ALLO IEO LA SONDA “CERCA-TUMORE” MIGLIORA LA CHIRURGIA

ALLO IEO LA SONDA “CERCA-TUMORE” MIGLIORA LA CHIRURGIA

Un team congiunto di medici, ricercatrici e ricercatori dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e di Sapienza Università di Roma, coordinato da Emilio Bertani della Divisione di Chirurgia dell’apparato digerente e Direttore dell’Unità di Chirurgia dei tumori neuroendocrini dello IEO, e Francesco Ceci Direttore della Divisione di Medicina Nucleare dello IEO, ha dimostrato con uno studio clinico che l’impiego di una innovativa sonda “cerca-tumore” migliora l’efficacia della chirurgia dei tumori neuroendocrini gastrointestinali.

La sonda oggetto dello studio costituisce uno strumento innovativo in grado di rilevare i positroni, particelle emesse da radiofarmaci come quelli comunemente utilizzati per eseguire una diagnostica PET. Il dispositivo, sviluppato da INFN e Sapienza, ha dimostrato un’elevata sensibilità nell’individuare cellule tumorali marcate con un radiofarmaco specifico per i tumori neuroendocrini. Una capacità che rende la sonda efficace nel guidare la mano del chirurgo esattamente alla sede della lesione, per quanto microscopica o in una posizione difficile. Lo studio condotto in IEO fra maggio 2022 e aprile 2023 su 20 pazienti ha infatti dimostrato che la nuova sonda è in grado rivelare le sedi di malattia con una sensibilità e specificità del 90%.

Grazie all’impiego della sonda le operazioni chirurgiche, sia tradizionale che con robot, risulteranno quindi più precise e conservative, in quanto sarà possibile rilevare con grande precisione la presenza di tessuti da rimuovere, evitando al contempo asportazioni inutili. In sintesi, la procedura prevede l’iniezione di una minima dose di radiofarmaco specifico per i tumori neuroendocrini che va selettivamente a posizionarsi sulle cellule tumorali.

“La chirurgia radioguidata – spiegano Francesco Collamati dell’INFN e Riccardo Faccini di Sapienza Università di Roma – fino ad oggi ha utilizzato le sonde a raggi gamma che non funzionano quando quello che si vuole rivelare è vicino ad organi che assorbono molto radiofarmaco, come per esempio nell’addome. Una sonda come quella da noi ideata, che rivela i positroni anziché i fotoni, permette di rivelare esattamente specifiche forme di tumore in zone del corpo dove sarebbe altrimenti impossibile individuarle. Grazie alla collaborazione con IEO, siamo riusciti a validare per la prima volta la sonda durante interventi chirurgici”.

Ideatore della possibilità di effettuare questa sperimentazione presso l’IEO è stato Francesco Ceci, Direttore della Divisione di Medicina Nucleare, nonché uno dei maggiori esperti del settore. “Da sempre il mio focus di ricerca è stata la Teranostica, quella disciplina che unisce la diagnostica di ultima generazione con le terapie di precisione. Quando sono venuto a conoscenza di questo dispositivo ho subito intuito le incredibili potenzialità ed è iniziata una proficua collaborazione con il dott. Collamati. La vera innovazione di questa procedura chirurgica risiede nel somministrare ai pazienti durante l’intervento lo stesso radiofarmaco cancro-specifico usato per la diagnostica PET. Prima individuiamo con la PET le localizzazioni del tumore e poi utilizziamo la sonda per rimuoverle con grande accuratezza. Diagnosi e terapia, le basi della Teranostica, questa volta applicate alla chirurgia”.

“IEO è sempre più vicino all’obiettivo “chirurgia di precisione”, capace di asportare niente di più e niente di meno di ciò che è necessario per guarire – spiega Emilio Bertani, chirurgo della Divisione di Chirurgia dell’Apparato Digerente e coordinatore dello studio clinico – Anche il chirurgo più esperto in un caso su tre può lasciare della malattia residua, non visibile neppure alla PET perché localizzata ad esempio nei piccoli linfonodi vicini ai vasi mesenterici. La sonda beta è in grado di rilevare anche la minima presenza di cellule tumorali e nell’ 80% dei casi il chirurgo riesce a rimuoverle senza creare danni eccessivi. Il punto forte della procedura è che bilancia la capacità di trovare la malattia e la necessità di preservare tessuti vitali per il paziente”.

“È importante ricordare che per i Tumori Neuroendocrini la chirurgia è l’unica forma di cura radicale – continua Bertani – purtroppo però fino al 30% delle laparotomie non arrivano a sterilizzare il letto tumorale e dunque a controllare il tumore. Le metastasi linfonodali si ripresentano nel 10% dei casi. La nuova sonda rappresenta quindi un grande progresso e una speranza nel trattamento dei NET anche se occorre sottolineare che ciò che cambia il risultato non è tanto la tecnologia quanto la procedura. La sonda è efficace soltanto se è in mano a un chirurgo esperto”.

