MATERIA OSCURA: SUCCESSO PER ARIA, DISTILLATO IL PRIMO ARGON

MATERIA OSCURA: SUCCESSO PER ARIA, DISTILLATO IL PRIMO ARGON

È stato distillato con successo il primo argon nell’impianto Seruci-0 di Aria. Il risultato conferma le prestazioni di progetto dell’impianto prototipo in funzione nella miniera di Monte Sinni di Carbosulcis, nella Sardegna sud-occidentale, e apre così la strada alle attività scientifiche di DarkSide-20k, l’esperimento ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN, la cui tecnologia si basa proprio sull’utilizzo di argon purissimo. L’obiettivo del progetto Aria è, infatti, la purificazione mediante distillazione criogenica di argon a bassissima radioattività, estratto in pozzi sotterranei in Colorado, che sarà impiegato dal rivelatore DarkSide-20k nella ricerca di particelle di materia oscura, un tipo di materia di cui supponiamo l’esistenza, sulla base delle nostre osservazioni astrofisiche, ma che ad oggi non abbiamo ancora mai osservata.

L’articolo scientifico, appena pubblicato sulla rivista internazionale The European Physical Journal C, descrive dunque le misure sperimentali effettuate per la prima volta con la colonna prototipo Seruci-0 dell’impianto di Aria relative alla distillazione criogenica isotopica dell’argon. L’impianto di Aria, progetto dell’INFN e dell’Università di Princeton, e con il supporto finanziario della Regione Autonoma della Sardegna, sarà costituito da una colonna di distillazione criogenica di 350 metri composta di 28 moduli identici al prototipo Seruci-0, ed è in fase di installazione in un pozzo a Seruci.

“Measurement of isotopic separation of argon with the prototype of the cryogenic distillation plant Aria for dark matter searches”

ASSEGNATI I PREMI INFN 2022 PER LE MIGLIORI TESI DI DOTTORATO

ASSEGNATI I PREMI INFN 2022 PER LE MIGLIORI TESI DI DOTTORATO

L’INFN ha assegnato i premi 2022 per le migliori tesi di dottorato nelle cinque aree di ricerca dell’Istituto: fisica subnucleare, astroparticellare, nucleare, teorica e tecnologica, e su attività di ricercae sviluppo nell’ambito del calcolo. I premi, del valore di 2.000 euro ciascuno e assegnati dalle cinque Commissioni Scientifiche Nazionali (CSN) e dalla Commissione Calcolo e Reti (CCR) dell’INFN, sono intitolati alla memoria di illustri fisici italiani o colleghi dell’INFN: Marcello Conversi, Bruno Rossi, Claudio Villi, Sergio Fubini, Francesco Resmini e Giulia Vita Finzi.

 

 

A Elisabetta Manca, della Scuola Normale Superiore di Pisa, e Saverio Mariani, della Scuola Normale Superiore di Pisa, va il premio Marcello Conversi per le migliori tesi di dottorato nel campo della fisica subnucleare. Assegnato dalla CSN1, il riconoscimento premia le due tesi dal titolo “Precision Measurement of W detected in CMS” e “Fixed-target physics with the LHCb experiment at CERN”.

Con questo premio l’INFN rende omaggio alla figura di Marcello Conversi, protagonista negli anni della Seconda guerra mondiale, insieme a Ettore Pancini e Oreste Piccioni, di un esperimento fondamentale che portò alla scoperta del muone e segnò di fatto la nascita della fisica delle alte energie.

 

Il premio Bruno Rossi, dedicato alle migliori tesi di dottorato in fisica astroparticellare, è stato assegnato a Matteo Borghesi, dell’Università di Milano Bicocca, e Stefano Piacentini, dell’Università Roma ‘La Sapienza’, per le tesi dal titolo “Toward the first neutrino mass measurement of Holmes” e “Search for low-mass dark matter with direct detection experiments”.

L’INFN ricorda con questo premio Bruno Rossi, scienziato che ha dato contributi fondamentali alla fisica delle particelle elementari mediante lo studio dei raggi cosmici, tra i primi a scoprire sorgenti di raggi X al di fuori del Sistema Solare e che ha identificato il decadimento del muone e ne ha misurato la vita media.

 
 

La CSN3 ha assegnato il premio Claudio Villi a Daniele Brugnara, dell’Università di Padova, per la tesi “Investigating the 46Ar proton wave function with the 46Ar(3He,d)47K direct reaction”, giudicata come migliori tesi di dottorato nel campo della fisica nucleare.

Con questo premio l’INFN ricorda Claudio Villi, titolare della prima cattedra italiana di fisica nucleare all’Università di Padova. A Villi si deve l’idea di creare i Laboratori Nazionali di Legnaro (LNL) dell’INFN e l’attuale modello organizzativo dell’Istituto, che prende forma durante il suo mandato di presidente (1970-1975).

 

    

Pierluca Carenza, dell’Università di Bari, Elisa Maggio, dell’Università Roma ‘La Sapienza’, e Matteo Sacchi, dell’Università di Milano Bicocca, hanno ricevuto il premio Sergio Fubini dalla CSN4. Le loro tesi sono state reputate le migliori nel campo della fisica teorica e sono intitolate “Astrophysical and cosmological bounds on axions and axion-like particles”“Probing New Physics on the horizon of Black Holes with Gravitational Waves” “Aspects of dualities and symmetry enhancements in three and four dimensions”.

