO-Virgo all’Einstein Telescope”, con le ricercatrici Marica Branchesi (GSSI, INAF e INFN) e Viviana Fafone (Università di Roma Tor Vergata e INFN). L’evento è organizzato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica, in occasione della mostra “Macchine del tempo”, che sarà visitabile fino al 24 marzo.

La maggior parte delle iniziative sono organizzate per venerdì 9 febbraio. In particolare, a partire dalle 9:00 le sezioni INFN di Roma Tor Vergata, di Roma Sapienza e il gruppo collegato di Cosenza partecipano a una speciale edizione delle masterclass di fisica delle particelle dedicata esclusivamente a studentesse delle scuole superiori, che per un giorno rivestiranno i panni di una ricercatrice che lavora all’analisi dei dati dei grandi esperimenti del CERN e avranno modo di confrontarsi con altre studentesse che partecipano alla stessa iniziativa in altri paesi, dalla Spagna alla Bulgaria, dal Brasile all’Ungheria. Inoltre, dalle 9:00 alle 13:00, i Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN, invitano studentesse e studenti del quarto e quinto anno delle scuole secondarie di secondo grado a partecipare all’evento “Let’s Stem Together”, con l’obiettivo di stimolare ragazze e ragazzi a riflettere e confrontarsi su ostacoli e opportunità nel loro percorso formativo oltre che sul ruolo della donna nella società e nella ricerca. E, per tutta la giornata, la sezione INFN di Cagliari e l’Università di Cagliari organizzano una Masterclass con studentesse e studenti della scuola secondaria di secondo grado con attività di laboratorio che riguardano la fisica ma anche altre discipline scientifiche.

Domenica 11 febbraio alle 16:00, invece, la sezione INFN di Torino organizza in collaborazione con Infini.to, il Planetario di Torino, una tavola rotonda dal titolo “Le Donne della Fisica”. E, lunedì 12 febbraio alle 15:00 ai Laboratori Nazionali di Legnaro dell’INFN ci sarà un seminario dedicato alla scienziata Cecilia Payne.

Lunedi 12 febbraio dalle 9:30 alle 13:00, a Roma, all’Auditorium dell’Agenzia Spaziale Italiana in Via del Politecnico, ci sarà un incontro rivolto alle studentesse e agli studenti della Scuola secondaria di secondo grado, con molti interventi volti a decostruire gli stereotipi legati all’idea che il mondo delle materie STEM sia solo per pochi e ad illustrare il ricco e poliedrico mondo della scienza, attraverso le testimonianze, aperte al dialogo e al confronto, di studentesse universitarie, dottorande e ricercatrici. L’incontro è organizzato di Comitati Unici di Garanzia dell’ASI, dell’INFN, dell’INAF, dell’Università di Roma Tor Vergata, dell’ENEA e del CNR e dall’associazione Women in Aerospace Europe Rome Local Group (WIA) ed è patrocinato dall’Unione Astronomica Internazionale (IAU).

Venerdì 15 febbraio, a partire dalle 14:00, l’Aula Rostagni del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Univestirà degli Studi di Padova, ospiterà l’evelento “Dai fiocchi rosa ai femminicidi: la costruzione sociale dei ruoli di genere“, organizzato in collaborazione con la sezione INFN di Padova.

Le celebrazioni si chiuderanno martedì 27 febbraio, alle 11:00, con un evento dal titolo “Equità nel progresso: la diversità per una ricerca sostenibile” che, organizzato in collaborazione con la sezione INFN di Firenze, si terrà nell’aula magna del dipartimento di fisica dell’Università degli studi di Firenze e vedrà la partecipazione di Nicole Ticchi, presidente dell’associazione “She is a scientist”. L’evento è organizzato nell’ambito dell’iniziativa GWB2024 (Global Women Breakfast) della IUPAC – International Union of Pure and Applied Chemistry.

In foto, Cristina Bahamonde, ricercatrice del CERN, al lavoro sul Large Hadron Collider. ©Noemi Caraban/CERN

FERMILAB: COMPLETATO LO SCAVO DELLE GIGANTESCHE CAVERNE PER L’ESPERIMENTO DUNE

FERMILAB: COMPLETATO LO SCAVO DELLE GIGANTESCHE CAVERNE PER L’ESPERIMENTO DUNE

Negli Stati Uniti, in South Dakota, a Lead, sono stati completati gli scavi delle caverne che ospiteranno i giganteschi rivelatori di particelle dell’esperimento internazionale DUNE (Deep Underground Neutrino Experiment), a cui lavorano anche scienziati e scienziate dell’INFN, fin dalla sua ideazione. Situate a un miglio sotto la superficie, le tre grandissime caverne ospiteranno una nuova infrastruttura di ricerca che si estenderà su un’area sotterranea grande quanto otto campi da calcio.