“Gli eccellenti risultati ottenuti sui tumori neuroendocrini ci incoraggiano ad estendere lo studio. È già in corso in IEO uno studio nel carcinoma prostatico, e abbiamo in programma di applicare la procedura con la sonda beta anche ad altri tumori gastrointestinali e ai tumori ginecologici” conclude Ceci.

INFN E ALCATEL FIRMANO IL CONTRATTO PER L’AMPLIAMENTO DEL TELESCOPIO SOTTOMARINO KM3NET

INFN E ALCATEL FIRMANO IL CONTRATTO PER L’AMPLIAMENTO DEL TELESCOPIO SOTTOMARINO KM3NET

L’INFN e Alcatel Submarine Networks (ASN) hanno firmato un contratto per la fornitura e l’installazione di una delle componenti essenziali per il completamento del telescopio sottomarino per neutrini KM3NeT, un terminale di collegamento dei cavi necessari per la fornitura dell’energia ai rivelatori di cui si compone il telescopio, posizionati su lunghe stringhe ancorate al fondale marino, e per consentire al contempo la trasmissione dei dati tra questi ultimi e il centro di controllo a terra. Il contratto rientra nell’ambito delle attività previste dal progetto KM3NeT4RR, finanziato dai fondi della Componente 2 (‘Dalla ricerca all’impresa’) del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. L’INFN è capofila del progetto KM3NeT4RR, che si pone come obiettivo l’ampliamento dell’infrastruttura sottomarina di KM3NeT.

Una volta giunta a termine la sua realizzazione, KM3NeT, che si trova a 3.500 metri di profondità al largo delle coste di Portopalo di Capo Passero, nella Sicilia sudorientale, diventerà il più grande telescopio per neutrini ad alta energia del Mediterraneo, fungendo inoltre da laboratorio per una vasta serie di ricerche multidisciplinari. Il sistema sottomarino fornito da ASN risulterà quindi essenziale per consentire la distribuzione e l’utilizzo dei dati raccolti dall’osservatorio, in quanto consentirà di trasmettere in tempo reale a terra i dati provenienti dai rilevatori KM3NeT.

La tecnologia fornita da ASN si basa su una soluzione inizialmente sviluppata per applicazioni nel settore energetico e prevede un’alimentazione completa delle unità di rilevamento del telescopio. Già nel 2022, nel corso di una delle operazioni marine dedicate all’ampliamento KM3NeT, Alcatel Submarine Networks aveva fornito e installato con successo un’analoga struttura di terminazione dei cavi, grazie ai finanziamenti messi a disposizione dalla Regione Sicilia con il progetto IDMAR.

“Questo progetto”, spiega Giacomo Cuttone, responsabile del progetto KM3NeT4RR e ricercatore INFN, “offrirà all’INFN e a tutta la comunità della ricerca italiana applicazioni avanzate per implementare nuovi modelli di ricerca. La tecnologia all’avanguardia fornita da ASN ci aiuterà infatti a compiere un passo significativo per migliorare la fisica astroparticellare e altre scienze come la sismologia e la geofisica”.

“ASN è da tempo leader mondiale nella fornitura di tecnologia di comunicazione sottomarina agli operatori di telecomunicazioni. Più recentemente, abbiamo messo la nostra tecnologia innovativa al servizio di organizzazioni, tra cui enti di ricerca scientifica. Siamo lieti di supportare ulteriormente l’INFN in questo nuovo e impegnativo progetto”, conclude Alain Biston, Presidente di Alcatel Submarine Networks.