Questo premio è stato istituito dall’INFN per rendere omaggio al fisico teorico torinese Sergio Fubini, scomparso nel 2005, che ha dato significativi contributi alla teoria dei campi e alla teoria delle stringhe.

 

 

Premiate dalla CSN5 le migliori tesi di dottorato in fisica degli acceleratori e delle nuove tecnologie. Il premio Francesco Resmini va a Oriol Sans Planell, dell’Università di Torino, e a Marta Missiaggia, dell’Università di Trento, per le tesi “Development of a Novel Compact Neutron Collimator for Neutron Imaging Applications within the ANET Project” e “Expanding microdosimetry from radiation field characterization to radiobiological damage modeling”.

Il riconoscimento è dedicato a Francesco Resmini, tra i pionieri degli studi sulle macchine acceleratrici e sulla fisica applicata per la diagnostica ambientale e medica.

 
 

 

Il premio Giulia Vita Finzi, attribuito dalla Commissione Calcolo e Reti, per la migliore tesi di laurea magistrale su attività di ricerca e sviluppo nell’ambito del calcolo dell’INFN, è stato assegnato a Bruk Mohamed Nur, dell’Università di Genova, per la tesi “Pre-processing and machine learning in spatial registration of 3D objects”.

Il premio è dedicato alla memoria di Giulia Vita Finzi, colonna portante della Commissione Calcolo e Reti e del CNAF, e uno dei primi web master dell’INFN negli anni pionieristici per queste attività e ricerche tecnologiche.

IXPE

Prorogata di 20 mesi la missione spaziale NASA+ASI Imaging X-ray Polarimetry Explorer (IXPE).

Il Program Scientist della NASA ed il NASA Astrophysics Director hanno firmato il memorandum di estensione e finanziamento della missione su satellite Imaging X-ray Polarimetry Explorer (IXPE), una missione bilaterale USA-Italia, agenzie NASA e ASI, di tipo Small Explorer (SMEX) .
La missione spaziale IXPE sarà estesa di 20 mesi dalla NASA, con l›attivazione di un General Observer program aperto a tutti gli scienziati dal febbraio 2024 al settembre 2025. IXPE sarà poi rivalutato successivamente alla prossima NASA Senior Review of Operating Missions, per una eventuale ulteriore estensione oltre tale data.
La NASA rilascerà l’Announcement of Opportunity (AO) per il programma IXPE Guest Observer (GO) nelle prossime settimane.

Questo traguardo è stato raggiunto grazie alla collaborazione scientifica internazionale che ha reso, la missione IXPE, un satellite di successo, sia dal punto di vista tecnico che scientifico.
IXPE ha esplorato, fino ad ora, lo stato di polarizzazione dei fotoni nella banda elettromagnetica dei raggi X (fotoni di energia tra 2 e 8 keV) emessi da diverse classi di oggetti astronomici nel cielo compatti, aventi campi gravitazionali, elettrici e magnetici estremi.

Al di là degli interessanti risultati astrofisici ottenuti nei primi due anni di missione in volo, essenziali per la decisione positiva di proroga di ulteriori quasi 2 anni, i prossimi mesi potrebbero essere di interesse anche per studi più esotici, ad esempio quelli di fisica fondamentale in ambienti astrofisici così estremi, come la gravità quantistica, birifrangenza, e la ricerca di segnali indiretti di axion-like particles (ALPs) tramite i dati di polarizzazione nei raggi X.

L’Italia sta collaborando attualmente agli obiettivi della missione scientifica IXPE in presa dati, con un team di ricercatori e studenti di ASI, INAF, INFN e Università di Roma Tre. Il contributo italiano comprende anche il coinvolgimento e messa a disposizione della “Luigi Broglio” ground-station di ASI (Malindi, Kenya) e dello Space Science Data Center (SSDC) in ASI.

La Sezione INFN locale di Roma Tor Vergata è coinvolta con Stefano Ciprini, Marco Laurenti e Francesco Tombesi, nell’ambito della sigla INFN di commisisone 2 di esperimento XRO (ovvero satelliti eXTP e IXPE con l’attuale responsabile locale per XRO che è Marco Feroci). Nel centro SSDC per il Team di missione IXPE sono ivi coinvolti Marco Laurenti e Stefano Ciprini assieme ad altri ricercatori INAF e ASI.
A questo annuncio potrebbe seguire un comunicato stampa italiano congiunto ASI+INFN+INAF più generale.

Links utili:

https://www.nasa.gov/mission_pages/ixpe/index.html
https://ixpe.msfc.nasa.gov
https://www.google.com/search?q=site:infn.it++(ixpe+OR+X-ray+polarizzazione)
http://ixpe.iaps.inaf.it
https://ixpe.ssdc.asi.it
https://web.infn.it/csn2/index.php/it/esperimenti/175-esperimenti-2023
https://www.google.com/search?q=site:asi.it++(ixpe+OR+X-ray+polarizzazione)

EINSTEIN TELESCOPE: IL GOVERNO UFFICIALIZZA LA CANDIDATURA ITALIANA PER L’INFRASTRUTTURA DI RICERCA INTERNAZIONALE

EINSTEIN TELESCOPE: IL GOVERNO UFFICIALIZZA LA CANDIDATURA ITALIANA PER L’INFRASTRUTTURA DI RICERCA INTERNAZIONALE

Roma, 6 giugno 2023 – Riuscirà a osservare un volume di universo almeno mille volte maggiore delle infrastrutture di ricerca attuali. Permetterà di studiare i segnali di onde gravitazionali con grandissima precisione. Consentirà di studiare la storia dell’universo andando indietro nel tempo, avvicinandosi quasi al Big Bang. Einstein Telescope è questo e tanto altro. L’Italia si candida a ospitare la grande infrastruttura di ricerca di livello internazionale. Ad ufficializzare la candidatura, questo pomeriggio, è stato il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, insieme al Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani; al Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini; al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone; e al Presidente della Regione Autonoma della Sardegna,Christian Solinas. La Sardegna è la Regione proposta dall’Italia per ospitare la prestigiosa infrastruttura scientifica, nell’area della miniera dismessa di Sos Enattos (Nuoro).