L’obiettivo dell’esperimento DUNE sarà studiare il comportamento dei neutrini per cercare le risposte ad alcune delle più fondamentali domande sul nostro universo: perché è composto di materia? Come una stella che esplode dà origine a un buco nero? I neutrini sono connessi alla materia oscura o ad altre particelle non ancora scoperte?

Nelle caverne saranno alloggiati quattro grandi rivelatori di neutrini, ciascuno delle dimensioni di un edificio di sette piani, che saranno riempiti di argon liquido e registreranno le rare interazioni dei neutrini con il liquido.

Con DUNE, le ricercatrici e i ricercatori cercheranno di rivelare i neutrini provenienti dalle stelle che esplodono ma studieranno anche il comportamento di un fascio di neutrini prodotto al Fermilab, vicino a Chicago, e che arriverà ai rivelatori dopo un percorso di circa 800 miglia.

Le squadre di ingegneria, costruzione e scavo lavorano dal 2021 nei pressi della Sanford Underground Research Facility, sede dell’esperimento DUNE in South Dakota. Le squadre di costruzione hanno smantellato pesanti attrezzature minerarie e, pezzo per pezzo, le hanno trasportate sottoterra utilizzando un pozzo esistente. Una volta sottoterra, hanno riassemblato l’attrezzatura e hanno trascorso quasi due anni a far saltare e rimuovere la roccia. Quasi 800.000 tonnellate di roccia sono state scavate e trasportate dal sottosuolo in un’ampia ex area mineraria fuori terra, chiamata Open Cut.

A breve, inizieranno i lavori per attrezzare le caverne con i sistemi necessari per l’installazione dei rivelatori di DUNE e per le operazioni quotidiane della struttura di ricerca: l’inizio dell’installazione della struttura in acciaio che ospiterà il primo rivelatore di neutrini è prevista iniziare già quest’anno, con l’obiettivo di rendere operativo il primo rivelatore dell’esperimento entro la fine del 2028.

Fotografie e video delle operazioni di scavo

Breve videoanimazione dell’esperimento DUNE

Breve videoanimazione sul percoso dei neutrini

 

 

 

 

 

IL GGI VINCE UN NUOVO FINANZIAMENTO DELLA FONDAZIONE SIMONS

IL GGI VINCE UN NUOVO FINANZIAMENTO DELLA FONDAZIONE SIMONS

Il Galileo Galilei Institute, Centro Nazionale di Studi Avanzati dell’INFN dedicato alla fisica teorica, ha vinto un Targeted Grant to Institutes della Simons Foundation del valore totale di circa 500.000 dollari. È la seconda volta che il GGI risulta vincitore dei bandi di finanziamento Simons. La proposta scientifica selezionata riguarda diverse attività da svolgersi al GGI nell’arco dei prossimi tre anni. In particolare, il Simons Visiting Program at GGI copre tre diverse tipologie di collaborazioni con le attività del Centro: le visite a lungo termine di scienziati e scienziate, la partecipazione di eminenti scienziate e scienziati ai workshop organizzati al GGI, iniziative per una maggiore partecipazione di giovani ricercatrici e ricercatori, e di dottorandi e dottorande provenienti da Istituzioni con finanziamenti limitati. Inoltre, viene stabilita una partnership per lo sviluppo del Centro di Fisica di Pollica (Pollica Physics Centre), un istituto recentemente costituito nel Sud Italia, più precisamente nel Cilento, che organizza workshop di fisica teorica e matematica. Il contributo della Simons Foundation andrà a integrare il finanziamento istituzionale, sostenendo azioni specifiche per la missione scientifica del GGI.

“Siamo estremamente felici per il positivo riscontro che la nostra proposta ha ricevuto da parte della Simons Foundation, anche perché si tratta del secondo successo che il GGI ottiene in queste selezioni, e questo ci rende molto orgogliosi, è un riconoscimento dell’importanza del GGI e del lavoro che stiamo facendo”, commenta Stefania De Curtis, direttrice del Galileo Galilei Institute. “Il Simons Visiting Program che potremo così realizzare al GGI – prosegue De Curtis – amplierà e rafforzerà il ruolo del nostro Istituto come punto di riferimento internazionale per la formazione avanzata e la ricerca, contribuendo a rafforzare i contatti all’interno della comunità scientifica internazionale, e favorendo l’interazione e la sinergia tra competenze diverse. Inoltre, potremo introdurre iniziative per favorire l’inclusività e lo sviluppo del Centro di Fisica di Pollica e, più in generale, promuovere lo scambio di conoscenze scientifiche tra l’Italia e il resto del mondo. Ringraziamo, quindi, la Simons Foundation per il riconoscimento e per la bellissima opportunità che offre al Galileo Galilei Institute”.