EXPO2025 OSAKA, SIGLATO ACCORDO PER CONSOLIDARE LE RELAZIONI SCIENTIFICHE TRA ITALIA E GIAPPONE

EXPO2025 OSAKA, SIGLATO ACCORDO PER CONSOLIDARE LE RELAZIONI SCIENTIFICHE TRA ITALIA E GIAPPONE

Valorizzare le esperienze italiane del sistema universitario, dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM) e della ricerca con l’obiettivo di rafforzare e consolidare le relazioni scientifiche, culturali eD economiche che legano l’Italia al Giappone e ai Paesi della macro-regione dell’Asia-Pacifico. È la linea conduttrice dell’Accordo quadro che è stato firmato questa mattina al Ministero dell’Università e della Ricerca tra il Ministro Anna Maria Bernini; il Commissariato generale italiano di Expo 2025 Osaka, nella persona di Elena Sgarbi, Commissario aggiunto; il Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), Salvatore Cuzzocrea; il Presidente della Consulta dei Presidenti degli Enti Pubblici di Ricerca (CoPER), Antonio Zoccoli; il Presidente della Conferenza dei Presidenti ABA in rappresentanza del sistema AFAM, Giuseppe Carmine Soriero. L’Accordo mira a promuovere, raccordare e coordinare la partecipazione a EXPO 2025 del sistema universitario italiano, dell’AFAM e della ricerca. Tra gli obiettivi anche quello di favorire la costituzione e il consolidamento di partenariati strategici tra Università italiane e giapponesi. E ancora: valorizzare le azioni del Ministero dell’Università e della Ricerca in ambito internazionale – con una attenzione particolare al PNRR. L’Accordo vuole anche favorire esperienze e scambi tra studenti, dottorandi, ricercatori e docenti e rafforzare l’opportunità di EXPO 2025 per attrarre talenti dal Giappone e dall’Area Asia-Pacifico più in generale verso le università italiane. Due i principali interventi previsti. Una Call for proposal esplorativa per raccogliere le manifestazioni d’interesse delle Università italiane, statali e non statali, degli Enti pubblici di ricerca e delle istituzioni AFAM per partecipare con attività, programmi ed eventi innovativi a EXPO Osaka. E una Call for participants che mira a raccogliere la disponibilità di studentesse e studenti delle Università e delle istituzioni AFAM a effettuare un tirocinio di tipo curriculare. L’Accordo quadro rimanderà a un successivo protocollo attuativo nel quale saranno definiti i compiti e la gestione dei bandi.

 

 

EXPO 2025: UNIVERSITA’, AFAM E RICERCA ALLA ‘CONQUISTA DI OSAKA’

EXPO 2025: UNIVERSITA’, AFAM E RICERCA ALLA ‘CONQUISTA DI OSAKA’

Roma, 20 luglio 2023 – Valorizzare le esperienze italiane del sistema universitario, dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM) e della ricerca con l’obiettivo di rafforzare e consolidare le relazioni scientifiche, culturali e economiche che legano l’Italia al Giappone e ai Paesi della macro-regione dell’Asia-Pacifico.

È la linea conduttrice dell’Accordo quadro che è stato firmato questa mattina al Ministero dell’Università e della Ricerca tra il Ministro Anna Maria Bernini; il Commissariato generale italiano di Expo 2025 Osaka, nella persona di Elena Sgarbi, Commissario aggiunto; il Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), Salvatore Cuzzocrea; il Presidente della Consulta dei Presidenti degli Enti Pubblici di Ricerca (CoPER), Antonio Zoccoli; il Presidente della Conferenza dei Presidenti ABA in rappresentanza del sistema AFAM, Giuseppe Carmine Soriero.

L’Accordo mira a promuovere, raccordare e coordinare la partecipazione a EXPO 2025 del sistema universitario italiano, dell’AFAM e della ricerca. Tra gli obiettivi anche quello di favorire la costituzione e il consolidamento di partenariati strategici tra Università italiane e giapponesi. E ancora: valorizzare le azioni del Ministero dell’Università e della Ricerca in ambito internazionale – con una attenzione particolare al PNRR -. L’Accordo vuole anche favorire esperienze e scambi tra studenti, dottorandi, ricercatori e docenti e rafforzare l’opportunità di EXPO 2025 per attrarre talenti dal Giappone e dall’Area Asia-Pacifico più in generale verso le università italiane.

Due i principali interventi previsti dall’Accordo quadro. Una Call for proposal esplorativa per raccogliere le manifestazioni d’interesse delle Università italiane, statali e non statali, degli Enti pubblici di ricerca e delle istituzioni AFAM per partecipare con attività, programmi ed eventi innovativi a EXPO Osaka. E una Call for participants che mira a raccogliere la disponibilità di studentesse e studenti delle Università e delle istituzioni AFAM a effettuare un tirocinio di tipo curriculare.

L’accordo quadro rimanderà a un successivo protocollo attuativo nel quale saranno definiti i compiti e la gestione dei bandi.

