L’INFN AL FESTIVAL DELLA SCIENZA DI GENOVA 2023

L’INFN AL FESTIVAL DELLA SCIENZA DI GENOVA 2023

Giochi, laboratori, mostre e conferenze spettacolo sulla fisica: anche quest’anno, dal 26 ottobre al 5 novembre, l’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare partecipa al Festival della Scienza di Genova, di cui è partner istituzionale. Il Festival della Scienza di Genova, giunto quest’anno alla sua ventunesima edizione, è fra i più importanti eventi nazionali dedicati alla scienza per il grande pubblico.

Sono numerose le iniziative per le scuole e le conferenze proposte quest’anno dall’INFN al Festival e non mancheranno installazioni multimediali e mostre per avvicinare le migliaia di partecipanti al festival alla fisica e alla ricerca dell’INFN. 

Nel porticato di Palazzo Ducale, cuore della manifestazione, sarà presente l’installazione multimediale interattiva Collisioni, che reagendo al movimento delle mani del visitatore simula l’accelerazione dei fasci di particelle che si scontrano producendo una fontana di scie colorate, dove si cela talvolta l’impronta di nuove e misteriose particelle. A Palazzo Rosso, invece, la mostra Le impronte rivelate. Scienziati alla ricerca dell’invisibile a cura del progetto dell’INFN per le scuole ScienzaPerTutti accompagnerà il pubblico tra le idee e le scoperte di alcuni tra gli scienziati e le scienziate che hanno lasciato il segno nella fisica e nella storia del ‘900. 

Le conferenze dell’INFN si aprono il 30 ottobre con la conferenza spettacolo Nove volte sette che si terrà alle 21.00 in Sala del Maggior Consiglio a Palazzo Ducale. Michela Milano, direttrice di ALMA-AI Research Institute on Human-Centric Artificial Intelligence dell’Università di Bologna, e Antonio Zoccoli, presidente dell’INFN e della Fondazione ICSC, ci guidano in un racconto sul supercalcolo e i big data, su capacità e limiti di questi strumenti digitali. Scenari immaginifici e rappresentazioni astratte generate dall’interazione tra la musica jazz di Umberto Petrin e l’arte digitale di Limiteazero, accompagnate dalla voce narrante di Bianca Mastromonaco, fanno da sfondo al racconto di una rivoluzione in atto, quella dei dati e del digitale, che investe anche le nostre nozioni di intelligenza, decisione e creatività.

Sarà sempre la Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale a ospitare il 1° novembre, alle 21.00, la conferenza spettacolo a cura di EGO – European Gravitational Observatory Il futuro sotto la montagna. Il telescopio nella miniera e la Sardegna su Einstein Telescope, l’interferometro del futuro per rivelare le onde gravitazionali che l’Italia è candidata a ospitare in Sardegna. Una straordinaria sfida scientifica, tecnologica e sociale che potrebbe creare un ponte tra il territorio sardo e la realtà internazionale della ricerca scientifica, creando un modello di sviluppo sociale ed economico. A raccontarcela saranno Massimo Carpinelli, EGO e INFN e Università Milano Bicocca, Marcello Fois, scrittore, Diana Höbel, attrice, e Edwige Pezzulli, ricercatrice INAF. 

Sempre il 1° novembre, alle 15.00 in Biblioteca Universitaria, si terrà l’evento a cura di INFN e SISFA Da Via Panisperna al CERN e all’ESA. Edoardo Amaldi e la scienza senza confini con la proiezione del documentario “La Scelta. Edoardo Amaldi e la scienza senza confini” che illustra la storia della fisica nucleare dalle pionieristiche ricerche del gruppo di Fermi a Roma negli anni ’30 all’impegno di Amaldi per la nascita dell’INFN, del CERN e dell’ESA. La proiezione sarà seguita da una discussione con Giovanni Battimelli dell’Università La Sapienza di Roma, Lodovica Clavarino dell’Università di Roma 3, Giovanni Darbo della Sezione INFN di Genova, e Adele La Rana dell’Università di Macerata, moderati da Ivana Gambaro della Società Italiana degli Storici della Fisica e dell’Astronomia e Associazione Filosofica Ligure. Il 2 novembre, invece, alle 18.30 in Sala del Minor Consiglio a Palazzo Ducale, Chiara Sirignano, ricercatrice INFN e dell’Università di Padova, partecipa all’incontro organizzato dall’INAF Il satellite EUCLID e le impronte dell’Universo sul mistero dell’energia oscura e sul telescopio spaziale EUCLID che, lanciato nel luglio 2023 dal Falcon 9 di SpaceX, costituisce una sfida scientifica e tecnologica in cui l’Italia ha un ruolo fondamentale sia per il coinvolgimento di università ed enti di ricerca nazionali sia per quello dell’industria aereospaziale. Insieme a Chiara Sirignano, interverranno Anna Di Giorgio, INAF e ESA, Elisabetta Tommasi, ASI, moderate da Sandro Bardelli, INAF. Sempre in Sala del Minor Consiglio, il 3 novembre, alle 11.00 il progetto per le scuole e premio per l’editoria scientifica promosso dall’INFN Premio ASIMOV organizza un incontro con Edoardo Borgomeo, scrittore e vincitore dell’edizione dell’anno scorso del Premio con il libro Oro blu. Storie di acqua e cambiamento climatico.