ADDIO A STEFANO CATANI

ADDIO A STEFANO CATANI

Il 16 gennaio ci ha lasciati Stefano Catani, fisico teorico della Sezione di Firenze dell’INFN, uno dei massimi esperti internazionali della teoria delle interazioni forti, la Cromodinamica Quantistica (QCD), e delle sue applicazioni agli acceleratori di particelle.

“Uno scienziato di fama mondiale, una persona eccezionale, colta e gentile, un amico”, così lo ricordano i colleghi della Sezione di Firenze. Stefano Catani ha studiato fisica all’Università di Firenze, conseguendovi anche il dottorato di ricerca nel 1987 sotto la supervisione di Marcello Ciafaloni. Quindi è stato borsista postdoc all’università di Cambridge dal 1989 al 1991, e alla Divisione Teorica del CERN dal 1991 al 1993. Successivamente ha sviluppato la sua carriera scientifica come dipendente dell’INFN presso la Sezione di Firenze, diventando primo ricercatore nel 1993 e dirigente di ricerca nel 2001. Tra il 1997 e il 2002 è stato member staff della Divisione Teorica del CERN.

“Stefano Catani è stato un grandissimo fisico teorico, uno dei grandi pionieri nello sviluppo della QCD come scienza di precisione, grazie alla sua straordinaria capacità di abbracciare l’intero campo senza soluzione di continuità, dalla fisica dei gluoni ‘soft’ e la loro risommazione, al regime perturbativo”, ricorda Lance Dixon, professore a SLAC e all’Università di Stanford. “Io e i miei colleghi ci siamo basati molto sul suo lavoro per imparare come organizzare le ampiezze perturbative nella QCD, così come nei suoi ‘cugini’ supersimmetrici. Stefano è stato un caro collega sempre generoso con il suo tempo e le sue intuizioni, un vero amico. Mancherà molto a tutti”, conclude Dixon.

Gli innumerevoli messaggi ricevuti da collaboratori e colleghi di tutto il mondo, colpiti dalla perdita di un caro amico e collega straordinario, confermano queste parole, riconoscendo a Stefano grandi doti di generosità, calore umano e rigore scientifico.

Le sue ricerche sono internazionalmente riconosciute come fondamentali per il successo del programma di fisica agli acceleratori di alta energia, in particolare per lo studio della fisica del bosone di Higgs e del quark top. Tra i suoi contributi più importanti ricordiamo la formulazione degli algoritmi di ‘jet clustering’, l’analisi delle singolarità infrarosse nelle ampiezze di scattering (la cosiddetta formula di Catani), l’algoritmo generale per il calcolo perturbativo delle sezioni d’urto che è diventato uno standard nella comunità scientifica (mediante la sottrazione di Catani-Seymour) e il metodo innovativo per le simulazioni Monte Carlo di processi con molti jet (metodo di Catani-Krauss-Kuhn-Webber). Ha inoltre studiato le proprietà di fattorizzazione e gli effetti di coerenza nel limite di alta energia (equazione di Catani-Ciafaloni-Fiorani-Marchesini).

 

 

ALL’INFN NUOVE NOMINE IN GIUNTA E CONSIGLIO DIRETTIVO

ALL’INFN NUOVE NOMINE IN GIUNTA E CONSIGLIO DIRETTIVO

Nel corso delle riunioni del Consiglio Direttivo dell’INFN di dicembre e gennaio, sono stati eletti e sono state ufficializzate le nomine ministeriali dei nuovi membri della Giunta Esecutiva e del Consiglio Direttivo dell’Istituto. Per quanto riguarda la Giunta Esecutiva, è stato eletto Oscar Adriani, già Direttore della Sezione INFN di Firenze, mentre Diego Bettoni viene nominato rappresentante del MUR Ministero dell’Università e della Ricerca. Per quanto riguarda, invece, il Consiglio Direttivo, sono stati eletti Tommaso Tabarelli de Fatis alla direzione della Sezione INFN di Milano Bicocca e Valter Bonvicini alla direzione della Sezione INFN di Trieste, mentre Francesco Forti entra nel Consiglio Direttivo come rappresentante del MUR.

 

Oscar Adriani, professore ordinario all’Università di Firenze, è un fisico sperimentale esperto nel campo della fisica delle particelle e nella fisica dei raggi cosmici. La sua carriera scientifica è iniziata nell’ambito delle misure di precisione all’acceleratore LEP del CERN, a Ginevra, per poi proseguire nel campo della fisica delle astroparticelle con l’esperimento su satellite PAMELA, dedicato alla misura di antimateria nei raggi cosmici. In seguito, è stato uno dei principali proponenti dell’esperimento LHCf, dedicato a misure “in avanti” nelle collisioni ad alta energia nell’acceleratore LHC del CERN, finalizzate al miglioramento della conoscenza della fisica dei raggi cosmici. Nel corso della sua carriera ha fornito importanti contributi allo sviluppo di rivelatori di particelle, sia per rivelatori traccianti di precisione per spettrometri magnetici, sia per sistemi calorimetrici innovativi per la fisica dei raggi cosmici. È stato direttore della Sezione INFN di Firenze dal 2015 al 2023.