Nella sede dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), già Osservatorio Astronomico di Monte Mario, che ha ospitato la presentazione, sono anche intervenuti Giorgio Parisi, Premio Nobel per la Fisica e presidente del Comitato Tecnico Scientifico per la Candidatura Italiana per Einstein Telescope (ET) e Antonio Zoccoli, Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’Istituto che coordina la cordata scientifica nazionale per la candidatura italiana per ET.

Presenti, inoltre, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alfredo Mantovano ed Ettore Sequi, Ambasciatore e Capo delegazione italiana nel Board of Governmental Representatives di Einstein Telescope

EINSTEIN TELESCOPE (ET)

Einstein Telescope sarà il futuro rivelatore di onde gravitazionali di terza generazione in Europa. Molto più sensibile degli attuali rivelatori della precedente generazione, i due interferometri gemelli Ligo negli Stati Uniti e il rivelatore Virgo in Italia. E riuscirà a osservare un volume di universo almeno mille volte maggiore. ET permetterà di studiare i segnali di onde gravitazionali con grandissima precisione, aprendo opportunità straordinarie per la fisica fondamentale, l’astrofisica e la cosmologia.

Con Einstein Telescope sarà possibile studiare la storia dell’universo andando indietro nel tempo, avvicinandosi quasi al Big Bang. E questo grazie alla rivelazione sulla Terra delle onde gravitazionali prodotte da eventi cosmologici, come la fusione di buchi neri o di stelle di neutroni, a distanze inimmaginabili.

Proprio per il suo enorme potenziale di scoperta e di conoscenza, la comunità scientifica considera Einstein Telescope come un progetto di impatto mondiale. 

PERCHÉ LA CANDIDATURA ITALIANA?

Grazie a un’esperienza di oltre cinquant’anni nello studio delle onde gravitazionali, l’Italia è riconosciuta a livello internazionale come uno dei Paesi scientificamente più preparati a gestire un osservatorio straordinario quale ET.

L’idea di ET si fonda sui successi degli interferometri Virgo (in Italia) e LIGO (negli Stati Uniti) che, grazie alle osservazioni realizzate a partire dal 2015 (anno della scoperta delle onde gravitazionali) sino ad oggi, hanno rivoluzionato il modo di studiare l’universo, rendendo questo ambito di ricerca fondamentale uno dei più promettenti.

Nel 2020 il progetto inizia a concretizzarsi quando l’Italia, a capo di un gruppo di altri Paesi, ha presentato la candidatura di ET allo European Strategy Forum on Research Infrastructures (ESFRI), che ha riconosciuto il progetto come uno dei principali a livello europeo e inserendolo anche nella sua Roadmap 2021 delle grandi infrastrutture di ricerca su cui è rilevante investire.

Enti di Ricerca, Università, Istituti di Ricerca. A sostenere e a supportare la candidatura italiana è una grande comunità scientifica nazionale con importanti competenze multidisciplinari: Agenzia Spaziale Italiana; CINECA; EGO (Osservatorio gravitazionale europeo); Istituto Nazionale di Astrofisica; Istituto Nazionale di Fisica Nucleare; Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia; Consortium GARR (Rete italiana dell’istruzione e della ricerca); Gran Sasso Science Institute; Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale. E ancora, le Università di: Bologna; Cagliari; ‘Luigi Vanvitelli’ della Campania; Genova; Napoli ‘Federico II’; Padova; Perugia; Pisa; Sapienza di Roma; Tor Vergata di Roma; Sassari.

L’Italia a sostegno della sua candidatura può vantare l’esperienza nella realizzazione e gestione di grandi infrastrutture di ricerca sotterranee, come i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, il più grande laboratorio sotterraneo al mondo dedicato alla fisica astroparticellare.

I Paesi Bassi sono l’altro Paese attualmente candidato per ospitare Einstein Telescope.

PERCHÉ LA SARDEGNA?

L’area dell’ex miniera di Sos Enattos, a Lula, in provincia di Nuoro, in Sardegna, è stata individuata per ospitare Einstein Telescope. La Sardegna è una regione caratterizzata da una bassissima sismicità naturale. L’area di Sos Enattos, inoltre, è un’area con scarsa antropizzazione e quindi con disturbi legati alle attività umane estremamente ridotti. Per eseguire le misure di grande precisione, è fondamentale che Einstein Telescope sia collocato in un’area immersa nel ‘silenzio’.

Per la Sardegna poter ospitare questa infrastruttura di ricerca vuol dire poter contare anche su ricadute per l’occupazione e per l’indotto delle aziende.

Nella fase di costruzione, secondo le prime stime, il potenziale in termini di occupazione, considerando effetti diretti e indotti, è di 36.085 unità di forza lavoro, che corrispondono a circa 4.000 persone impiegate full time ogni anno per i 9 anni di costruzione ipotizzati. A regime, l’infrastruttura ospiterà personale altamente qualificato, che lavoreranno nel laboratorio e vivranno in loco. Questa comunità comprenderà tanto personale assunto in pianta stabile dalla struttura – circa 160 unità – quanto flussi regolari di ricercatori in visita scientifica.