Non mancano come sempre numerose attività per le scuole, dalle elementari alle superiori, che avranno occasione di cimentarsi in esperimenti e giochi per avvicinarsi sempre di più alla moderna ricerca in fisica. Dalla scoperta dell’atomo alle collisioni in LHC, dagli esperimenti sotto il mare a quelli sotto le montagne. I laboratori si terranno per tutta la durata del festival in diversi luoghi aderenti alla manifestazione, a parte l’attività GRANSASSO VIDEOGAME. Scopri la fisica a colpi di pixel aperto alle scuole superiori nella mattinata del 27 ottobre, in Sala Storia Patria a Palazzo Ducale, e l’evento di presentazione del progetto dell’INFN in collaborazione con CERN e Fondazione Agnelli HOP Hands-On Physics dedicato ai docenti e alle docenti della scuola media che avrà luogo nella stessa sala di palazzo Ducale il 31 ottobre alle 15.30.

Tutti i dettagli relativi all’acquisto dei biglietti e alle prenotazioni sono disponibili sul sito del Festival.

SCIENZA E ARTE: IA E TECNOLOGIE INNOVATIVE ALLEATE PER DE CHIRICO

SCIENZA E ARTE: IA E TECNOLOGIE INNOVATIVE ALLEATE PER DE CHIRICO

Sono stati recentemente presentati, nel corso di un evento dedicato, che si è tenuto al Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese di Roma, i risultati conclusivi del progetto di ricerca ARTEMISIA (ARTificial intelligence Extended-Multispectral Imaging Scanner for In-situ Artwork analysis), ottenuti utilizzando indagini diagnostiche innovative, elaborate attraverso l’uso di algoritmi di intelligenza artificiale, sulle opere della collezione permanente Giorgio de Chirico dello stesso Museo, in particolare sul quadro Mobili nella Stanza, del 1927.

Il progetto, finanziato dalla Regione Lazio e dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito dei progetti di ricerca e sviluppo del Distretto Tecnologico per i Beni Culturali del Lazio (DTC),  è frutto di una biennale collaborazione interdisciplinare tra la rete INFN-CHNet (Cultural Heritage Network) per i beni culturali dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), in collaborazione con il partenariato composto dal Dipartimento di Ingegneria Chimica Materiali Ambiente della  Sapienza Università di Roma, l’Istituto Centrale per il Restauro (ICR), XTeam Software Solutions s.r.l, Vianet s.r.l. e, in qualità di portatore di interesse, la Sovrintendenza Capitolina.

“Portare la strumentazione sviluppata nei laboratori di ricerca all’interno dei musei è oggi la strada su cui far incontrare la frontiera delle indagini diagnostiche con l’esigenza di conoscere e preservare i materiali che costituiscono le opere d’arte”, spiega la coordinatrice scientifica del progetto Mariangela Cestelli Guidi dei Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN. “L’innovazione di questo progetto risiede nell’integrazione di due tecniche di indagine diagnostica non invasive, l’imaging iperspettrale e il macro-scanner FT-IR, e lo sviluppo di algoritmi di intelligenza artificiale dedicati sia al riconoscimento automatico dei materiali pittorici, sia al monitoraggio dello stato di conservazione delle opere in esame. Le due tecnologie – prosegue Cestelli Guidi – sono complementari dal punto di vista dell’informazione diagnostica: l’imaging iperspettrale riesce a individuare prevalentemente i materiali inorganici, come i pigmenti, mentre la spettroscopia infrarossa FT-IR è in grado di identificare i materiali organici, come leganti e vernici. La fusione delle informazioni ottenute dalle tue tecniche, unita alla possibilità di interrogare un database attraverso l’intelligenza artificiale, ha consentito in un tempo molto breve di ottenere una caratterizzazione completa dei materiali che sono presenti sull’opera per indirizzare meglio gli interventi di restauro e pianificare una corretta strategia conservativa”. “Inoltre, è importante dedicare attenzione anche al tema della condivisione con il pubblico dei risultati, delle informazioni e delle conoscenze che si acquisiscono, per esempio sui materiali e sulle tecniche usate dall’artista. Una condivisione che oggi può essere facilitata e resa ancora più piacevole e divertente dalle opportunità offerte dalle nuove tecnologie, come la realtà virtuale, per scoprire l’invisibile che c’è dietro a quanto si vede sulla tela”, conclude Mariangela Cestelli Guidi.

Su questo aspetto, la Direttrice Federica Pirani della Direzione Patrimonio artistico delle ville storiche della Sovraintendenza Capitolina ha auspicato la diffusione dell’uso e della conoscenza di questa tecnologia: “Non solo nelle mostre ma anche nei Musei e nelle collezioni permanenti, che devono essere coinvolti e interessati alla restituzione delle informazioni tralasciate normalmente dalle guide, dalle audioguide e dai QR Code, dove non si parla mai, o quasi, delle tecniche pittoriche”. “Per esempio, senza la produzione di colori in tubetti d’alluminio, che di per sé potrebbe sembrare un’invenzione piuttosto banale, la pittura impressionista avrebbe probabilmente preso altre strade e magari non sarebbe oggi così amata dal pubblico. Vanno raccontati il fascino e le potenzialità che legano progressi scientifici e tecnologici ai progressi artistici, e quindi, in ultima istanza, le discipline STEM a quelle umanistiche”.