 
 

Diego Bettoni è un fisico sperimentale esperto di fisica nucleare e delle alte energie. I suoi principali interessi di ricerca sono nel campo della spettroscopia adronica, in particolare la fisica del quarkonio convenzionale ed esotico, e della struttura degli adroni, in particolare lo studio dei fattori di forma del nucleone. Bettoni ha collaborato a esperimenti nei principali laboratori internazionali, tra cui il CERN a Ginevra, Fermilab e SLAC negli Stati Uniti e FAIR/GSI in Germania. Attualmente partecipa all’esperimento BESIII presso IHEP in Cina. È coautore di oltre 600 pubblicazioni scientifiche. Bettoni è stato direttore della Sezione di Ferrara e dei Laboratori Nazionali di Legnaro dell’INFN ed è già stato membro della Giunta Esecutiva dell’Istituto.

 
 

Valter Bonvicini è un fisico sperimentale, dirigente di ricerca dell’INFN. Si è principalmente occupato dello sviluppo di sistemi di rivelazione per tracciamento in esperimenti di fisica delle alte energie, e calorimetria in esperimenti spaziali. Ha partecipato a esperimenti, sia su palloni stratosferici sia su satelliti, per lo studio della componente isotopica dei raggi cosmici, la misura della componente di antimateria nei raggi cosmici primari e la ricerca indiretta di materia oscura. Nell’esperimento PAMELA, è stato responsabile per la progettazione e la costruzione del calorimetro elettromagnetico tracciante. È co-responsabile nazionale dell’esperimento XRO (X-Ray Observatories). Si è, inoltre, occupato di fisica interdisciplinare, in particolare di imaging mammografico diagnostico e di studi degli effetti della radiazione cosmica sul sistema nervoso e visivo umano. Dal 2014 al 2021, è stato presidente della Commissione Scientifica Nazionale 5 dell’INFN per la ricerca tecnologica e le sue applicazioni. Dal 2021 coordina le attività ‘quantum’ dell’Istituto. È autore o coautore di oltre 390 pubblicazioni.

 
 

Francesco Forti, due figli, è professore ordinario all’Università di Pisa dal 2016. La sua attività di ricerca si è svolta nell’ambito della fisica particellare agli acceleratori, con particolare interesse per la fisica del sapore. Ha lavorato nell’esperimento Aleph al CERN, al Lawrence Berkeley Laboratory, e nell’esperimento Babar a SLAC, in California, nel quale è stato responsabile della costruzione del rivelatore di vertice. Dal 2013 partecipa all’esperimento Belle II, al laboratorio KEK, in Giappone, di cui è stato presidente del comitato esecutivo ed è attualmente coordinatore dell’upgrade. Ha svolto attività di ricerca e sviluppo nel campo dei rivelatori di tracciatura a semiconduttore.  Ha fatto parte di numerosi comitati di revisione di progetto di MIUR, INFN, CERN, Fermilab e ERC. Dal 2015 al 2019 è stato presidente del comitato LHC del CERN. È membro del ICFA Instrumentation, Innovation and Development Panel. Dal gennaio 2024 è editor-in-chief per la sezione Accelerator Based High-Energy Physics della rivista European Physics Journal C. Ha sempre unito alla ricerca scientifica attività di divulgazione e impegno sociale e dal novembre 2019 è Segretario Nazionale dell’Unione Scienziati per Il Disarmo (USPID).

 
 

 

Tommaso Tabarelli de Fatis è professore di fisica sperimentale all’Università di Milano Bicocca, con interessi scientifici in esperimenti a collisori di particelle, in esperimenti su scala di laboratorio e nello sviluppo di rivelatori per lo studio delle interazioni fondamentali. Ha contribuito alla progettazione, al funzionamento e all’analisi dei dati di esperimenti ai collisori LEP e LHC al CERN e, in minor misura, a ricerche sulle proprietà di massa e coniugazione di carica dei neutrini ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso. È stato responsabile del calorimetro elettromagnetico dell’esperimento CMS durante la prima fase di operazione di LHC, culminata nell’osservazione del bosone di Higgs. È responsabile del progetto di un innovativo rivelatore di traccia con risoluzione di tempo estrema, per l’aggiornamento dell’esperimento CMS per la fase di alta luminosità di LHC.