 

Registrazione dell’evento Presentazione della candidatura italiana per Einstein Telescope

Presentazione della candidatura italiana per Einstein Telescope

Presentazione della candidatura italiana per Einstein Telescope

Martedì, 6 giugno 2023, alle ore 16.00, sarà presentata la candidatura italiana per Einstein Telescope, la futura grande infrastruttura di ricerca per la rivelazione delle onde gravitazionali, un progetto di impatto scientifico e tecnologico di livello internazionale. L’evento si terrà nella sede dell’INAF Istituto Nazionale di Astrofisica (via del Parco Mellini 84).

Interverranno: il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni; il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani; il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini; il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone; il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alfredo Mantovano. Alla presentazione parteciperanno anche: Giorgio Parisi, Premio Nobel per la Fisica e presidente del Comitato Tecnico Scientifico per la Candidatura Italiana per Einstein Telescope; Ettore Sequi, Ambasciatore e Capo delegazione italiana nel Board of Governmental Representatives di Einstein Telescope e Antonio Zoccoli, Presidente dell’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, l’Istituto che coordina la comunità scientifica nazionale del progetto Einstein Telescope. Sarà presente il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Christian Solinas. La Sardegna è la Regione individuata per ospitare Einstein Telescope, nell’area della miniera dismessa di Sos Enattos.

Segui la Diretta Streaming alle ore 16.00

“MOTORE A MAGNETAR” ALIMENTA I POTENTI LAMPI GAMMA NEL COSMO

“MOTORE A MAGNETAR” ALIMENTA I POTENTI LAMPI GAMMA NEL COSMO

Un team italiano di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e della Stony Brook University (USA) ha dimostrato per la prima volta che una magnetar appena formata e rapidamente rotante, cioè una stella di neutroni con un campo magnetico elevatissimo che ruota su se stessa molte centinaia di volte al secondo, può spiegare in modo dettagliato le diverse fasi dell’emissione dei lampi di raggi gamma, dalla loro violenta accensione fino allo spegnimento definitivo. Questo risultato è stato ottenuto confrontando le previsioni teoriche con un ricco insieme di dati nella banda dei raggi X e gamma. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal Letters. 

I lampi di raggi gamma (in inglese Gamma-Ray Burst, o GRB) sono brevi eventi esplosivi tra i più violenti dell’universo, a distanza di miliardi di anni luce da noi. La loro energia viene trasferita in potentissimi getti collimati che emettono la radiazione che osserviamo. Si ritiene che i GRB siano originati nel processo di formazione di un buco nero di massa stellare, in seguito al collasso gravitazionale di una stella alla fine del suo ciclo evolutivo, o alla collisione e fusione di due stelle di neutroni. Negli ultimi anni è stata sviluppata un’altra ipotesi: i GRB, o almeno una frazione rilevante di essi, potrebbero essere prodotti dalla formazione di una magnetar che ruota su sé stessa molte centinaia di volte al secondo. Le magnetar, come le altre stelle di neutroni, hanno una massa simile a quelle del Sole concentrata in un volume dalle dimensioni comparabili con quelle di una grande città, ma posseggono campi magnetici elevatissimi. Scoperte nella nostra Galassia negli anni ‘90 del secolo scorso, sono caratterizzate da un’intensa emissione di origine magnetica in raggi X e gamma, punteggiata da ricorrenti episodi parossistici di breve durata ed enorme luminosità. La loro origine è ad oggi un mistero tra i più studiati nell’astrofisica degli oggetti compatti. 

Il nuovo lavoro combina conoscenze acquisite nello studio delle magnetar e delle stelle di neutroni che catturano materia con le principali caratteristiche dei GRB, dimostrando come una magnetar appena formata e rapidamente rotante possa spiegare le proprietà di alcuni tra i GRB più studiati meglio di un buco nero.

Simone Dall’Osso, ricercatore presso l’INFN, associato INAF e primo autore dell’articolo, commenta: “Il nostro studio spiega in modo quantitativo le diverse fasi dell’emissione di un lampo gamma e del suo graduale spegnimento. I processi fisici coinvolti sono gli stessi che operano in altri sistemi contenenti stelle magnetiche in rotazione quali nane bianche, stelle di neutroni ordinarie (non magnetar) ed anche stelle ordinarie in fase di formazione. Applicati ad una magnetar appena formata e rapidamente rotante questi stessi processi portano al rilascio di enormi quantità di energia in tempi brevissimi, con segni distintivi identificabili”.  

Giulia Stratta, ricercatrice INAF, associata INFN e membro del cluster di ricerca ELEMENTS presso la Goethe University di Francoforte, aggiunge “Per poter fornire una spiegazione organica delle diverse fasi dei lampi gamma, è stato necessario basarsi sui GRB per i quali abbiamo le informazioni più complete da osservazioni in banda ottica, X e gamma. Si tratta di una dozzina di casi in tutto, frutto di un lungo lavoro di ricerca tra molte centinaia”. 