A proposito della tecnica del dipinto di Giorgio De Chirico Mobili nella Stanza, per Federica Pirani: “Il progetto ha evidenziato che il legante utilizzato dal pittore è stato l’olio, in linea con quanto riportato nel Piccolo trattato di tecnica pittorica, una sorta di vero e proprio ‘ricettario’ di colori e tecniche usate dall’artista stesso e da lui scritto”. “Per quanto riguarda i pigmenti, poi, è stata identificata la presenza di bianco di zinco (sia puro sia usato in miscela con gli altri pigmenti), di blu di cobalto, e delle terre per le tonalità calde (rosso, marrone e viola). Mentre, per quanto riguarda l’identificazione di prodotti di degrado, è stata notata la presenza di carbossilati, prodotti di alterazione che si formano naturalmente dall’interazione dello zinco (contenuto nel pigmento bianco di zinco) con l’olio”, conclude Federica Pirani.  

“L’ICR ha messo a disposizione del progetto competenze sia in materia di conoscenza dei materiali costitutivi delle opere d’arte e delle tecniche esecutive, sia in ambito di restauro, sia per quanto riguarda la diagnostica applicata ai beni culturali”, hanno spiegato Marcella Ioele e Barbara Lavorini, funzionarie dell’Istituto Centrale per il Restauro, le quali, in base alle analisi eseguite e alla consultazione delle fonti, hanno realizzato i provini per la banca dati, utili all’acquisizione delle feature spettrali con le diverse strumentazioni. Le funzionarie dell’ICR hanno, inoltre, sottolineato che la tecnologia messa a punto nel progetto ARTEMISIA, può essere anche un valido strumento di monitoraggio per i restauratori nelle operazioni di pulitura.

Giuseppe Bonifazi, professore di Ingegneria delle Materie Prime presso il Dipartimento di Chimica Materiali Ambiente della Sapienza Università di Roma, ha illustrato ulteriori dettagli della ricerca, soffermandosi sulle informazioni complementari che sono state ottenute unendo diverse tecniche analitiche: “Il nostro occhio è sensibile tra i 400 e i 700 nanometri ma con gli infrarossi possiamo coprire dai 700 ai 2500 nanometri”. “L’interazione spettroscopica di un intervallo spettarle esteso dai raggi X all’infrarosso a onde corte ha permesso un’analisi sia molecolare (sui composti organici), sia elementale (sui pigmenti inorganici)”. Altro grande vantaggio – prosegue Bonifazi – è stato quello di produrre, accanto all’immagine chimico-fisica del soggetto, anche l’immagine tessiturale, che è significativa per combattere la contraffazione. Si tratta di una tecnica che abbiamo utilizzato nel passato per la classificazione delle rocce ornamentali dal punto di vista estetico. Tutte queste informazioni consentono la costruzione di grosse banche dati che, se messe a sistema a livello non solo nazionale ma anche e soprattutto a livello internazionale, rafforzano la robustezza degli algoritmi di analisi”.

“Le informazioni generate da ciascuna delle tecniche di indagine sono state sovrapposte per ricostruire una immagine multistrato del quadro”, spiega Stefano Tamascelli, senior developer di XTeam Software Solutions. “Il modello tridimensionale ci fornisce uno sguardo sul futuro creato dall’uso di occhiali olografici: per cui sarà possibile un domani navigare all’interno di un quadro per una esperienza personalizzata di fruizione artistica”, conclude l’ingegnere, che ha effettuato una simulazione dimostrativa con una sorta di avatar di de Chirico intento a spiegare che cosa c’è dietro la sua opera e dietro la realtà olografica.

“Abbiamo sviluppato una comunicazione mirata del progetto Artemisia – ha concluso Mauro Simeone, project Manager della Vianet s.r.l – diretta soprattutto agli specialisti, ai direttori di museo e ai professionisti del settore, per valorizzare i potenziali sviluppi di ARTEMISIA”.

 

Il progetto ARTEMISIA sul canale Youtube di DTC Lazio

 

 

 

 

 

LUNA, IL LABORATORIO STELLARE SOTTO LA MONTAGNA, AGGIUNGE UN TASSELLO ALLA COMPRENSIONE DELLE GIGANTI ROSSE

LUNA, IL LABORATORIO STELLARE SOTTO LA MONTAGNA, AGGIUNGE UN TASSELLO ALLA COMPRENSIONE DELLE GIGANTI ROSSE

Ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN, la collaborazione scientifica dell’esperimento LUNA ha recentemente ottenuto un importante risultato per la comprensione delle stelle giganti rosse, riproducendo le condizioni stellari in laboratorio. Le misure condotte hanno, infatti, permesso di determinare con maggiore accuratezza le abbondanze relative ai due isotopi stabili del carbonio in queste stelle, stabilendo nuovi valori di riferimento. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista internazionale Physical Review Letters.

In natura esistono due tipi di atomi stabili di carbonio, il 12C e il 13C. Nelle rocce terrestri si trova 1 atomo di 13C ogni 100 atomi di 12C, mentre negli esseri viventi il 13C è più abbondante.

La sintesi degli elementi chimici come il carbonio avviene all’interno delle stelle. Il ciclo Carbonio-Azoto-Ossigeno (CNO), proposto da Hans Bethe nel 1938, spiega come una stella più massiccia del Sole produca, attraverso alcune reazioni di fusione nucleare, l’energia necessaria al suo sostentamento. In alcune stelle note come giganti rosse, ad esempio Arturo, la quarta stella più brillante del cielo, il 13C è significativamente più abbondante, presentando 11 atomi di 13C ogni 100 di 12C. Risolvere il mistero dell’origine della vita passa anche attraverso la comprensione dei processi che determinano il rapporto 12C e 13C in natura.