L’ESPERIMENTO SND@LHC OSSERVA PER LA PRIMA VOLTA NEUTRINI PRODOTTI DA UN COLLISORE DI PARTICELLE

L’ESPERIMENTO SND@LHC OSSERVA PER LA PRIMA VOLTA NEUTRINI PRODOTTI DA UN COLLISORE DI PARTICELLE

Sfruttare il Large Hadron Collider del CERN come sorgente per lo studio di neutrini, particelle elementari caratterizzate da una scarsissima interazione con la materia, emessi a seguito delle collisioni tra protoni all’interno del super acceleratore. Questo l’obiettivo della collaborazione internazionale SND@LHC, che vede un fondamentale contributo dell’INFN, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Dopo aver portato a termine la realizzazione del proprio apparato sperimentale nel marzo dello scorso anno, le ricercatrici e i ricercatori di SND@LHC, insieme ai colleghi della collaborazione FASER, altro esperimento al CERN che studia neutrini, hanno pubblicato ieri, mercoledì 19 luglio, sulla rivista Physical Review Letters, i primi risultati dell’analisi dei dati acquisiti nel corso del 2022, da cui emerge la prima osservazione di neutrini muonici di alta energia prodotti da LHC. Oltre ad aprire una nuova finestra utile a indagare le proprietà dei neutrini, la misura, la prima del suo genere, rappresenta un’importante successo tecnologico, confermando la capacità del sistema di rivelazione adottato da SND@LHC di individuare particelle tanto elusive. Al risultato, indicato come “editors’s suggestions” da Physical Review Letters, è stato dedicato anche un “Viewpoint article” nel Physics Magazine della Società Americana di Fisica. 

Approvato nel marzo del 2021, l’esperimento Scattering and Neutrino Detector (SND@LHC) è stato installato a 480 metri dall’esperimento ATLAS in un in un tunnel in disuso che collega LHC all’SPS e ha come scopo l’individuazione e lo studio dell’elevato numero di neutrini di tutti e tre i sapori (elettronico, muonico e tauonico) che un collisore come LHC è in grado di produrre, finora sfuggiti a un’osservazione diretta a causa della loro bassa probabilità di interazione e della loro traiettoria parallela all’asse di collisione, che rende questi neutrini ‘invisibili’ agli altri esperimenti di LHC. 

“Gli esperimenti a LHC hanno sinora associato la presenza di neutrini alla rivelazione di energia mancante nella ricostruzione dei prodotti delle interazioni”, spiega Giovanni De Lellis, responsabile internazionale della collaborazione SND@LHC e ricercatore INFN e Professore all’Università “Federico II”. “SND@LHC è stato progettato con l’obiettivo di rivelare queste particelle, di grande interesse per la fisica in quanto caratterizzate da energie molto elevate e non ancora esplorate, estendendo il potenziale scientifico degli altri esperimenti di LHC”.

SND@LHC presenta dimensioni ridotte rispetto alle altre tipologie di esperimenti dedicati allo studio dei neutrini attualmente in corso. Esso è costituito da due regioni. In quella più a monte ci sono lastre di tungsteno, per un peso complessivo di circa 800 kg, intervallate da film di emulsioni nucleari, in grado rivelare con estrema precisione l’interazione dei neutrini, e da sistemi traccianti elettronici basati su fibre scintillanti per la misura dell’instante in cui avvengono gli eventi di interazione e della loro energia elettromagnetica. La regione finale dell’esperimento è invece dotata di calorimetro adronico e un sistema di riconoscimento dei muoni.

“Il motivo che ha consentito la realizzazione di un apparato sperimentale di dimensioni contenute è legato all’elevato numero di collisioni di LHC, che si traducono in un altrettanto elevato flusso di neutrini nella direzione in avanti. L’ingente numero di neutrini, insieme alle loro alte energie, alla cui crescita corrisponde una maggiore probabilità di interazione, rendono possibile la loro rivelazione anche con apparati più compatti di quelli oggi impiegati nell’indagine sui neutrini grazie anche alla relativa vicinanza dell’apparato alla sorgente”, prosegue Giovanni De Lellis

Grazie alle sue caratteristiche, SND@LHC è stato in grado di discriminare i soli eventi dovuti all’interazione tra l’apparato sperimentale e i neutrini prodotti dall’acceleratore nel campione di dati acquisiti nel 2022, costituito da diversi miliardi di muoni. SND@LHC ha osservato 8 eventi candidati interazioni di neutrino muonico, con una significatività statistica superiore a quella necessaria in fisica per confermare un’osservazione.

“Con questi primi risultati dell’analisi dei dati raccolti nel 2022, l’esperimento SND@LHC ha aperto una nuova frontiera nello studio dei neutrini e nella ricerca di materia oscura”, illustra Giovanni De Lellis. “Abbiamo osservato neutrini dal collider con una significatività superiore alle 5 sigma. Alla luce del fatto che una buona parte dei neutrini è originata dai decadimenti di quark pesanti, essi costituiscono un modo unico per studiare la produzione di questi quark, inaccessibile ad altri esperimenti. Queste misure sono anche rilevanti per predire il flusso di neutrini di altissime energie prodotti nei raggi cosmici, sicché l’esperimento fa da ponte tra la fisica degli acceleratori e quella delle astroparticelle”.