Lo scenario teorizzato nel lavoro del team italiano suggeriscew che, in una prima fase, la magnetar cattura parte della materia che ancora sta cadendo a seguito del collasso gravitazionale o della collisione tra stelle di neutroni. Questo genera la parte iniziale e più brillante del GRB, liberando un’enorme quantità di energia gravitazionale in poche decine di secondi. Quando l’afflusso di materia diminuisce, la rotazione del campo magnetico della magnetar inizia a respingere la materia stessa fiondandola via – un po’ come un’elica che gira – e una quantità via via più piccola di energia gravitazionale viene rilasciata, causando un graduale calo della luminosità. Infine, quando non vi è più materia che cade, la magnetar si comporta come una stella di neutroni isolata e dissipa progressivamente la sua energia rotazionale. 

Secondo Rosalba Perna, professore ordinario presso la Stony Brook University e co-autore dello studio, “questo risultato getta una nuova luce su due misteri cosmici, suggerendo un probabile legame tra di essi: ‘che cos’è che produce un lampo gamma?’ e ‘dove si formano le magnetar e in quali speciali condizioni, tali da differenziarle dalle altre stelle di neutroni?’“.

Luigi Stella, dirigente di ricerca presso l’INAF di Roma e autore anch’egli dello studio, sottolinea che: “appena formate le magnetar, come anche i buchi neri di massa stellare, possono essere motori astrofisici di eccezionale potenza, capaci di alimentare l’emissione dei lampi gamma, ma anche di generare forti onde gravitazionali, come abbiamo dimostrato in alcuni studi precedenti”.

“Nel prossimo futuro” conclude Dall’Osso “un’ulteriore e definitiva conferma della formazione di una magnetar potrà venire proprio  dalla rivelazione di un segnale in onde gravitazionali”.

DI BELLEZZA SI VIVE: BUCHI NERI A CITTÀ DELLA SCIENZA

DI BELLEZZA SI VIVE: BUCHI NERI A CITTÀ DELLA SCIENZA

È stata presentata il 31 maggio a Città della Scienza l’Istallazione immersiva Buchi Neri, curata da Fondazione Horcynus Orca e da Fondazione Messina, e dall’ Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), partner del progetto Di Bellezza Si Vive. L’Installazione è stata progettata Interaction Designer Dotdotdot, con il contributo dei ricercatori della Collaborazione Scientifica Virgo e dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo EGO ed Ecosmedia soc. coop.. L’Installazione è una delle attività previste nell’ambito mondi digitali, che rappresenta uno degli ambiti di sperimentazione del Progetto Di Bellezza Si Vive, selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini per il Fondo dedicato al contrasto della povertà educativa minorile. Il progetto intende creare, con un percorso di ricerca-azione un metodo educativo originale che dimostri come la bellezza, nel campo dell’arte visiva, della musica, del teatro, della danza, del paesaggio, della cura dei luoghi, rappresenti un’esperienza fondante capace di estendere il potenziale degli individui da un punto di vista emozionale, cognitivo e comportamentale, contrastando la povertà educativa, migliorando le condizioni di vita e, in ultima analisi, riducendo i costi sociali.

Buchi Neri è uno dei nuovi scenari dei Parchi della Bellezza e della Scienza gestiti dalla Fondazione Messina di cui la Fondazione Horcynus Orca è uno degli Enti fondatori. I Parchi sono un’infrastruttura educativa a rete nata da un imponente processo di rigenerazione territoriale. Ogni parco diverso per genius loci e le proprie vocazioni è un attrattore territoriale che riconosce la “bellezza” come fondamento generativo delle esperienze educative. Nel percorso “Dall’Infinitamente grande all’Infinitamente piccolo”, Fondazione Horcynus Orca e INFN hanno realizzato e installato, in modo permanente nel Parco Horcynus – Museo MACHO e nel Parco Sociale di Forte Petrazza, le gli scenari immersivi e Spazio Tempo e Buchi Neri.

“Entrambi gli scenari sono un viaggio virtuale e immaginifico alla scoperta del Cosmo e della Materia e a forme di insegnamento inedite della fisica e dell’astrofisica che incuriosiscano e motivino i ragazzi in modo partecipe ed esperienziale allo studio, perché spinti dallo stupore, dalla bellezza dei mondi lontani e invisibili, aprendo alle grandi domande di senso. – ha messo in evidenza Giorgia Turchetto, Responsabile del progetto Di Bellezza Si Vive — L’aver portato l’istallazione alla Città della Scienza di Napoli, è stata un’importante azione di disseminazione del progetto e certamente di una delle azioni più originali, innovative e riuscite che ha reso fruibile l’esperienza ad un numero considerevole di minori e adulti che possono vivere un’esperienza totalizzante: le pareti mostrano il buco nero che assorbe tutti gli elementi dello spazio che si trovano intorno al suo campo gravitazionale. Le galassie e gli elementi celesti sono in movimento sullo sfondo, in modo caotico ne sono attratti e risucchiati, mentre si è avvolti nel suono emesso da questo corpo celeste”.

“Di bellezza si vive, lo sappiamo bene noi fisici, perché è proprio la bellezza della natura che ci ha ispirati nell’intraprendere il mestiere della ricerca, ed è la ricerca della bellezza che ci guida ogni giorno alla scoperta di nuove conoscenze”, commenta Antonio Zoccoli, Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. “Entrare in rapporto con la bellezza fin da piccoli è fondamentale per la crescita delle persone, per la formazione dei cittadini di domani, di ciò siamo fermamente persuasi. Come INFN, abbiamo quindi accolto con grande piacere e interesse l’opportunità di partecipare al progetto Di Bellezza Si Vive, e di poterci confrontare su questo tema con realtà che operano in diversi contesti culturali e che per questo possono arricchire la nostra visione con prospettive diverse. Siamo soddisfatti di essere riusciti, ispirati dallo stesso principio comune, a realizzare tutti assieme una nuova e originale esperienza, la sala immersiva dedicata ai buchi neri. Un’occasione, che speriamo coinvolga in particolare i più piccini e i giovani, per entrare in relazione, vivendo e condividendo un momento di bellezza, sia con gli altri, sia con alcuni dei concetti più affascianti, ma anche più complessi, della fisica, perché sperimentare la bellezza è una via maestra verso la curiosità e la conoscenza”, conclude Zoccoli.