Riproducendo in laboratorio le reazioni dei primi due processi del ciclo CNO (12C+p->13N e la 13C+p->14N), la collaborazione LUNA ha misurato la probabilità con cui queste reazioni avvengono nelle stelle, determinando il rapporto dei due atomi stabili del carbonio nelle stelle giganti. Con i nuovi risultati le abbondanze degli isotopi 12C e 13C risultano del 25% e del 30% più basse di quelle utilizzate oggi nei modelli stellari.

“Le caratteristiche di bassissimo fondo dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, unitamente all’esperienza quasi trentennale della collaborazione LUNA di misurare con estrema precisione i processi di interesse astrofisico – commenta Gianluca Imbriani, dell’Università di Napoli Federico II e dell’INFN, coordinatore della collaborazione internazionale LUNA – hanno portato a questo straordinario risultato, abbiamo aggiunto un altro importante tassello alla comprensione delle giganti rosse”.

LUNA (Laboratory for Underground Nuclear Astrophysics) è una collaborazione scientifica internazionale composta da circa 50 ricercatori, afferenti ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso, alle Sezioni INFN e alle università di Bari, Genova, Milano Statale, Napoli Federico II, Padova, Roma Sapienza, Torino, all’Osservatorio di Collurania dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, al Helmholtz-Zentrum Dresden-Rossendorf (Germania), alla School of Physics and Astronomy dell’Università di Edimburgo (Regno Unito), all’ATOMKI e al Konkoly Observatory (Ungheria).

 

 

ALLA RICERCA DI NUOVA FISICA: MEG II PRESENTA I SUOI PRIMI RISULTATI

ALLA RICERCA DI NUOVA FISICA: MEG II PRESENTA I SUOI PRIMI RISULTATI

La collaborazione scientifica dell’esperimento MEG II, della quale fa parte anche l’INFN, presenta oggi, 20 ottobre, nel corso di un seminario scientifico al Paul Scherrer Institut (PSI), in Svizzera, i suoi primi risultati, ottenuti dall’analisi dei dati raccolti nel 2021. I risultati sono riportati in un articolo pubblicato su arxiv e sottomesso alla rivista European Journal of Physics C.

L’esperimento MEG II, in presa dati al laboratorio PSI dal 2021, ricerca il decadimento di un muone positivo in un positrone e un fotone, una sorta di Santo Graal per la fisica delle particelle. Da molti anni, infatti, questo decadimento viene cercato in diversi esperimenti, ma ad oggi non è ancora mai stato osservato. I risultati appena presentati non evidenziano alcun segnale di eventi del decadimento ricercato rispetto al fondo atteso: è stato perciò fissato un limite superiore alla probabilità di questo processo. Questo risultato, combinato con il risultato del precedente esperimento MEG, fornisce il limite più stringente attualmente disponibile al mondo.

Il Modello Standard della fisica delle particelle, la nostra attuale teoria sui costituenti e sulle interazioni fondamentali della natura, dice che il muone può effettivamente decadere in una coppia positrone-fotone, senza neutrini, ma con una probabilità estremamente bassa. Pertanto, l’osservazione di questo decadimento sarebbe un segnale che apre alla fisica oltre il Modello Standard: un orizzonte completamente nuovo, che ricercatrici e ricercatori in fisica delle particelle stanno instancabilmente inseguendo, ma che finora non hanno mai osservato inequivocabilmente.

Nell’esperimento MEG II, fino a 50 milioni di muoni provenienti dal fascio continuo di muoni più intenso del mondo vengono fermati ogni secondo su un bersaglio sottile, al centro di un magnete superconduttore. Per rintracciare i prodotti del decadimento vengono utilizzati rivelatori di particelle all’avanguardia: un rivelatore gassoso ultraleggero (camera a deriva) e una serie di mattonelle di plastica scintillante vengono utilizzate per ricostruire la traiettoria e il tempo di volo del positrone, mentre la rivelazione dei fotoni si basa su uno scintillatore da 900 litri di xenon liquido.

L’esperimento MEG II sta ancora raccogliendo dati e si prevede che entro il 2026 potrà mettere a disposizione della comunità scientifica una statistica venti volte maggiore rispetto ad oggi, così da migliorare di un ordine di grandezza la sensibilità alla rivelazione del decadimento rispetto a MEG.

La collaborazione MEG II riunisce più di 50 fisici provenienti da istituzioni di ricerca di Italia, Giappone, Russia, Svizzera e Stati Uniti, tra le quali l’INFN. I ricercatori e le ricercatrici italiani sono stati il gruppo leader nella costruzione e nella gestione dei rivelatori di positroni.

 

 

 

 

SCOPRIRE LA FISICA DIVERTENDOSI: L’INFN TORNA ALLA MAKER FAIRE DI ROMA

SCOPRIRE LA FISICA DIVERTENDOSI: L’INFN TORNA ALLA MAKER FAIRE DI ROMA

Che cosa si nasconde dentro una scatola misteriosa? Come si collabora per cercare di spiegare un risultato scientifico inaspettato? Come si può imparare la fisica divertendosi? Da venerdì 20 a domenica 22 ottobre, l’INFN torna alla Maker Faire di Roma, la fiera annuale dedicata all’innovazione, alla tecnologia e alla creatività, che, giunta all’undicesima edizione, si terrà negli spazi della Fiera di Roma.

L’INFN porterà uno stand sul progetto di didattica innovativa HOPE, a cura della Sezione INFN di Ferrara e di alcuni studenti e studentesse delle scuole superiori che saranno presenti in fiera, e due workshop sul metodo scientifico, in cui i partecipanti e le partecipanti saranno diretti protagonisti di una ricerca scientifica: “Research Simulator” e “Mistery Box”.