L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare svolge un ruolo centrale all’interno della collaborazione con i gruppi delle Università e dell’INFN di Bari, Bologna e Napoli. L’INFN ha infatti costruito il bersaglio dei neutrini e il sistema di identificazione dei muoni, ed è attualmente responsabile dell’analisi dati.

“Questo risultato apre una nuova era, quella della fisica dei neutrini da collisionatore, un nuovo filone di ricerca che l’INFN, sulla base delle proprie riconosciute competenze in questo settore di ricerca, ha contribuito a inaugurare. Questo è il primo risultato: l’indagine proseguirà con lo studio di neutrini muonici a più alta statistica e con la rivelazione di neutrini elettronici e del tau, nonché con la ricerca di materia oscura, grazie alle caratteristiche uniche dell’apparato sperimentale”, conclude De Lellis. 

Per leggere l’approfondimento di Physics Magazine:

https://physics.aps.org/articles/v16/113

Per conclultare l’articolo di PRL:

https://journals.aps.org/prl/abstract/10.1103/PhysRevLett.131.031802

Al nuovo laboratorio tecnologico INFN di Torino il Premio italiano di Architettura per il Miglior edificio

Al nuovo laboratorio tecnologico INFN di Torino il Premio italiano di Architettura per il Miglior edificio

Il nuovo laboratorio dell’INFN a Torino ha ricevuto il Premio italiano di Architettura per il miglior edificio, promosso dalla Triennale Milano e dal MAXXI Museo Nazionale della Arti del XXI secolo. Il riconoscimento è stato assegnato allo studio ELASTICOFarm, che ha progettato l’edificio, nel corso di una cerimonia di premiazione che si è tenuta giovedì 13 luglio nella sede di Triennale Milano.

Il laboratorio si trova in Strada delle Cacce a Torino ed è un edificio semi-industriale dove sono prodotti e assemblati i componenti di grandi esperimenti di fisica nucleare, astrofisica e fisica delle particelle, come gli esperimenti che si svolgono al CERN di Ginevra.

La giuria del premio, composta da un gruppo di esperti nominati da Triennale e MAXXI, ha trovato nel progetto architettonico intitolato S-LAB “uno degli esempi più rappresentativi del lavoro di ricerca linguistico-tecnologica dello studio ELASTICOFarm. Conferisce un forte carattere a una tipologia edilizia teoricamente ‘generica’ trasformandola in occasione di ricerca. L’edificio, infatti, trasforma la tecnologia tradizionale per gli edifici produttivi, la prefabbricazione pesante in cemento armato, in un’occasione di sperimentazione a tutto campo nella sua relazione con il contesto, e nelle sue declinazioni ambientali, atmosferiche, percettive e paesaggistiche”.

“Abbiamo accolto con grande soddisfazione la notizia che il progetto di ELASTICOFarm si sia aggiudicato un premio così prestigioso.” Racconta Angelo Rivetti, direttore della sezione INFN di Torino e aggiunge: “Sono convinto che per la realizzazione dell’edificio, che ospita una gran parte dei laboratori INFN qui a Torino, anche la nostra attività sperimentale abbia fornito spunti per la ricerca e la sperimentazione architettonica. I più vivi complimenti all’architetto Stefano Pujatti e alla sua squadra.”

“S-LAB è un progetto di ricerca architettonica per un edificio dedicato alla ricerca nel campo della fisica fondamentale.” Spiega Stefano Pujatti, architetto dello studio ELASTICOFarm. “Il dialogo con l’INFN ci ha permesso di conoscere le attività di ricerca che conduce l’Istituto e come queste influenzano il nostro modo di pensare. L’edificio ha, infatti, una dimensione sperimentale e credo che la simbiosi che abbiamo creato tra le nostre due ricerche ci abbia permesso di raggiungere un grande risultato.”

 

Foto di Anna Positano, Gaia Cambiaggi – Studio Campo

Ai ricercatori INFN Massimo Ferrario e Lucio Rossi il premio Enrico Fermi 2023 della Società Italiana di Fisica

Ai ricercatori INFN Massimo Ferrario e Lucio Rossi il premio Enrico Fermi 2023 della Società Italiana di Fisica

Il Premio “Enrico Fermi” 2023 della SIF Società Italiana di Fisica è stato assegnato ex-aequo a Massimo Ferrario, ricercatore presso i Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN, Lucio Rossi, professore presso l’Università degli Studi di Milano e ricercatore INFN, e a Frank Zimmermann, ricercatore al CERN, “per i loro eccezionali sviluppi in diverse tecnologie avanzate di accelerazione delle particelle, che vanno dall’accelerazione tramite plasma alla realizzazione di collisori di particelle di altissima energia”.
Il Premio, istituito dalla Società nel 2001, in occasione del centenario della nascita di Fermi, è attribuito con cadenza annuale a uno o più soci che abbiano particolarmente onorato la fisica con le loro scoperte, e sarà assegnato l’11 settembre 2023 a Salerno, nel corso di una cerimonia che si terrà in occasione del 109˚ Congresso Nazionale della Società.