“La conoscenza è un processo che coinvolge i nuclei più profondi della nostra affettività. In un periodo storico nel quale la bulimia delle informazioni ha generato una traslazione fra coscienza e conoscenza c’è un grande bisogno di cerare metodologie e strumenti capaci di declinare creatività e rigore scientifico”, spiega Gaetano Giunta, fondatore di Fondazione di Comunità di Messina ha sottolineato. “Domande più che risposte e coinvolgimento pieno della “persona”. Le ricerche e le sperimentazioni realizzate nell’ambito del Progetto Di Bellezza Si Vive costituiscono una frontiera avanzata di questa necessità contemporanea”, conclude Giunta.

“Nell’installazione immersiva ‘Buchi Neri’ si condensano due delle principali missioni di Città della Scienza: da un lato la diffusione della cultura scientifica, che rimane il principale oggetto delle nostre attività; dall’altro il contrasto alla povertà educativa, che per noi rappresenta un impegno quotidiano, operando nel Mezzogiorno, e non a caso questo progetto di installazione sui buchi neri è stato selezionato dall’impresa sociale”, sottolinea Riccardo Villari, Presidente di Città della Scienza. ‘Con i Bambini’ come attività contro la povertà educativa minorile.  È seguendo queste due direzioni che continuiamo a operare, conseguendo risultati importanti in termini di visite. Da novembre 2022 (quando la mostra è stata inaugurata) a oggi, il Science Centre ha avuto oltre 170.000 visitatori tra studenti, famiglie e turisti”, conclude Villari. 

Nell’installazione immersiva Buchi Neri, il visitatore avvicinandosi sempre di più al buco nero vede gli effetti della sua straordinaria forza di attrazione sulla propria immagine: come nel processo detto di spaghettificazione, via via si deforma e si allunga verso il buco nero, fino a esserne irrimediabilmente catturata e, dopo aver spiraleggiato attorno ad esso, viene infine fagocitata, contribuendo ad accrescere la massa del buco nero stesso.

A Napoli, l’Istallazione immersiva Buchi Neri è aperta al pubblico fino al 30 luglio nell’ambito della Mostra “Spazio al Futuro”, realizzata dalla Fondazione Idis-Città della Scienza, in partnership con INFN e numerosi altri centri di ricerca e Università.

THE BIG DATA SOCIETY: TORNA LA SCUOLA  DI COMUNICAZIONE E GIORNALISMO SCIENTIFICO A ERICE

THE BIG DATA SOCIETY: TORNA LA SCUOLA DI COMUNICAZIONE E GIORNALISMO SCIENTIFICO A ERICE

Nuova edizione per la Scuola di comunicazione e giornalismo scientifico di Erice che ha appena aperto il bando 2023 per l’assegnazione di 20 borse di studio per giornalisti e comunicatori scientifici che avranno l’opportunità di partecipare a una scuola internazionale per giovani professionisti dedicata a scienza e comunicazione. L’edizione 2023 è dedicata al tema “THE BIG DATA SOCIETY. What Quantum, supercomputing and AI can and cannot do for science” e si svolgerà dall’8 al 10 ottobre 2023 in Sicilia.

La scadenza per presentare domanda è il 2 luglio 2023.

Leggi tutte le informazioni su https://ericescicomschool.lnf.infn.it/ La scuola Internazionale di comunicazione e giornalismo scientifico di Erice è una scuola breve organizzata dall’Istituto nazionale di Fisica Nucleare che si tiene annualmente nella sede del Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana a Erice. Dopo lo stop dovuto alla pandemia, la scuola riparte con la nuova collaborazione tra l’INFN e Nature Italia, la rivista digitale dedicata alla ricerca in Italia e alla comunità scientifica italiana edita da Nature Portfolio. Il programma prevede l’alternarsi di lezioni, dibattiti e attività intreattive dedicate alla scienza e alla comunicazione e giornalismo scientifico centrate sul tema di ciascuna edizione

(immagine: foto di gruppo dell’edizione 2017)

EDOARDO BORGOMEO CON “ORO BLU” VINCE IL PREMIO ASIMOV 2023

EDOARDO BORGOMEO CON “ORO BLU” VINCE IL PREMIO ASIMOV 2023

Più di 13 000 studenti e studentesse da 320 scuole superiori hanno preso parte alla giuria del premio di divulgazione scientifica promosso dall’INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare

Oro blu. Storie di acqua e cambiamento climatico di Edoardo Borgomeo, edito da Editori Laterza, è il libro di divulgazione scientifica che quest’anno si aggiudica il Premio ASIMOV. Con l’annuncio del libro vincitore si è appena conclusa l’ottava edizione del premio di divulgazione scientifica e progetto per le scuole superiori, promosso dall’INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, che quest’anno ha visto più di 13 000 studenti e studentesse da 320 scuole partecipare nel ruolo giurati, a testimonianza di una sempre più solida collaborazione tra i mondi della scuola, della ricerca e della cultura.