Per tutto il fine settimana di fiera, nel Pavilion Research, ci sarà lo stand del progetto HOPE, un progetto per scoprire in modo nuovo e coinvolgente le applicazioni della fisica, l’elettronica, l’informatica, la musica e la robotica, attraverso un approccio didattico collaborativo. Il progetto è nato nel gennaio 2018 da una collaborazione tra il Liceo Scientifico di Ferrara “Antonio Roiti”, il Centro Edgerton del Massachussetts Institute of Technology (MIT), la sezione INFN di Ferrara e il Dipartimento di fisica e di scienze della terra dell’Università di Ferrara.

Nell’Experience Lab della fiera, si terrà il workshop “Mystery box”. I partecipanti avranno la possibilità di cimentarsi con un divertente enigma: scoprire il contenuto misterioso e inaccessibile di una scatola chiusa, attraverso osservazioni, ipotesi ed esperimenti. L’attività, che sarà tenuta da Pierluigi Paolucci, ricercatore della Sezione INFN di Napoli, e dal divulgatore Daniele Molaro è a cura del progetto HOP – Hands On Phyisics, ideato da CERN, INFN, e Fondazione Agnelli, per promuovere l’insegnamento della fisica nella Scuola Secondaria di Primo Grado.

Per avvicinarsi, invece, al lavoro di ricercatrici e ricercatori e alle dinamiche della collaborazione scientifica, sarà possibile seguire il workshop “Research simulator”, un gioco di ruolo a squadre non competitivo, in cui i partecipanti collaborano per cercare di spiegare un risultato inspiegabile o curioso. Il workshop è organizzato da Lorenzo Caccianiga, ricercatore della Sezione INFN di Milano.

EUROPEAN SPALLATION SOURCE: NUOVO PASSO VERSO LA SORGENTE DI NEUTRONI PIÙ POTENTE DEL MONDO

EUROPEAN SPALLATION SOURCE: NUOVO PASSO VERSO LA SORGENTE DI NEUTRONI PIÙ POTENTE DEL MONDO

In Svezia, al centro di ricerca ESS European Spallation Source, che ospiterà a Lund la più potente sorgente di neutroni al mondo, è appena stata completata l’installazione della prima parte dell’acceleratore lineare, cuore pulsante della facility, ossia il linac normal-conduttivo, chiamato DTL (Drift Tube Linac).

Il Drift Tube Linac di ESS è di fatto composto da cinque cavità, per un totale di circa 40 metri, che accelerano i protoni da 3,6 a 90 MeV, energia cui i protoni viaggiano a circa metà della velocità della luce. Il Drift Tube Linac di ESS sarà più potente al mondo, ed è stato progettato da ricercatori e tecnologi dell’INFN, in particolare dei Laboratori Nazionali di Legnaro (LNL) e della Sezione di Torino, che hanno anche coordinato tutte le fasi relative alla produzione, all’assemblaggio, ai test e all’installazione dei DTL. ESS, infatti, è un grande progetto in Europa, frutto di una vasta collaborazione internazionale, in cui l’Italia e l’INFN svolgono un ruolo centrale.

“Con il completamento dei DTL, il contributo INFN all’acceleratore di ESS è molto vicino al compimento”, spiega Andrea Pisent, ricercatore dei LNL Laboratori Nazionali di Legnaro dell’INFN e coordinatore nazionale di ESS. “La sorgente di ioni, sviluppata ai Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN, è da tempo in funzione con ottime prestazioni, mentre la fornitura delle cavità superconduttive, costruite in Italia sotto la responsabilità dalla Sezione INFN di Milano, è quasi completa, con 28 elementi su 36 già pronti per l’installazione nei moduli criogenici. I risultati raggiunti nel progetto ESS dimostrano nuovamente la capacità dell’INFN di realizzare strutture di altissima tecnologia con pieno controllo di tempi e costi, il lavoro di squadra fra le strutture dell’Istituto e i partner industriali, e il saper operare con grande efficacia nel contesto di una vasta collaborazione internazionale”, conclude Pisent

“Sono stati progettati, costruiti e installati 40 metri di Linac, per complessivi 70 tonnellate di componenti ad alta tecnologia, con processi produttivi innovativi e tolleranze di fabbricazione e assemblaggio estremamente ridotte, stiamo parlando di 170 elementi per quanto riguarda i drift tubes, ciascuno con la propria specifica geometria e funzione e interamente realizzati presso le officine meccaniche dell’INFN. Abbiamo realizzato e verificato la chiusura di circa 500 porte da vuoto con l’impiego di circa 10 mila viti”, descrivono i ricercatori Francesco Grespan dei LNL e Paolo Mereu della Sezione di Torino, che hanno guidato la realizzazione del DTL a Lund. “Ma il contributo va molto oltre l’hardware: sono state impiegate migliaia di simulazioni e misure di radiofrequenza, allineamenti al centesimo di millimetro, specifici processi di pulizia di superfici e test da vuoto e processi di Quality Assurance e Quality Control molto rigorosi. Tutto questo è ora installato e funzionante nel tunnel del Linac di ESS”, concludono Grespan e Mereu.

Il centro di ricerca multidisciplinare ESS, attualmente in costruzione in Svezia, sarà la sorgente di neutroni più potente al mondo quando entrerà in funzione nel 2025. ESS fornirà opportunità di ricerca uniche per migliaia di scienziate e scienziati in una vasta gamma di settori, dalla scienza dei materiali all’energia, dalle scienze della vita alle applicazioni per i beni culturali.