Nelle motivazioni la SIF spiega che Massimo Ferrario è autore di formidabili contributi nel campo dei fotoiniettori ad alta brillanza, delle sorgenti di fotoni di tipo FEL (Free Electron Laser) e dell’accelerazione di particelle tramite plasma. Attualmente Ferrario guida il progetto EuPRAXIA presso i Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN. Si tratta della costruzione di un’infrastruttura di ricerca europea per lo sviluppo di un acceleratore basato sulla tecnologia al plasma. L’idea innovativa, rispetto ai convenzionali acceleratori di particelle, è quella di utilizzare un gas ionizzato, o plasma, per mantenere gli elevati campi elettrici necessari per accelerare le particelle. Il vantaggio degli acceleratori al plasma è che i loro campi di accelerazione possono essere molto più forti di quelli degli acceleratori convenzionali (a radiofrequenza). L’utilizzo di questa nuova tecnologia per gli acceleratori di particelle troverà grande applicazione in ambito scientifico, medico e industriale.

La SIF ha assegnato il premio a Lucio Rossi per il ruolo fondamentale che ha svolto nelle attività di ricerca e sviluppo per grandi magneti superconduttori di altissimo campo. Rossi è stato responsabile della realizzazione di questi magneti per il Large Hadron Collider del CERN di Ginevra, il più grande acceleratore del mondo che ha permesso nel 2012 la scoperta del bosone di Higgs grazie alle osservazioni dei rivelatori ATLAS e CMS. Il sistema di magneti superconduttori di LHC è tuttora la più grande impresa di superconduttività applicata nel mondo. Rossi ha inoltre proposto, fondato e inizialmente diretto il progetto di potenziamento di LHC, High Luminosity LHC, volto ad aumentarne di un fattore 10 la luminosità grazie all’introduzione di tecnologie di frontiera.

La fisica delle particelle a Videocittà 2023

La fisica delle particelle a Videocittà 2023

La fisica delle particelle approda a Videocittà – Il Festival della Visione e della Cultura Digitale, con il videomapping “Forme e colori di una scoperta”, realizzato dall’INFN per celebrare il decennale della scoperta del bosone di Higgs. Dal 13 al 16 luglio nel complesso del Gazometro di Roma, uno spettacolo di luci, forme e suoni trasformerà la facciata di uno degli opifici, portando gli spettatori all’interno del laboratorio del CERN, dove è stata realizzata la scoperta. Le proiezioni avverranno a partire dalle 22.00. 

Sulla facciata del palazzo, si possono seguire le particelle nella loro corsa a velocità inimmaginabili all’interno del Large Hadron Collider (LHC), il più grande acceleratore di particelle esistente, fino a vederle scontrarsi in collisioni ad altissima energia da cui scaturiscono fontane di nuove particelle. Gli elementi architettonici si trasformano poi nei rivelatori di particelle ATLAS e CMS, apparati estremamente sofisticati e alti come palazzi, che osservano milioni di questi scontri al secondo. Fra le collisioni si annida il bosone di Higgs, la particella che ha dato la massa alle particelle elementari, un attimo dopo l’origine dell’universo. La scoperta del bosone di Higgs ha scritto un nuovo capitolo dei libri di fisica: l’annuncio della scoperta, il 4 luglio del 2012 al CERN, è stato seguito nel 2013 dal Premio Nobel a due dei fisici che avevano proposto l’esistenza della particella, Peter Higgs e François Englert. 

Giunto alla sua quinta edizione, il festival Videocittà esplora le forme più avanzate dell’audiovisivo e dei linguaggi digitali. L’evento si rivolge a un pubblico vasto ed eterogeneo attraverso proiezioni, AV performance, talk formativi e divulgativi, installazioni monumentali e immersive, videomapping e videoarte. Il videomapping dedicato alla scoperta dell’Higgs si inserisce in questo contesto cogliendo la sfida di raccontare una storia scientifica attraverso un’esperienza visiva coinvolgente, lavorando all’ intersezione tra arte, scienza e tecnologia per trasmettere i contenuti scientifici attraverso tecniche innovative. Il progetto è stato sviluppato nel 2022 con Luca Agnani Studio – Video Projection Mapping e presentato per la prima volta al Festival della Scienza 2022 sulla facciata di Palazzo Ducale a Genova, con il contributo di ASG Supercondutors. 