Edoardo Borgomeo è risultato il vincitore tra gli altri cinque finalisti selezionati dalla commissione scientifica: Marco Malvaldi con Il secondo principio, Giorgio Parisi con In un volo di storni, Telmo Pievani con Serendipità. L’inatteso della scienza, Antonello Provenzale con Coccodrilli al Polo Nord e ghiacci all’Equatore e Guido Tonelli con Tempo: il sogno di uccidere Chronos.

“L’autore con un linguaggio comune, arricchito con metafore, modi di dire e con espressioni talvolta ironiche porta il lettore in nove luoghi diversi sulla Terra dove l’acqua è protagonista. […] Queste storie, apparentemente diverse, sono tutte accomunate da un concetto, che Borgomeo riprende in ogni capitolo, ossia quello di “idrofilia”, ovvero il legame che noi tutti dovremmo instaurare con l’acqua, dando a questa valore, senza sprecarla o inquinarla”, racconta nella sua recensione al libro Matilda Ceccarello, studentessa del Liceo Scientifico Eugenio Curiel di Padova. “La lettura di questo saggio è stata per me illuminante; ero un ragazzo di città, pensavo che l’acqua scorresse in un’unica direzione, ora so che non è così, so che cerca sempre di tornare da dove è arrivata, è inutile combatterla o aver paura di lei. Dobbiamo imparare a vivere simbioticamente con essa, dobbiamo capire nel profondo cosa significa idrofilia” commenta Andrea Rubino del Liceo classico Convitto Nazionale Domenico Cotugno de L’Aquila.

I veri protagonisti del Premio ASIMOV, infatti, sono gli studenti e le studentesse che, leggendo i libri e scrivendo le loro recensioni, ne costituiscono la giuria e, proprio in base alle recensioni, vengono valutati e premiati a loro volta durante le cerimonie regionali che si svolgono nelle settimane precedenti l’annuncio. All’ottava edizione hanno partecipato scuole da 19 regioni d’Italia che si sono collegate alla cerimonia nazionale tenutasi oggi, 6 maggio, dalle 12.00 alle 13.00 in diretta sul canale YouTube del Premio ASIMOV dalla Sala Consiliare del Comune di Pescara. Hanno aperto la cerimonia Ezio Previtali, direttore LNGS Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN, Marcello Antonelli, Presidente del Consiglio Comunale di Pescara, e Rosanna Buono, Ufficio Scolastico Regione Abruzzo. Sono poi intervenuti Anna Parisi, dell’Associazione Librai Italiani, Francesco Vissani di LNGS – INFN, coordinatore e fondatore del premio, Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica 2021, con un messaggio registrato per gli studenti e Edoardo Borgomeo, vincitore di quest’anno, che ha potuto raccontare il suo libro e rispondere alle domande degli studenti in sala e online.

L’evento è stato organizzato dai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN, dal Comune di Pescara e dalla Commissione scientifica del premio ASIMOV.

Il Premio ASIMOV

Il Premio ASIMOV è un premio per la divulgazione scientifica e un progetto per le scuole superiori, promosso dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare con la collaborazione di numerosi enti, istituzioni, università e associazioni. L’obiettivo è diffondere la cultura scientifica tra i giovani e le giovani, favorendo le interazioni tra scuola, università e mondo della ricerca e incoraggiando scambi e occasioni di mutuo arricchimento con le discipline umanistiche.

Per questo la giuria del Premio ASIMOV è composta da studenti e studentesse delle scuole superiori che hanno il compito di leggere, votare e recensire i libri finalisti selezionati dalla Commissione Scientifica del Premio. Inoltre, tutte le recensioni degli studenti sono lette e valutate dalle Commissioni Scientifiche Regionali, che quest’anno hanno visto la collaborazione di oltre mille insegnanti, ricercatori e ricercatrici dell’INFN, delle Università e del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), ma anche giornalisti, scrittori ed esponenti del mondo della cultura scientifica e letteraria.

Il Premio ASIMOV è nato nel 2015 con una prima edizione interamente abruzzese. Da allora, grazie al supporto dell’INFN e al grande entusiasmo di tutte le persone partecipanti, di anno in anno ha coinvolto un sempre maggior numero di studenti, studentesse, docenti, ricercatori e ricercatrici ed esponenti del mondo della cultura. Oggi partecipano 320 scuole per un totale di circa 13011 studenti e studentesse di Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino-Alto Adige, Umbria e Veneto.

Dal 2018 il Premio ASIMOV è diventato un progetto del Comitato di Coordinamento della Terza Missione dell’INFN, assumendo un carattere nazionale.

Dal 2020 l’iniziativa è arrivata oltreoceano con una prima edizione del Premio ASIMOV Brasil, organizzata dall’Instituto de Estudos Avançados (IdEA) e dall’Universidade Estadual de Campinas (Unicamp).

RIGHE E COLONNE, DAI PAPIRI DI ERCOLANO EMERGONO LE GRIGLIE PER DELIMITARE LO SPECCHIO DI SCRITTURA

RIGHE E COLONNE, DAI PAPIRI DI ERCOLANO EMERGONO LE GRIGLIE PER DELIMITARE LO SPECCHIO DI SCRITTURA

COMUNICATO CONGIUNTO UNIPI-CNR-INFN-BIBLIOTECA NAZIONALE DI NAPOLI. La conferma scientifica arriva da una ricerca condotta da Università di Pisa, CNR e INFN e pubblicata in Scientific Reports
Anche gli scribi antichi che esercitavano la loro arte sui papiri di Ercolano utilizzavano diversi tipi di griglie per delimitare lo specchio di scrittura. La prima conferma scientifica di questa consuetudine, di cui gli autori classici ci avevano tramandato notizia, si deve ai risultati del gruppo di lavoro del Progetto ERC Advanced Grant 885222-GreekSchools, coordinato da Graziano Ranocchia, professore del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa, e dedicato all’analisi con tecniche avanzate dei papiri carbonizzati di Ercolano, custoditi presso la Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli. Lo studio che ha portato a questa importante scoperta è presentato sulla rivista Scientific Reports, pubblicata da Nature portfolio.