 

 

PRESENTATO IL CONSORZIO HPC4DR: L’INFRASTRUTTURA HPC PER LA RESILIENZA AI DISASTRI

PRESENTATO IL CONSORZIO HPC4DR: L’INFRASTRUTTURA HPC PER LA RESILIENZA AI DISASTRI

Il 13 ottobre, in occasione della  Giornata internazionale per la riduzione del rischio di disastri, presso la sede dell’Università degli Studi dell’Aquila è stato presentato il Consorzio HPC4DR (High Performance Computing for Disaster Resilience) per la realizzazione di un centro di competenze per la riduzione del rischio di catastrofi e disastri naturali o antropogenici. HPC4DR, attraverso l’uso di tecnologie di calcolo ad alte prestazioni, svolgerà attività di ricerca, innovazione e formazione, favorendo lo scambio di conoscenze in diversi settori disciplinari.  Il Consorzio HPC4DR riunisce i principali enti pubblici di ricerca, INFN, CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche, INAF Istituto Nazionale di Astrofisica, INGV Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, e le Università delle regioni Abruzzo, Marche e Molise, Gran Sasso Science Institute, Università degli Studi dell’Aquila, Università degli Studi del Molise, Università degli Studi di Camerino, Università degli Studi di Macerata, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara, Università Politecnica delle Marche.

L’infrastruttura tecnologica di calcolo ad alte prestazioni (centro High Performance Computing – HPC) di cui sia avvarrà il Consorzio è resa disponibile dai Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS) dell’INFN ed è costituta da 400 macchine di calcolo cedute al Consorzio  dal CINECA, uno dei maggiori centri di calcolo in Italia, alle quali sono state aggiunte risorse di storage e apparati di rete finanziati dai Laboratori Nazionali del Gran Sasso: ad oggi circa 100 di questi server sono stati installati e configurati, e costituiscono il primo nucleo di risorse di calcolo operativo e reso disponibile per una fase di test.

“Il coinvolgimento dei LNGS nel programma di sviluppo del consorzio HPC4DR è la dimostrazione di come nella ricerca fondamentale si possano sviluppare applicazioni in differenti campi multidisciplinari utili per la salvaguardia e la sicurezza della popolazione”, afferma Ezio Previtali, direttore dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso e vice Presidente del Consorzio HPC4DR. “Più in generale, riteniamo molto importante che un centro di calcolo avanzato possa mettere in contatto tecniche, realtà scientifiche e, potenzialmente, anche realtà imprenditoriali differenti al fine di sviluppare metodologie di elevato impatto per la società”.

In questi ultimi due anni, i Laboratori Nazionali del Gran Sasso si sono affermati sempre più come infrastruttura strategica di calcolo avanzato grazie a una serie di progetti che hanno portato ingenti risorse sia economiche sia di personale. Il centro HPC dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso è, infatti, stato inserito nel Centro Nazionale di Ricerca in HPC, Big Data e Quantum Computing ICSC”, progetto finanziato dal PNRR. Il nodo dei LNGS ha ottenuto un finanziamento di 5 milioni di euro per ampliamenti e adeguamenti dell’infrastruttura del centro, oltre che per ulteriori risorse di calcolo.

“Grazie all’inserimento del centro di calcolo dei LNGS in ICSC – commenta Claudio Grandi, tecnologo dell’INFN e co-responsabile del gruppo che gestisce l’infrastruttura (Spoke 0) di supercalcolo di ICSC – è stato possibile trovare le risorse per portare a compimento il progetto di HPC4DR, che è nato anni fa con finalità ambiziose che sarà oggi possibile perseguire. Possiamo quindi essere confidenti che il centro di calcolo di HPC4DR ai LNGS sarà in grado di far fronte alle necessità del Consorzio”.

Nel nuovo datacenter saranno installati server particolarmente performanti e adatti al calcolo con tecniche di machine learning e intelligenza artificiale. Il Centro Elaborazione Dati sarà inoltre dotato di moderni sistemi di alimentazione elettrica e raffreddamento, e di sistemi di monitoraggio e generazione di allarmi per garantire la continuità operativa del centro di calcolo messo a disposizione del Consorzio HPC4DR.

“La realizzazione del potenziamento del centro di calcolo dei LNGS ha richiesto e richiederà un grande impegno ma costituisce una formidabile opportunità di crescita per i Laboratori Nazionali del Gran Sasso”, spiega Sandra Parlati, responsabile del Servizio Calcolo e Reti dei LNGS e referente scientifico per il centro HPC ai LNGS. “Questo progetto è una sfida stimolante in cui l’esperienza consolidata del personale del Servizio Calcolo e Reti e l’entusiasmo dei giovani tecnologi e tecnici reclutati all’interno del Centro Nazionale ICSC sono fattori determinanti per il raggiungimento degli obiettivi. Mi fa piacere inoltre sottolineare la presenza di un consistente numero di donne nello staff, che dimostra un crescente interesse per le tematiche STEM”, conclude Parlati.

 

 

EUROPEAN SPALLATION SOURCE: NUOVO PASSO VERSO LA SORGENTE DI NEUTRONI PIÙ POTENTE DEL MONDO

EUROPEAN SPALLATION SOURCE: NUOVO PASSO VERSO LA SORGENTE DI NEUTRONI PIÙ POTENTE DEL MONDO

In Svezia, al centro di ricerca ESS European Spallation Source, che ospiterà a Lund la più potente sorgente di neutroni al mondo, è appena stata completata l’installazione della prima parte dell’acceleratore lineare, cuore pulsante della facility, ossia il linac normal-conduttivo, chiamato DTL (Drift Tube Linac).