Info e biglietti: https://www.videocitta.com/infn-pres-forme-colori/  

PARTITA LA MISSIONE EUROPEA EUCLID

PARTITA LA MISSIONE EUROPEA EUCLID

Roma, 1° luglio 2023 – Nasce da lontano la conoscenza della geometria che, grazie al matematico e filosofo greco Euclide, ha rivoluzionato la misura dello spazio, anche con le leggi che portano il suo nome. Euclid, non a caso, è anche il nome della missione appena decollata da Cape Canaveral. Si tratta di un programma scientifico dell’ESA, uno dei più ambiziosi nel quale l’Italia, attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), gioca un ruolo da protagonista. Il satellite Euclid ospita un telescopio a specchio di 1,2 metri di diametro e due strumenti scientifici, il VIS (VISible Instrument) e il NISP (Near Infrared Spectrometer Photometer), che avranno l’obiettivo principale di osservare il cielo extragalattico con lo scopo di ottenere immagini con altissima risoluzione e misurare gli spettri di milioni di galassie.

Lo scopo scientifico di Euclid è comprendere la natura della materia oscura e dell’energia oscura, uno dei temi di maggiore interesse nell’astrofisica moderna in quanto queste due componenti, misteriose e invisibili, costituiscono il 95% della composizione dell’universo. La missione raggiungerà questo obiettivo attraverso l’osservazione e lo studio di due fenomeni cosmologici diversi e indipendenti: il lensing gravitazionale debole, cioè l’apparente distorsione dell’immagine delle galassie dovuta alla distribuzione non omogenea della materia oscura lungo la linea di vista, e le oscillazioni acustiche della materia visibile (detta barionica) e il clustering delle galassie. Questo studio combinato porrà vincoli sull’equazione che descrive le proprietà dell’energia oscura, potendo permettere di capire se, ad esempio, questa evolva con l’espansione cosmica o sia necessario considerare modifiche alla teoria della Relatività generale di Einstein. Euclid, che ha una massa di circa 2100 chilogrammi, è stato lanciato oggi dalla piattaforma numero 40 della base di Cape Canaveral Space Force Station con un vettore Falcon 9 e sarà posizionato, nelle prossime settimane, i in orbita attorno al punto lagrangiano L2, uno dei punti di equilibrio gravitazionale del sistema Sole-Terra, a 1,5 milioni di km dal nostro pianeta.

“Oggi è un altro importante giorno per lo spazio italiano sia sotto l’aspetto scientifico sia industriale. Il lancio di Euclid – sottolinea il professor Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana – aprirà nuove strade alla comprensione di noi e dell’Universo che ci circonda. Missioni di questo calibro sono la conferma del ruolo che gioca la ricerca scientifica nello sviluppo della conoscenza e della crescita a tutto tondo. Un importante programma nel quale l’ASI ha coordinato un insieme importante realtà nazionali, un lavoro che ci permette di metterle a disposizione di un ambizioso progetto europeo il patrimonio di saper fare e che fa salire il nostro Paese sul palco dei protagonisti. Euclid, che ha visto la collaborazione di oltre 200 fra scienziati e ricercatori italiani, rappresenta una eccellenza che rende lustro alla filiera spaziale italiana”.

L’ASI, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), ha guidato il team industriale che ha progettato e realizzato i contributi agli strumenti, formato da un’Associazione Temporanea d’Imprese con OHB Italia mandataria, SAB Aerospace e Temis mandanti mentre la leadership per la realizzazione della piattaforma è stata affidata da ESA a Thales Alenia Space Italia del gruppo Leonardo.

“Euclid rappresenta la prima iniziativa INFN dedicata al tema dell’energia oscura”, commenta Antonio Zoccoli, presidente dell’INFN. “L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ha infatti contribuito alla realizzazione dello strumento NISP e ora collaborerà all’analisi dei dati che saranno raccolti dal telescopio, mettendo a disposizione anche risorse di calcolo, con l’obiettivo principale di focalizzarsi sullo studio dell’energia oscura e sulla misura della massa del neutrino. Se le ricerche sull’energia oscura rappresentano perciò una novità per il nostro Istituto, quelle dedicate alle misure dirette e indirette delle proprietà dei neutrini rientrano invece tra le ricerche di punta dell’INFN, che, grazie alla sua partecipazione a Euclid, potrà ora integrare le proprie attività e la sua lunga tradizione in questo settore con una nuova tipologia di dati acquisiti con tecniche di tipo astrofisico”.

ASI, inoltre, supporta l’INAF nell’importante ruolo di guida del Science Ground Segment (SGS) e per lo sviluppo del software di bordo dei due strumenti e tutti gli enti di ricerca per le attività nei Science Working Groups. Infine ASI ha affidato ad ALTEC le attività industriali per la progettazione e la realizzazione del Science Data Center italiano della missione sotto la guida di INAF. Ulteriori risorse di calcolo necessarie per l’analisi dati e per le simulazioni dei risultati scientifici saranno inoltre fornite dall’INFN alla componente italiana della missione dall’INFN.