La pubblicazione, frutto della collaborazione di fisici, chimici e papirologi, ha evidenziato per la prima volta la presenza di vari tipi di griglie nei rotoli librari greci dell’antichità. Era già noto dagli autori classici che gli scribi antichi utilizzavano a questo scopo un righello e una rondella di piombo, la quale strofinata sulla superficie del papiro lasciava un’esile traccia appena visibile, che serviva a indicare i confini dello specchio di scrittura. Mai finora ne era stata evinta traccia nei numerosissimi papiri a noi pervenuti dall’antichità, al punto che i moderni studiosi si sono arrovellati per decenni sul significato di tali testimonianze. Gli esperimenti di macro-fluorescenza a raggi X a scansione eseguiti su papiri ercolanesi della Biblioteca Nazionale di Napoli dal gruppo del dottor Paolo Romano, dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale del Cnr (Cnr-Ispc) di Catania, e dei Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare hanno fornito la prova sperimentale della correttezza di queste informazioni. Grazie alla strumentazione portatile sviluppata in Cnr-Ispc con il progetto MUR PON IR SHINE, sono stati rivelati per la prima volta diversi tipi di griglie costituite da linee di piombo disposte in senso ortogonale al fine evidente di delimitare spazi intercolonnari, colonne, intercolunni e singole linee di scrittura.

“Si tratta di una scoperta sensazionale per la papirologia, – afferma il professor Graziano Ranocchia – ora abbiamo conferma di quanto prima potevamo solo immaginare. È inoltre finalmente dimostrato che la sistematica inclinazione delle colonne di scrittura nei rotoli letterari, la cosiddetta Legge di Maas, era un fatto estetico intenzionale degli scribi antichi, e non un segno di mancata accuratezza grafica, come è stato da alcuni ipotizzato”.

“Lo sviluppo di strumentazioni e metodi non invasivi per l’analisi in situ sta portando importanti avanzamenti nella diagnostica dei beni culturali, – continua la dottoressa Costanza Miliani, direttrice del Cnr-Ispc – in particolare lo scanner XRF sviluppato da Ispc-Cnr per la piattaforma di accesso MOLAB dell’infrastruttura di ricerca E-RIHS permette di rivelare informazioni preziose sulla composizione chimica e la distribuzione degli elementi grazie a sensibilità e risoluzione spaziale senza pari, come per le ultra-tracce di piombo residuale delle line di scrittura dei papiri di Ercolano”.

Grande soddisfazione è stata espressa anche dalla direttrice della Biblioteca Nazionale di Napoli, la dottoressa Maria Iannotti, che fin dall’inizio del suo mandato ha fortemente creduto nella necessità di stringere collaborazioni con università ed enti di ricerca per la valorizzazione dell’ingente patrimonio dell’Istituto da lei guidato, il quale comprende, oltre ai papiri, un’importante collezione di manoscritti antichi e incunaboli e, tra gli altri, importanti autografi di Giacomo Leopardi e Benedetto Croce: “Questo è un nuovo inizio per gli studi concernenti le nostre collezioni e un modello di cooperazione istituzionale da estendere ad altri casi dello stesso genere. A mio giudizio, la conservazione e la ricerca devono andare di pari passo e devono comunicare tra di loro a vantaggio sia dell’una che dell’altra”.

Questa collaborazione, che vede la Biblioteca Nazionale di Napoli per la prima volta cobeneficiaria di un progetto finanziato dalla Commissione Europea, è rafforzata anche dalla recente sottoscrizione di apposite convezioni sia con il Cnr-Ispc, sia con l’Università di Pisa.

“Da quando il Dipartimento da me guidato ha deciso di ospitare il Progetto GreekSchools – conclude la direttrice del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, la professoressa Roberta Ferrari – le occasioni di collaborazione istituzionale e di visibilità pubblica delle nostre attività di ricerca sono notevolmente aumentate, anche con l’attrazione di altri progetti finanziati e il recente importante riconoscimento ministeriale del Dipartimento di Eccellenza 2023-2027, che con il Progetto CECIL si propone come avanguardia nel contrasto all’impoverimento linguistico”.

 

Fotocomposizione. A sinistra, lo scanner MA-XRF durante le indagini in situ sui papiri di Ercolano. Durante le misure dei papiri lo strumento è stato utilizzato in configurazione orizzontale. I campioni sono stati misurati in scansione continua con una risoluzione laterale di 250µm e tempo di acquisizione per pixel pari a 10 ms. A destra, (a) mappa di distribuzione del piombo ottenuta tramite l’imaging MA-XRF su una superficie di papiro di 30×6 cm2; (b) Immagine infrarossa a 1000 nm.Le linee rosse indicano i bordi di ogni spazio intercolonnare (colonna + intercolunnio); il rettangolo blu indica l’area del campione esaminato. Su concessione del Ministero della Cultura (credito fotografico: Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, Napoli – Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale) (b).