Il Drift Tube Linac di ESS è di fatto composto da cinque cavità, per un totale di circa 40 metri, che accelerano i protoni da 3,6 a 90 MeV, energia cui i protoni viaggiano a circa metà della velocità della luce. Il Drift Tube Linac di ESS sarà più potente al mondo, ed è stato progettato da ricercatori e tecnologi dell’INFN, in particolare dei Laboratori Nazionali di Legnaro (LNL) e della Sezione di Torino, che hanno anche coordinato tutte le fasi relative alla produzione, all’assemblaggio, ai test e all’installazione dei DTL. ESS, infatti, è un grande progetto in Europa, frutto di una vasta collaborazione internazionale, in cui l’Italia e l’INFN svolgono un ruolo centrale.

“Con il completamento dei DTL, il contributo INFN all’acceleratore di ESS è molto vicino al compimento”, spiega Andrea Pisent, ricercatore dei LNL Laboratori Nazionali di Legnaro dell’INFN e coordinatore nazionale di ESS. “La sorgente di ioni, sviluppata ai Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN, è da tempo in funzione con ottime prestazioni, mentre la fornitura delle cavità superconduttive, costruite in Italia sotto la responsabilità dalla Sezione INFN di Milano, è quasi completa, con 28 elementi su 36 già pronti per l’installazione nei moduli criogenici. I risultati raggiunti nel progetto ESS dimostrano nuovamente la capacità dell’INFN di realizzare strutture di altissima tecnologia con pieno controllo di tempi e costi, il lavoro di squadra fra le strutture dell’Istituto e i partner industriali, e il saper operare con grande efficacia nel contesto di una vasta collaborazione internazionale”, conclude Pisent

“Sono stati progettati, costruiti e installati 40 metri di Linac, per complessivi 70 tonnellate di componenti ad alta tecnologia, con processi produttivi innovativi e tolleranze di fabbricazione e assemblaggio estremamente ridotte, stiamo parlando di 170 elementi per quanto riguarda i drift tubes, ciascuno con la propria specifica geometria e funzione e interamente realizzati presso le officine meccaniche dell’INFN. Abbiamo realizzato e verificato la chiusura di circa 500 porte da vuoto con l’impiego di circa 10 mila viti”, descrivono i ricercatori Francesco Grespan dei LNL e Paolo Mereu della Sezione di Torino, che hanno guidato la realizzazione del DTL a Lund. “Ma il contributo va molto oltre l’hardware: sono state impiegate migliaia di simulazioni e misure di radiofrequenza, allineamenti al centesimo di millimetro, specifici processi di pulizia di superfici e test da vuoto e processi di Quality Assurance e Quality Control molto rigorosi. Tutto questo è ora installato e funzionante nel tunnel del Linac di ESS”, concludono Grespan e Mereu.

Il centro di ricerca multidisciplinare ESS, attualmente in costruzione in Svezia, sarà la sorgente di neutroni più potente al mondo quando entrerà in funzione nel 2025. ESS fornirà opportunità di ricerca uniche per migliaia di scienziate e scienziati in una vasta gamma di settori, dalla scienza dei materiali all’energia, dalle scienze della vita alle applicazioni per i beni culturali.

 

 

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E COMPUTER QUANTISTICI PROTAGONISTI A ERICE

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E COMPUTER QUANTISTICI PROTAGONISTI A ERICE

Il prossimo 8 ottobre, la scuola di giornalismo e comunicazione della scienza apre nella sua storica sede della Fondazione Ettore Majorana la sua XI edizione, realizzata da INFN e Nature Italy

Intelligenza artificiale, supercomputing e calcolo quantistico sono campi di ricerca e di sviluppo tecnologico cruciali per la società del futuro, che si caratterizzerà sempre più per la produzione di enormi quantità di dati. Argomenti al centro del dibattito scientifico e culturale a cui la Scuola di comunicazione e giornalismo scientifico di Erice ha scelto di dedicare l’edizione 2023, che riapre in presenza nella storica sede della Fondazione Ettore Majorana il prossimo 8 ottobre, dopo l’interruzione dovuta alla pandemia. La scuola, finanziata dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, offre ogni anno borse di studio per giovani giornalisti e comunicatori scientifici di tutto il mondo, che seguiranno un corso, in lingua inglese, dedicato ogni anno allo sviluppo di un tema diverso dell’attualità scientifica e giornalistica, alternando lezioni frontali a laboratori tenuti da esperti del mondo scientifico, giornalistico e della comunicazione scientifica. Questa edizione, l’undicesima, inaugura la collaborazione tra l’INFN e Nature Italy, la rivista digitale dedicata alla ricerca in Italia e alla comunità scientifica italiana edita da Nature Portfolio. Il programma scientifico apre con una lezione dedicata alla Big data society, e affronterà i temi del supercomputing, che vede l’Italia in prima linea con il nuovo centro di supercalcolo ICSC, dell’intelligenza artificiale e delle sue applicazioni, della fisica quantistica e dello sviluppo delle tecnologie quantistiche, presentando anche il progetto Einstein Telescope per la costruzione del futuro rivelatore di onde gravitazionali che l’Italia è candidata a ospitare.