“Con il lancio di Euclid si inaugura una nuova era per la cosmologia” commenta Marco Tavani, presidente INAF. “È sconcertante pensare come il 95 per cento dell’Universo continui a sfuggirci, nonostante gli enormi balzi nella comprensione del cosmo realizzati negli ultimi decenni. Cos’è la misteriosa materia oscura, che tiene insieme le strutture cosmiche e supera di circa cinque volte quella visibile? E l’energia oscura, ancor più elusiva, che guida l’attuale espansione accelerata del cosmo? Sono questi gli affascinanti interrogativi che affronterà Euclid, un’incredibile missione spaziale europea, di cui l’Italia è tra i maggiori partecipanti. Al nostro Paese fa capo infatti circa un quarto di tutto l’impegno necessario per realizzare e far funzionare il satellite, nonché per sfruttare i risultati scientifici della missione. L’Istituto Nazionale di Astrofisica ha il prestigioso e delicato compito di guidare l’intero Science Ground Segment, che coordina l’elaborazione e l’analisi dell’immensa mole di dati raccolti dalla sonda, una volta inviati a terra. Ha inoltre progettato il software per i due strumenti di bordo, il cervello scientifico della missione, e gestirà, una volta in volo, le operazioni di uno di essi, lo spettrografo per il vicino infrarosso NISP.”

In Euclid sono coinvolti oltre duecento scienziati e scienziate italiani, appartenenti all’INAF, all’INFN e a numerose università, in primo luogo l’Università di Bologna e poi Università di Ferrara, Università di Genova, Università Statale di Milano, Università di Roma Tre, Università di Trieste, SISSA, CISAS.

Al lancio seguirà un’intensa fase di tre mesi di test e calibrazione del veicolo spaziale e degli strumenti scientifici in volo, in preparazione alle osservazioni. Nell’arco di sei anni, Euclid osserverà un terzo del cielo con precisione e sensibilità senza precedenti.

Alla fine della sua vita operativa, prevista al momento intorno a sei anni, Euclid avrà prodotto immagini e dati fotometrici per più di un miliardo di galassie e milioni di spettri di galassie, dati che saranno di grande importanza anche per molti altri settori dell’astrofisica.

L’Agenzia Spaziale Italiana ha partecipato, inoltre, alle operazioni di lancio monitorando il satellite dalla sua base di Malindi, il Luigi Broglio Space Center, in Kenya. Le stazioni di terra del Broglio Space Center sono localizzate in una posizione privilegiata per osservare gli eventi chiave della missione. La base di Malindi ha, quindi, effettuato attività di supporto sin dalle prime fasi di partenza tracciando la traiettoria del vettore Falcon 9 e acquisendo il primo segnale di Euclid appena 30 minuti dopo il decollo, per poi eseguire il monitoraggio fino a sei ore dopo la partenza.

Direttori

Roberta Sparvoli nuova direttrice della sezione INFN di Roma Tor Vergata

La Prof.ssa Anna Di Ciaccio, direttrice della sezione INFN di Roma Tor Vergata, dopo 8 anni alla guida della nostra sezione INFN, termina il suo mandato e passerà il testimone alla nuova direttrice, la prof.ssa Roberta Sparvoli, che a partire da oggi, 4 luglio 2023, assumerà, infatti, la direzione della sezione INFN di Roma Tor Vergata.

Professoressa ordinaria di Fisica Nucleare e Subnucleare presso il Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Sparvoli ha partecipato negli ultimi 30 anni a diversi esperimenti prevalentemente nell’ambito della fisica astroparticellare su palloni stratosferici e satelliti di piccole e grandi dimensioni. 

Ad esempio, ha partecipato a esperimenti e/o missioni internazionali quali CALET, GAPS, PAMELA, NINA-1, NINA-2, CSES/Limadou (China Seismo-Electromagnetic Satellite), CSES-01, CSES-02, ecc. Attività sperimentali in collaborazione con, solo per citarne alcuni, NASA, Canada, Agenzia Spaziale Giapponese JAXA, Agenzia Spaziale Italiana ASI, ecc.

Ha ricoperto diversi ruoli in seno all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e all’INFN ed è autrice di oltre 290 pubblicazioni su riviste internazionali con referee anonimi.

La sezione fa i suoi migliori auguri di buon lavoro alla prof.ssa Sparvoli per il nuovo incarico.

(Nella foto, a sinistra la prof.ssa Sparvoli a destra la prof.ssa Di Ciaccio)