Il programma dedicato alla comunicazione e al giornalismo scientifico esplorerà invece il tema dei linguaggi e dei format della comunicazione scientifica: dalla comunicazione visuale, al podcast, all’uso di chat Gpt, alla comunicazione istituzionale, all’impiego della realtà virtuale nella divulgazione scientifica.

ERICE International School of Science Communication and Journalism 2023 

THE BIG DATA SOCIETY

What Quantum, supercomputing and AI can and cannot do for science

Sito web: https://ericescicomschool.lnf.infn.it/

Sarà possibile seguire la scuola anche sui social media

Hashtag: #EriceSJ2023

X handle: @EriceSciCom

Facebook: Erice International School of Science Communication & Journalism

PIÙ SPAZIO ALLO SPAZIO

PIÙ SPAZIO ALLO SPAZIO

Inaugurato oggi, 4 ottobre, il Laboratorio di Interferometria e ottica quantistica per le onde gravitazionali dell’Università di Trento. Un laboratorio di ricerca dove concentrare le energie e i progetti del Dipartimento di Fisica dedicati all’osservazione dello spazio dalla Terra, allestito in collaborazione con l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). Oggi l’inaugurazione dopo alcuni anni di lavori nell’edificio di Povo zero. Obiettivo: migliorare la sensibilità dei rivelatori interferometrici di onde gravitazionali a supporto dei grandi progetti internazionali Ligo, Virgo e Kagra, e per la realizzazione dell’Einstein Telescope, il futuro osservatorio sotterraneo europeo di nuova generazione, che l’Italia è candidata a ospitare

Un posto dove spazio e tempo si incontrano, si svelano, si studiano. E dove l’universo rivela alcuni dei suoi segreti. È il Laboratorio di gravitazione sperimentale dell’Università di Trento che oggi si arricchisce di una nuova dotazione tecnologica e inaugura una nuova sala sperimentale: il Laboratorio di Interferometria e ottica quantistica per le onde gravitazionali nell’edificio di Povo zero sulla collina di Trento. Uno spazio molto atteso da chi fa ricerca al Dipartimento di Fisica. Ma la sua inaugurazione interessa anche tutta la comunità scientifica che da anni è impegnata nell’osservazione delle onde gravitazionali. A circa cent’anni da quando Albert Einstein ne ha teorizzato l’esistenza, l’osservazione di queste increspature nel “tessuto” dello spaziotempo ha rivoluzionato il nostro modo di studiare l’universo perché consentono alle scienziate e agli scienziati di ottenere informazioni nuove sulla sua genesi, sulla sua evoluzione e sulla natura di ciò che lo compone.

I ricercatori e le ricercatrici dell’Università di Trento che fanno parte della collaborazione scientifica internazionale Virgo hanno contribuito direttamente al raggiungimento dei risultati rivoluzionari sulle onde gravitazionali, sia sotto il profilo dell’osservazione e dell’analisi dei dati, sia per quanto riguarda la realizzazione della sofisticata strumentazione necessaria a rivelarle. Un’attività condotta in stretto coordinamento con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), nell’ambito del centro di ricerca congiunto Trento Institute for Fundamental Physics and Applications (Tifpa).

Con la disponibilità delle nuove infrastrutture si potrà dare ulteriore impulso alle attività di ricerca e sviluppo che l’Università di Trento conduce nell’ambito del progetto per il rivelatore Virgo e anche per la realizzazione dell’Einstein Telescope, il futuro osservatorio sotterraneo di nuova generazione in Europa, che l’Italia si è candidata a ospitare in Sardegna. E l’inaugurazione del Laboratorio ha attirato a Trento anche i due responsabili delle collaborazioni scientifiche dei progetti Virgo ed Einstein Telescope, i ricercatori dell’Infn Gianluca Gemme, che guida la collaborazione internazionale Virgo, e Michele Punturo, coordinatore dalla collaborazione internazionale Einstein Telescope. In questa occasione hanno tenuto davanti a studenti e docenti dell’Ateneo un intervento dedicato al presente e agli scenari futuri dello studio delle onde gravitazionali dalla Terra

Osservare l’universo. Il ruolo di Trento

Quando il 14 settembre 2015 gli interferometri gemelli Ligo hanno registrato il primo segnale di onda gravitazionale è stato uno dei momenti scientifici più importanti del secolo. Se lo ricordano bene i ricercatori del Dipartimento di Fisica dell’ateneo trentino, oggi impegnati nell’inaugurazione del laboratorio coordinato da Giovanni Andrea Prodi

«Da quando poi nel febbraio 2016 la collaborazione Ligo-Virgo ha reso pubblico questo risultato, tutti noi abbiamo iniziato a percepire l’universo in modo nuovo» spiegano Antonio Perreca e Matteo Leonardi. «Dalla prima rilevazione, sono stati osservati più di cento eventi, emessi da sistemi binari di buchi neri e stelle di neutroni. Nonostante la loro precisione impressionante, i rivelatori di onde gravitazionali sono in grado di ascoltare i segnali provenienti solo da una parte di Universo intorno a noi. Per ampliare i nostri orizzonti, dobbiamo superare limiti tecnici impegnativi e di diversa natura. In questo laboratorio ci concentriamo sulla mitigazione del rumore che deriva dalla natura quantistica della luce e delle perdite ottiche dei rivelatori». Queste innovazioni saranno applicate sia per migliorare le prestazioni dei rivelatori attualmente in ascolto sia per realizzare il futuro Einstein Telescope (Et), l’osservatorio sotterraneo europeo di nuova generazione che è in fase di progettazione. «Perché più segnali, più nitidi, significa maggiore conoscenza dell’universo».